Quale guerra (vicina o lontana) travolgerà la Sicilia?

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di Salvo Barbagallo

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La Sicilia (almeno attualmente) non è una nazione, è più semplicemente una regione dello Stato-Italia. E pur tuttavia è armata, sicuramente molto più del piccolo Stato vicino, Malta, o di altri Stati di dimensione territoriale e popolazione più modesti. La cosa evidente è che non sono i Siciliani ad essere armati (tranne quelli che fanno parte delle compagini della criminalità): in Sicilia (a parte pochi battagliani dell’Esercito e distaccamenti aerei italiani e gli appartenenti alle forze dell’ordine) ad essere fortemente armati e in possesso delle più moderne tecnologie belliche e ordigni di varia natura, sono gli americani. In realtà la Sicilia è occupata militarmente dagli USA sin dai lontani Anni Cinquanta, ma essendo gli statunitensi “alleati” dell’Italia nessun contrasto è mai sorto, nè con i Siciliani, né con gli italiani. La presenza USA nell’isola, insomma, per decenni è passata inosservata, e se non fosse stato per i 112 missili Cruise, operativi a Comiso a partire dal 30 giugno 1983 e trasferiti mesi dopo per la pressione delle manifestazioni pacifiste, e attualmente per la vicenda del MUOS di Niscemi, nessuna reazione negativa si è mai riscontrata. Eppure la presenza militare USA in Sicilia è notevole e considerata strategicamento indispensabile: da Sigonella, ad Augusta, a Trapani, è un fiorire di basi statunitensi nel territorio isolano. Di questa problematica nessun politico si mai interessato (almeno compiutamente), ed anzi quando qualche politico lo ha fatto (governo della Regione Raffaele Lombardo) è stato per esprimersi in maniera favorevole, favorendo con la concessione di permessi l’installazione di temibili e pericolosi apparati bellici (caso Niscemi con il MUOS).

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sigonella-naval-air-stationLa Sicilia è un avamposto? No, è un presidio militare straniero stabile, nonostante Trattati internazionali (quello di Parigi del 1947, per esempio) vietassero in maniera tassativa l’installazione di basi militari.

Oggi in territori del Mediterraneo a un tiro di schioppo dalla Sicilia si combattono guerre che possono con facilità raggiungere la Sicilia: è il caso della Libia, del Califfato jihadista dell’Isis che semina terrore in tutta l’area, e di certo quanto accade in Siria può avere ripercussioni anche dalle nostre parti, a parte la delicata questione dei fuggitivi-profughi che cercano di raggiungere sui barconi le nostre coste.

papa-francescoPapa Francesco mesi addietro ha lanciato un allarme: è già in atto la Terza guerra mondiale, solo che ancora non si è presa consapevolezza di quanto sta accadendo. In realtà, come si affronta una guerra che non è circoscritta nei confini conosciuti? Di guerre in questo momento storico ne sono in corso tante, troppe, che si disperdono nell’indifferenza generale anche per mancanza di una informazione capillare che ne mostri le atrocità. Ed ecco il Mediterraneo, dove l’Europa s’incontra con il mondo arabo-musulmano, l’Asia centrale, dove la Russia, alfiere del cristianesimo ortodosso, compete con le popolazioni islamiche turcofone e iraniche e dove il perno di tutte le crisi è l’Afghanistan. Il Pakistan che fa da spartiacque fra il subcontinente indiano e le potenze musulmane. E poi l’Africa, dove Stati cristiani subiscono l’espansione verso sud dei movimenti islamici che nascono dalla penisola arabica e dal Maghreb. E poi esplosioni improvvise di violenze interetniche antiche, come nel Sudan.

Il Mediterraneo, ecco: la Sicilia è cuore del Mediterraneo, e sarà per questo motivo basilare che è già stata occupata militarmente da una potenza “amica”. Ma i Siciliani cosa si devono attendere da una situazione simile? Forse, prima o poi e loro malgrado, d’essere travolti da guerre che non hanno provocato, né, ovviamente, voluto…

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