di Luigi Asero
Sindaco, la smetta… per favore!
Le opinioni sono tali e in quanto tali opinabili e di certo noi tutti, e lo scrivente per primo, ci batteremo sempre perché, come scrisse Evelyn Beatrice Hall (e non Voltaire come spesso erroneamente si crede) “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”. Ciò non esclude però che si possa poi contestare quando si legge che Ignazio Marino è come Giovanni Falcone.
La polemica nasce da un intervento del sindaco di Caltanissetta Giovanni Ruvolo che sulla sua bacheca pubblica inserita nel popolare social network “Facebook” ha scritto questa mattina 11 ottobre il seguente post in difesa dell’ormai dimissionario sindaco di Roma, Marino. Lo riportiamo integralmente:
Le dimissioni del Sindaco di Roma, il Prof. Ignazio Marino, mi spingono ad una riflessione che spero di poter condividere con coloro che hanno la voglia e la pazienza di leggerla. Si può comprendere bene che Marino sia stato lasciato solo dopo una serie di attività che lo hanno portato a contrastare i poteri forti che spaziano dalla gestione dei rifiuti fino a mafia capitale. Marino è, per me, una vittima di un sistema che si circonda di servi sciocchi che si muovono nell’ambito del giornalismo di bassa lega, da quella parte del mondo delle professioni svilite ed alla ricerca di continui benefici o di frustrati che pontificano da dietro le persiane. Attorno a pochi burattinai ruota un mondo di nani e tutti rappresentano quel circo delle apparenze che continuano a tutelare il bene di pochi a scapito del bene comune. Per questo l’Italia resta l’ultimo paese d’Europa in termini di ricchezza prodotta e della qualità della vita.
Roma perde, e con essa tutta l’Italia, perché una persona perbene è stata lasciata sola dai cittadini. Nessuno da solo può cambiare un modo di fare politica fortemente radicato e collegato con la parte malata della società. Il lavoro fatto da una parte della società malata ha voluto minare la credibilità di Marino per isolarlo, per minare la sua credibilità. Così come ha fatto la mafia con Falcone. Non sono pericolosi i burattinai ma i nani che da certe redazioni o salotti screditano di fronte a cittadini troppo distratti. Il cambiamento passa dalla partecipazione. Senza il cordone di protezione di una cittadinanza responsabile nessuna azione politica o amministrativa potrà cambiare il volto delle nostre città e della nostra meravigliosa Patria. E non accetto l’idea che Marino sia un delinquente perché ha cenato con chi non doveva: la sua fama internazionale e la sua condizione di benessere che deriva dalla sua fiorente attività professionale rende evanescente questa teoria. Vogliono farlo fuori perché era un elemento di discontinuità. Mi aspetto che i romani si sveglino dal torpore e scendano In piazza a sostegno del Sindaco Marino
Queste le parole (senza modifica alcuna) scritte dal sindaco Ruvolo. Prima di decidere di commentarle abbiamo cercato di leggere anche “fra le righe”, comprendere eventuali messaggi non immediatamente comprensibili. Di certo il sindaco Marino è entrato in un gioco di poteri ed è ora facile capro espiatorio di una Roma Capitale che ormai da mesi è sotto i riflettori ma le situazioni non sono paragonabili. Marino è vittima di un ingranaggio di cui doveva essere consapevole, Giovanni Falcone è morto per la Giustizia!
Proprio chi scrive, su altra testata, lo stesso giorno delle dimissioni di Marino ne ha preso, in qualche modo le difese, chiedendosi (e chiedendo principalmente ai lettori) cosa si cela dietro l’attacco massiccio a Roma e al suo sindaco. Ma guardandosi bene dal paragonarlo a personaggi di caratura morale ben diversa. Per intenderci. Vero è che le presunte furbate di Marino sono cosa ben risibile rispetto agli sprechi di tanti altri colleghi sindaci e politici di varia levatura e spessore (se di “spessore” possiamo parlare rispetto ai politici nostrani, tutti).
Marino è però attaccabile proprio perché si è reso artefice di piccole furbate da “bambino con le mani nella marmellata”, mentre Giovanni Falcone pagò (con trattenuta dallo stipendio insieme al collega Paolo Borsellino) anche il periodo trascorso all’Asinara per istruire il primo Maxi Processo alla Mafia palermitana.
Lei, sindaco Ruvolo, giustamente scrive a un certo punto, difendendo in uno scatto d’amor proprio (e forse di difesa della categoria “amministratori locali”): “Attorno a pochi burattinai ruota un mondo di nani e tutti rappresentano quel circo delle apparenze che continuano a tutelare il bene di pochi a scapito del bene comune”. Queste parole però sembrano una sorta di auto-denuncia della situazione. Sembra, così ci pare di poter leggere, che i sindaci tutti ruotate come burattini attorno a burattinai invisibili che reggono le sorti di città, regioni, Paese. E aggiungiamo noi di parte del mondo.
Se può consolarla, caro sindaco Ruvolo, nemmeno per noi Marino è un delinquente sol “perché ha cenato con chi non doveva: la sua fama internazionale e la sua condizione di benessere che deriva dalla sua fiorente attività professionale rende evanescente questa teoria. Vogliono farlo fuori perché era un elemento di discontinuità”. Marino semplicemente ha pagato perché giudicato incapace rispetto alle aspettative del partito di maggioranza che lo aveva sostenuto (e che decide dei destini dell’intero Paese grazie a un premier/segretario che con dispotismo sta imponendo la sua idea, il suo “pensiero unico” che di tutto ha sapore tranne che di “bene comune”).
Ancora più pericolosa ci sembra la sua affermazione laddove dice che: “Non sono pericolosi i burattinai ma i nani che da certe redazioni o salotti screditano di fronte a cittadini troppo distratti.”
Certo, che ci sia una gran parte di informazione deviata noi lo denunciamo da tempo, siamo certi che la campagna mediatica contro Marino oggi, contro Berlusconi ieri, contro gli ulivi del Salento e contro la mozzarella di Napoli seguano ben altri obbiettivi che non l’informazione pura. Ma da qui a dire che i “nani di certe redazioni” siano più pericolosi dei “burattinai” che segretamente muovono il Paese ci sembra disinformazione pura essa stessa.
Se esistono “nani da redazione” (e le confermiamo che esistono e sono tanti) è perché sono utile strumento di quei burattinai che muovono i fili di sindaci e amministratori. Non confondiamo mai esecutore e mandante.
Lei, sindaco Ruvolo, pensi come possiamo essere noi in astio con un’informazione deviata che disconosce i problemi reali della Sicilia e che troppo spesso dobbiamo apprendere da testate nazionali e solo quando qualche interesse “di parte” entra in campo. Quanti, come noi, hanno provato seriamente a occuparsi della militarizzazione della Sicilia? Quanti dei rischi correlati alle installazioni come Sigonella e Muos? Quanti hanno provato a comprendere le vere origini della crisi economica e di Valori della Sicilia? E quanti politici hanno deciso di occuparsene quando le campagne elettorali si sono concluse e il mandato è stato loro conferito dagli elettori?
Per finire: non trasmettiamo ai giovani il messaggio che Giovanni Falcone (ed altri grandi uomini come Paolo Borsellino, Boris Giuliano, Rosario Livatino, e così via…) siano uguali a Marino. Sopravvaluteremmo troppo il bravo chirurgo ligure, ma soprattutto sminuiremmo definitivamente dalla lingua italiana il termine “eroe”.