di Salvo Barbagallo
Era scontato: inevitabile che Madrid si ponesse contro le istanze popolari della Catalogna che vuol decidere sul proprio destino ed essere “indipendente”. Lo scontro ora è a tutto campo dopo la decisione della Corte Costituzionale spagnola – su ricorso del premier Mariano Rajoy – di sospendere la mozione del Parlamento Catalano con la quale ha dichiarato l’inizio del processo verso la costituzione di uno “Stato indipendente” catalano “sotto forma di Repubblica”. Le ripercussioni dovute alla decisione della Corte Costituzionale possono essere pesanti: il Presidente catalano Artur Mas rischia destituzione e incriminazione per tentativo di sovvertire lo Stato Spagna.
Le prime reazioni da parte del governo catalano sono “muro contro muro”, e non di “obbedienza”: una sfida aperta, affermando senza possibilità di equivoci, come ha dichiarato il portavoce della Generalitat, Neus Montè, che “Obbediamo e obbediremo al parlamento sovrano catalano”. Neus Montè è stato esplicito, sottolineando che la Consulta non riuscirà a mettere il “bavaglio” per sopprimere il “desiderio di libertà e di democrazia” della Catalogna
Altrettanta determinazione da parte della Corte Costituzionale che ha già avvertito 21 dirigenti della Catalogna facendo intravedere la loro sospensione e la possibilità di essere incriminati per “disobbedienza” con l’accusa di “sedizione” e “ribellione”, reato che prevede condanne fino a 25 anni, se non desistono dalla loro azione. Dal canto suo il premier spagnolo Mariano Rajoy – appoggiato dai due grandi partiti Psoe e Ciudadanos – ha tuonato che non permetterà che “si rompa l’unità della Spagna”, facendosi forte di quanto stabilisce la costituzione spagnola (approvata durante la transizione fra dittatura e democrazia nel 1978) che non consente la secessione di una parte del territorio nazionale. Ma gli indipendentisti non si fermano e l’esecutivo, diretto da Artur Mas, replica: “stretto rispetto” delle decisioni del Parlamento catalano che è “sovrano”, e autoproclamazione Indipendenza entro 18 mesi (a partire dal 9 novembre). Nella risoluzione del Parlamento Catalano che dichiara l’indipendenza è, infatti, prevista specificamente la scelta di ignorare le decisioni della Corte Costituzionale.
Una situazione incandescente tenuto conto che la Spagna il prossimo mese di dicembre va al voto legislativo, e la crisi costituzionale tra Madrid e Barcellona sicuramente sarà al centro di una campagna elettorale esasperata. In questo breve periodo può accadere di tutto. Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, che si è dissociato dalla linea dura di Rajoy, ha detto di non credere che il governo spagnolo “mandi l’esercito” a Barcellona. Ma al momento non c’è in vista alcuna soluzione politica. Il conflitto che, per ora, è solo giuridico può trasformarsi, da un momento all’altro, in qualcosa di più grave: la rottura con il regno di Spagna formalizzata dal Parlamento Catalano nella seduta del 26 novembre scorso può aprire scenari drammatici.
Ora le strade che si presentano sono solo due: la sospensione dell’autonomia della Catalogna (articolo 55 della Costituzione) o colpire direttamente il presidente del Parlamento Catalano Artur Mas, in base a una nuova legge votata recentemente dal Partito Popolare.
Una terza possibilità esiste: permettere al popolo catalano di costituirsi come stato sovrano! Il conflitto esiste per la volontà della Spagna di dominare la Catalogna, guardate e imparate Veneti come agisce un vero leader! Viva Artur MAS, viva la Catalunya!