di Giuseppe Guarino
Stephen Hodge è l’autore di un libro pubblicato in Italia da Newton Compton editori (nella figura), che esamina i più recenti sviluppi degli studi sui cosiddetti Rotoli del Mar Morto. Ritrovati in undici caverne in prossimità del Mar Morto fra il 1947 ed il 1956, i rotoli non smettono di interessare sia il mondo degli studiosi, sia chi si interessa di cultura antica in genere.
Il testo di Hodge ha il pregio di essere un libro scientifico, sobrio, obiettivo, che informa sullo stato ufficiale degli studi in maniera accessibile, ma per nulla semplicistica.
Le numerose teorie sensazionalistiche e cospirazionistiche, oggi quasi del tutto abbandonate, avevano rischiato inizialmente di offuscare l’autentico senso storico, linguistico e culturale di questa fantastica scoperta. L’indiscutibile valore dei rotoli è quello di aver fatto luce sul giudaismo del secondo tempio, e meglio ancora del primo secolo d.C., andandosi prepotentemente ad affiancare alle altre fonti fondamentali: gli scritti di Flavio Giuseppe, lo storico ebreo vissuto a cavallo del primo secolo, ed il Nuovo Testamento.
Il giudaismo del primo secolo era pervaso da un notevole fermento. Vi erano varie fazioni: sadducei, farisei, zeloti ed esseni. Vi erano poi i seguaci di Giovanni Battista e quelli di Gesù. Quest’ultimi, alle loro origini, costituirono un movimento messianico che conviveva– anche se con evidenti difficoltà – all’interno del giudaismo che orbitava attorno al culto del tempio di Gerusalemme. L’attesa messianica era giustificata da tanti eventi premonitori forniti dalle Scritture ebraiche e dalle circostanze della dominazione romana.
Quella israeliana era una società culturalmente impegnata, in cui la ricerca del divino orbitava attorno al punto fermo delle Scritture mosaiche. Le varie fazioni convivevano in un dialogo – che compare in più punti dei vangeli –che contribuiva a connotare una nazione che, nonostante tutto, nelle sue diverse, variegate, espressioni intellettuali e politiche, religiose e sociali, sotto le ali della medesima fede e della certezza della discendenza abramitica, rimaneva unita al di là di ogni possibile divisione intellettuale.
I manoscritti del Mar Morto, ci informa Hodge, sono costituiti dai frammenti di circa 850 libri.
Di questi solo il famoso grande rotolo di Isaia (nell’immagine) è completo. Solo dieci manoscritti conservano più del cinquanta per cento del contenuto originario.223 manoscritti sono biblici. I libri meglio attestati sono i Salmi (39 manoscritti) seguiti, ovviamente dal Pentateuco, i cinque libri di Mosè.
Oltre l’80% dei testi sono in lingua ebraica e quasi tutto il rimanente in aramaico. 25 manoscritti sono in lingua greca. Molto controversa è stata l’identificazione dei frammenti papiracei in greco con porzioni del Nuovo Testamento. In particolare un frammento, il 7Q5 – qui accanto – è stato identificato dal papirologo gesuita, padre José O’ Callaghan, come testimone di un brano del Vangelo di Marco.
Indiscussa è invece l’importanza della assoluta predominanza dei testi ebraici su quelli in aramaico. Fino alla scoperta dei rotoli si riteneva che l’ebraico fosse una lingua morta e che l’aramaico, con cui erano venuti in contatto i giudei durante l’esilio babilonese del VI secolo a.C., fosse ormai la lingua dominante.
Proprio per l’oggettivo valore storico e culturale e per via del continuo interesse degli studiosi su questi ritrovamenti, lo stato di Israele (Israel Antiquities Authorities) sta digitalizzando i rotoli mettendoli a disposizione della comunità scientifica e non. Oggi più che mai è quindi possibile proseguire o persino intraprendere con maggiore facilità lo studio dell’autentico panorama culturale della Palestina del primo secolo, che vide la nascita dei connotati delle due religioni – giudaismo e cristianesimo – che avrebbero determinato nei secoli a venire i tratti dell’Occidente come oggi noi lo conosciamo.
Il sito ufficiale dei rotoli è il seguente: www.deadseascrolls.org.il
E’ possibile un tour virtuale dove visionare i rotoli del Mar Morto al seguente indirizzo internet:http://www.imj.org.il/panavision/shrine_inter_eng.html
Giuseppe Guarino è autore di “7Q5 – il Vangelo a Qumran?”
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