di Salvo Barbagallo
No, non c’è da preoccuparsi: non si andrà alle elezioni anche se una possibile crisi si riverserà su Matteo Renzi in tempi relativamente brevi. Il premier c’è abituato agli alti e bassi e, indubbiamente, si rende pienamente conto che la sua stagione autunnale è giunta. L’autunno – non dimentichiamolo – è pur sempre una “stagione”, quindi per Matteo Renzi c’è ancora spazio: nel tempo necessario perché subentri l’inverno, fra l’altro, possono accadere tante e tante cose non previste e non prevedibili. Anche se di concreto, alla fine, non cambierà nulla. Adalberto Signore sabato scorso (29 agosto) ha detto bene: Se il governo cadesse in Senato sulle riforme il presidente è orientato a rilanciare Renzi. Legge di stabilità, doppio sistema elettorale e Giubileo sconsigliano il voto anticipato. La “sicurezza” (o la “sicumera”) di Renzi ha nome, cognome e ruolo: Sergio Mattarella, presidente della Repubblica Italiana. Dice Adalberto Signore: “Tra il Quirinale e Palazzo Chigi, però, c’è chi è convinto che le elezioni anticipate non saranno nel novero delle possibilità nel caso si arrivasse davvero allo show down. Renzi, insomma, starebbe seguendo la linea dura del muro contro muro perché avrebbe avuto garanzie che prima di tornare al voto Sergio Mattarella batterà tutte le strade possibili”. Condividiamo questa analisi.
L’autunno (il discorso, però, vale sia per le stagioni precedenti che per quelle future), l’imminente autunno presenta una situazione fluida, dove nuove alleanze sono possibili (o in corso d’opera) nel governo e al di fuori del governo. Antonio Pitoni e Stefano Iannaccone su “Il Fatto Quotidiano” (29 agosto) ricordano “L’ultimo indizio sulla rotta intrapresa dal movimento guidato da Angelino Alfano lo aveva messo nero su bianco, sulle colonne del Corriere della Sera, l’ex ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo sbattendosi dietro la porta del Ncd: “Mi ero illusa che onorasse il nome che porta, Nuovo Centrodestra. E invece stanno lavorando per aggregarsi al centrosinistra”. Profetizzando, nel suo addio al partito, che “Angelino Alfano e il Nuovo Centrodestra, se si votasse domattina, si candiderebbero con Matteo Renzi” (…). Un’apertura che non piace affatto alla sinistra Pd. “L’idea di costruire, per le prossime politiche, un’alleanza organica con un pezzo del centrodestra, da Alfano a Sacconi, da Cicchitto a Verdini, è la traduzione che Renzi è tentato di dare del progetto del Partito della nazione”.
Senza contare l’avvicinamento Salvini-Berlusconi, senza contare le insistenti voci della costituzione (sempre in autunno) di una nuova “aggregazione” politica nella quale confluirebbero pezzi di tutte le attuali formazioni in campo, l’unica certezza, come detto, è la fluidità della situazione che rende ancora più sicuro Renzi, abituato a navigare nelle condizioni di ambiguità politica sua e dei suoi interlocutori e dei suoi contrappositori. Con quest’ottica potrebbero essere comprensibili le ragioni del Capo dello Stato a voler sorreggere l’attuale (e temporaneo?) premier.
Antonio Signorini scriveva ieri sul quotidiano “Il Giornale”: “Il messaggio di Sergio Mattarella sarebbe più o meno di questo tenore: non ci sarà nessuna crisi a causa degli emendamenti sull’eleggibilità del Senato. E se ci dovesse essere, non sfocerà in un incarico a una personalità istituzionale. Più facile, un Renzi bis, insomma…”.
Insomma… non è che ci voglia la sfera di cristallo per capire come sarà l’autunno che arriva?