di Salvo Barbagallo
Ma l’Italia, che Paese è? E la Sicilia? Domande che forse molti riterranno fuor di luogo, domande che noi poniamo apprendendo che il governo degli Stati Uniti d’America ha accettato la richiesta dell’Italia di armare due droni (i velivoli senza pilota comandati a distanza), General Atomics MQ-9 Reaper, con missili terra-aria, bombe a guida laser e altre munizioni. Una richiesta, quella dell’Italia, che pur con il “via libera” deve passare ancora all’approvazione del Congresso USA: in teoria i parlamentari americani hanno 15 giorni di tempo per bloccare l’intesa, ma questa eventualità è ritenuta dagli osservatori molto improbabile. Come informa l’Agenzia Reuters, il Pentagono avrebbe già informato il Congresso sulla vendita dei droni armati, per un valore di 129,6 milioni di dollari e, come confermano fonti militari nazionali, la richiesta di questi “acquisti” era stata avanzata dall’Italia sin dal 2012.
La vendita al nostro Paese, oltre i velivoli, includerebbe missili del tipo AGM-114R2 Hellfire II, costruiti dalla Lockheed Martin Corp, oltre a bombe a guida laser del modello GBU-12 e munizioni GBU-38, in tutto la “fornitura” dovrebbe essere di 156 missili Hellfire, 20 bombe laser GBU 12 e 30 GBU38. Si tratta di sistemi che sono stati spesso impiegati dagli USA nella lotta all’Isis o alle formazione jihadiste, dall’Afghanistan alla Siria. Negli ambienti militari nostrani, a quanto pare, c’è soddisfazione per questo “via libera” alla vendita da parte di Washington: il Congresso americano, infatti, in precedenza aveva sempre posto il veto considerando i droni “materiale sensibile”. Nello scorso febbraio, però, le autorità statunitensi hanno deciso di permettere la cessione ad alcuni Paesi alleati. Una identica richiesta di acquisto agli USA di queste micidiali armi è stata fatta anche dalla Turchia, ma fino ad oggi solo la Gran Bretagna ha ricevuto i droni armati che, poi, sono stati usati su diversi teatri di guerra.
Le forze armate italiane hanno da tempo in dotazione i velivoli senza pilota, ma sono operativi soltanto per le missioni di ricognizione. I droni di “casa nostra” sono schierati anche nello scacchiere iracheno e in quello afghano in appoggio alle forze della coalizione. Altri velivoli di questo tipo fanno parte del dispositivo per il contrasto del traffico di clandestini nel sud del Mediterraneo, con una attenzione particolare sulla Libia. Una fonte ufficiale di Washington citata dalla Reuters ha precisato che il “sì” ai droni Reaper armati è un segno di riconoscimento nei confronti del ruolo svolto dall’Italia. C’è da chiedersi se “il riconoscimento” all’Italia viene dato per i “pezzi” di territorio nazionale che agli USA sono stati ceduti in nome, ovviamente, degli accordi bilaterali da decenni stipulati. Accordi che consentono agli USA di fare ciò che vogliono nelle “loro” installazioni, anche se si trovano, appunto, in territorio italiano.
E proprio a proposito di questa futura vendita di droni, vale la pena ricordare (ma i nostri governanti “non” possono “non” ricordare!) che droni ancora più potenti dei Reaper da anni sono in attività in Italia: “residenti” nella base di Naval Air Station di Sigonella, infatti, ci sono una decina di temibili Global Hakws statunitensi le cui missioni, decollando dalla Sicilia, sono ignote. Che l’Italia (sicuramente non immediatamente, forse entro il 2016) potrà schierare (ad offesa di chi?) due Reaper per gentile concessione USA non è questione di grande rilievo, quantomeno sul piano militare. Si tratta (a nostro avviso, ma possiamo essere in errore) come detto di un “riconoscimento alla perenne disponibilità” del nostro Paese: l’Italia, “suddito” fedele degli USA, a cui viene data una “medaglietta” per i servigi che continua a prestare.
D’altra parte non c’è da rammaricarsi. In barba alla Costituzione (che adesso dall’attuale governo viene stravolta) l’Italia partecipa alle guerre “possibili” al seguito degli alleati, produce armi che le industrie vendono anche a Paesi con i quali è in conflitto (diretto o indiretto, poca importanza ha). E ora i presunti scandali che coinvolgono il Vaticano (Stato nello Stato) fanno scoprire (come Francesco Antonio Grana evidenzia in un suo reportage di mercoledì 4 scorso su Il Fatto Quotidiano) gli “investimenti della Chiesa cattolica in aziende per la fabbricazione di armi…” . Chissà se il Vaticano non abbia azioni nella società che produce i Reaper che l’Italia sta acquistando…
Nelle foto, immagini dei General Atomics MQ-9 Reaper che saranno venduti all’Italia dagli Usa, e uno dei droni Global Hakws di stanza a Sigonella.