Non c’è mai stata una guerra buona o una cattiva pace

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di Guido Di Stefano

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Questo era il pensiero di Benjamin Franklin, uno dei padri della costituzione degli USA: grande uomo Benjamin; profondo pensiero il suo; grandi pure generazioni di nord-americani (nel bene e nel male); indegni eredi troppi yankees (specie nelle stanze del potere e dei preziosi) degli ultimi cento anni.

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    Con questo non vogliamo asserire che in Europa abbiamo avuto di meglio. Per noi non solo gli  ultimi cento anni, ma forse duecento e più,  hanno oscillato tra il tragico e l’esecrabile, passando per fugaci pacificazioni. Chissà donde questa persistente maledizione!

   L’Occidente è geneticamente ammalato di violenza a tutti i costi? Non i popoli! I capi, invece, spesso e volentieri sì: perchè carenti  di vero intelletto e di rispetto verso i propri popoli e verso l’umanità; perché accecati dalla propria fatua luce al punto di non  vedere i propri limiti e le genti ,oppure troppo bui per rischiarare la dignità propria e dei loro popoli.

    Ha detto (a tal proposito) Stanley Kubrick: “Le superpotenze si comportano da gangster, ed i paesi piccoli da prostitute”.

     Per l’Italia (di più antica maledizione) l’aveva già detto Dante: “… Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!… “ Eravamo in ambito puramente nostrano ed europeo allora. Non mancavano i “gangster” tramandati dalle storiografie dei regimi di allora e di adesso sempre e comunque come grandi.

    Quello di Dante fu il grido di dolore di un vero grande, di un figlio “tradito” nell’orgoglio, nell’amore e nelle aspettative.

    Poi è diventata una moda, un vezzo caro anche a qualche italiano (tanto per esemplificare) che presidente del consiglio non eletto e senatore nominato è stato più offensivo di tutti i nostri critici degli ultimi millenni. Leggiamo che avrebbe detto: “ … dobbiamo davvero convincerci che c’è qualcosa di intrinsecamente inferiore nell’Italia …”. Il primo pensiero nostro è : “forse siamo troppo tolleranti”.

    Comunque ammettiamo che ancora si debbono fare gli Italiani e la loro nazione e la pace armonica a pari dignitè tra le genti italiche, come pure si deve ancora applicare lo Statuto Speciale della Regione Siciliana per la  pace e l’armonia tra due nazioni unite (con la “guerra” e con la “politica”) . Per quanto ora esposto dobbiamo concordare appieno  con Winston Churchill quando dichiara che “Quelli che sono in grado di vincere una guerra possono raramente realizzare una pace conveniente, e quelli che possono realizzare una buona pace non hanno mai vinto una guerra”.  E senz’altro sapeva bene quello che diceva se è vero che con la seconda guerra mondiale ancora in corso (volgeva al termine) aveva preso in seria considerazione con altri potenti l’opzione dell’invasione della Russia staliniana: così una guerricciola preventiva per la sicura e lunga conservazione degli imperi (denaro e potere) occidentali.
Parlavamo  prima riferendoci alla Sicilia di “guerra” e “politica”. Perché? Perché con Jean Baptiste Le Rond d’Alembert concordiamo che “L’arte della guerra è l’arte di distruggere gli uomini, come la politica è l’arte di ingannarli”. E noi Siciliani siamo ininterrottamene da 155 anni distrutti, ingannati, vilipesi con tutti i poteri sempre più numerosi e a  a noi ostili: poteri  occulti e visibili, materiali e immateriali, di Roma e di Palermo, di Londra e di Parigi, di Berlino e di Washington, (e ora anche) di Bruxelles e dintorni: tutti sodali tra di loro senza distinzioni di censo, razza e religione,

    Chissà perché solo un grande capo di stato (J.F. Kennedy) ha riconosciuto tutti i grandi meriti della Sicilia e delle genti Sicule!

    Questa nostra terra che (libera) ha sempre esaltato la bellezza, l’intelletto, la fratellanza, la misericordia!

    Comunque torniamo in argomento.

