di Salvo Barbagallo
La spinta a conoscere ciò che avviene scaturisce spesso dalle sollecitazioni che riescono a dare (e riescono a farlo) i mass media: sono i mass media (volenti o nolenti i fruitori) che determinano l’attenzione su questo o quell’argomento, la “notizia” in sé (o l’informazione” in senso lato) è solo un punto di partenza o il motivo di una eventuale strumentalizzazione di parte (?). Così se i mass media vogliono tenere viva l’attenzione sulla delicata questione dei fuggitivi-profughi che già hanno messo in crisi l’Europa, martellano continuamente lettori di giornali e telespettatori da mattina a sera, facendo dimenticare (per esempio) le problematiche attorno all’attività (aerea) frenetica (?) del premier Matteo Renzi, o le indagini (?) sul “Cara” di Mineo, o le tematiche sulla crescente disoccupazione a fronte di un Paese che si è avviato vero un nuovo (?) sviluppo con più occupati (?). Certo non sono i mass media che creano le “crisi”, ma la principale responsabilità (a seconda dei casi e degli indirizzi) di ingigantire o sminuire gli eventi ai mass media può essere attribuita. Nel caso dell’esodo di migliaia e migliaia di essere umani che tentano di raggiungere una meta europea, informazione e disinformazione contemporanea hanno determinato una “sovra informazione” che ha provocato una conseguenziale confusione che ha finito con il far esplodere (volontariamente o involontariamente) forti contrasti.
Tutti (o quasi) ormai sanno che l’origine dell’esodo è nelle guerre in Siria, nel Nord Africa e nella vicina Libia; tutti (o quasi) non conoscono la “vera” origine di queste guerre; tutti (o quasi) hanno dimenticato le “Primavere arabe, chi le aveva alimentate e chi le ha fatto degenerare, e lo stesso discorso vale per la nascita del Califfato jihadista e la proliferazione del terrorismo in quei territori (e fuori da quei territori). Oggi in Siria con lo scopo ufficiale di combattere l’Isis militarmente ci sono gli USA, la Gran Bretagna, la Francia, la Turchia e prima ancora c’era la Russia, ma tutti ora si preoccupano dei nuovi armamenti che Putin sta mettendo a disposizione di Bashar al Assad. Ogni “potenza” riconosciuta fa il proprio gioco e a chi tenta di seguire gli avvenimenti resta soltanto la confusione e la sola certezza che la verità su quanto sta accadendo probabilmente non si saprà mai.
Federico Rampini sul quotidiano “La Repubblica” di ieri parlava della “Attrazione fatale del caos globale, mettendo, fra l’altro, in evidenza che “La Nato si riarma per far fronte a Putin, ma le opinioni pubbliche europee distolgono gli sguardi dal rullare dei tamburi di guerra. Gli europei hanno altro a cui pensare: i figli senza lavoro o sottopagati; i tagli alle pensioni; i servizi pubblici in declino. Non sta molto meglio la mia America. Per essere la nazione più dinamica sotto molti aspetti – economia, demografia, energia, scienza, tecnologia – soffre di un’insicurezza sorprendente: dopo sei anni di crescita dell’occupazione, una maggioranza di americani continua pensare che “il paese è sulla strada sbagliata”. Anche qui molti giovani, pur avendo sbocchi professionali migliori che in Europa, non possono aspirare al tenore di vita dei propri genitori. La prossima rivoluzione tecnologica – il balzo in avanti nella robotica e nell’intelligenza artificiale – minaccia di rendere inutili o subalterne molte professioni intellettuali. La più grave crisi economica dopo la Depressione degli anni Trenta lascia delle ferite aperte. Questa crisi è stata “sprecata”, non ha portato a cambiamenti risolutivi; si parla apertamente di una stagnazione secolare. Pesa anche la perdita di una missione. L’America, anche quella parte che rimane convinta della propria “eccezionalità”, non crede più che sia possibile una Pax Americana nel mondo”.
Un ordine nuovo dal caos? Non è teoria nuova: i massoni del Rito Scozzese nel loro emblema riportano apertamente la frase “Ordo ab Chao”, l’”Ordine dal caos”. George Orwell, già nel suo “1984” affermava che “Non è sufficiente che (l’uomo) obbedisca. Se non soffre, come facciamo a essere certi che non obbedisca alla nostra volontà ma alla sua? Potere vuol dire infliggere dolore e umiliazione. Potere vuol dire ridurre la mente altrui in pezzi che poi rimetteremo insieme nella forma che più ci parrà opportuna”. Milioni e milioni di persone soffrono per le guerre che non hanno voluto: la sofferenza la paga chi la vive e non chi la vede, chi l’osserva da lontano. E’ in queste condizione che gli Stati Uniti di Obama e la Russia di Putin si stanno giocando la loro (presunta) leadership sul mondo. A chi guarda resta (forse) solo un interrogativo: chi si metterà concretamente contro il “caos” e fermerà il perverso meccanismo distruttivo messo in atto?