    Diceva Albert Einstein che “non si può prevenire e preparare una guerra allo stesso tempo”. I fatti “recenti” lo dimostrano. I vecchi e i nuovi (arrabbiati) colonialisti hanno scatenato conflitti con le più fantasiose “coperture”: guerra preventiva per la pace o anti-aggressione, tutela dei diritti umani (forse i propri interessi economici-finanziari?) e delle minoranze oppresse (le proprie quinte colonne?), eccessiva e crescente dotazioni di armi  convenzionali e di massa (a volte inesistenti), esportazione di democrazia (o forse oligarchia e plutocrazia?), insomma tutto “fa brodo” per una guerra definita sempre “giusta”.

     Ma tutti i luminari della scienza e della comunicazione si sono mai interrogati su cosa succederebbe se le loro concezioni di “guerra e pace” fossero impunemente applicate a livello individuale? Semplice: ogni singolo si sentirebbe autorizzato a combattere (e quindi eliminare) chi non si sottomette e chi (anche in psicotica prospettiva futura) può essere una minaccia. Chi sopravviverebbe e chi comanderebbe? I  più spietati e diabolici, con la loro corte di  adulatori (forse) fino a quando altri produrranno il cibo per tutti.

    Intanto i più potenti  occidentali, assecondati e serviti dai meno potenti, si somo mossi per esportare la loro presunta “superiorità”, illuminando il loro cammino e le scene dei loro interventi con i sinistri bagliori delle armi. Ed arrivano i profughi da ogni dove; sicchè sempre i più potenti hanno  sentito improvvisamente il dovere di prestare loro accoglienza: a casa di essi (colpevoli attivi) quelli selezionati etnicamente, a casa degli altri (sodali supini) i restanti.

     Si può avere pace così? No: raramente chi vince sa portare pace, anzi esaltato dalla vittoria prepara nuove guerre.

     Ma ci sono tanti “governi”  e culture pacifisti dirà qualcuno. Chissà perché George Bernard Shaw diceva, con scoramento, che “i pacifisti sono i peggiori guerrafondai”. Questo almeno dimostrano i fatti recenti (e meno recenti) quando sono raccontati nella loro tragica integrità sfuggendo alla disinformazione dei potenti,  degli  attori e dei complici.

    Quanti capi di governo e di stato occidentali (per essere brevi dal ventesimo secolo a ora) uscirebbero indenni da un eventuale (ma improbabile) nuovo processo di Norimberga?

    Cosa offrireste voi a un capo che propugna ancora il concetto di guerra giusta, ridefinendo una storia in cui non esistono i molti “profeti” di pace che hanno arricchito il genere umano? Ha egli detto: “La guerra è nata con la storia dell’uomo. È giustificata solo come ultima spiaggia, per autodifesa, se la forza impiegata è proporzionale e se – laddove è possibile – vengono risparmiati i civili. Per gran parte della storia il concetto di “guerra giusta” non è stato osservato”.

    Purtroppo i capi di stato e di governo non hanno forse tempo studiare, approfondire e applicare le “umane” dichiarazioni dei loro “strateghi” che in prima persona hanno vissuto gli orrori e le nefandezze della guerra.  Per brevità citiamo due “aforismi” dell’americanissimo Dwight Eisenhower: “Quando vi parleranno di guerra preventiva, dite loro di andare a combatterla da soli. In seguito alla mia esperienza, sono giunto a odiare la guerra. La guerra non risolve nulla.” / “L’unica possibilità di vincere la Terza Guerra Mondiale è quella di prevenirla”.

    Andatele a raccontare ai cultori (occulti o visibili) delle guerre ibride (armi, economia, finanza, disinformazione, sovrinformazione, acqua, cibo, istruzione, sanità, ecc.) e delle guerre asimmetriche (causare più danni di quanti se ne subiscono).

    Forse gli attuali “potenti” non si sono accorti che le glorie e le storie del passato ci sono pervenute tramite pietre, rari scritti e fossili; non con denaro, lingotti di oro ed effimeri preziosi , relegati per lo più nei miti.

    O ci sbagliamo? Lo sanno e incoraggiano  la distruzione di tutte le memorie del passato e cancellare “anima e identità” del genere umano, per meglio “abbrutirlo”?

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