Cà semu

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di Giuseppe Guarino

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Il mio problema più grande nei compiti in classe di italiano era che dicevo sempre la verità. O meglio, quello che pensavo – che è, quindi, la mia percezione della verità: me l’ha spiegato il mio compagno di banco, che ho con piacere rivisto qualche mese fa. Io non me ne ero mai reso conto. Però, a pensarci bene, mi piace come difetto: anzi, ne faccio un vanto.

Nessuno se la prenda, quindi, se provo a spiegare come si sente il siciliano medio oggi, in base alla mia percezione della verità. Dovrete essere forti di stomaco per continuare a leggere. Non mi offendo se passate oltre: meglio non sapere di essere malati e far finta che vada tutto bene. E’ questo che stiamo facendo, no? Solo che prima o poi dovremo fare i conti con la realtà, e saranno cavoli amari.

Durante il Risorgimento, noi siciliani siamo stati invasi e colonizzati da quegli abitanti del Nord Italia che adesso non ci vogliono più. Hanno combattuto e ci hanno coinvolto nell’unità d’Italia e ora vorrebbero tagliare la penisola in due, forse anche in tre parti. Ma io dico: non ci potevate pensare prima? E poi, come due sposi che si lasciano: potremmo riavere indietro la nostra dote? Mi riferisco ai saccheggi della Sicilia e delle sue ricchezze perpetrati dai Savoia a danno dei Borboni, è vero, ma soprattutto dei siciliani. Nessuna risposta. E vabbè dai, è acqua passata ormai.

L’importante è che stiamo in Europa. Ma ci siamo davvero in Europa, noi siciliani? E se ci siamo: “che ci stiamo a fare?” – io, da cittadino spaesato e confuso, ogni tanto me lo chiedo. Nessuno ci ha mai domandato se volessimo far parte dell’Europa. Tantomeno – forse per il diritto alla privacy – ci è stato chiesto se volessimo l’Euro come moneta. Sono sicuro, però, che se l’avessero fatto, se fosse stato indetto un Referendum, tutti avremmo votato a favore, vista la martellante propaganda “pro Europa” cominciata sul finire degli anni ’90; prima che ci svegliassimo tutti nella cacca, cioè. In altre nazioni, dove la tv sta accesa molto meno che nel nostro Paese, il popolo ha detto “no”. In Danimarca ed Inghilterra, ad esempio. In Italia abbiamo invece preferito risparmiare i soldi di una inutile consultazione popolare. Da questo punto di vista, trovo lodevole l’assenza di iniziativa.

Continuando a parlare di “voce in capitolo”, ci sarebbe una cosa da aggiungere. C’è un rospetto che tanti italiani abbiamo in gola: la Costituzione dello Stato italiano ci garantisce il diritto di eleggere i nostri governanti. L’idea è quella che, in Democrazia, il popolo è sovrano. Io, però, non ricordo di avere mai votato Renzi. Allo stesso modo, non mi pare di avere mai eletto Monti. Eppure questi due capi del governo hanno inciso in maniera determinante sulle condizioni dell’Italia in cui viviamo oggi. Non voglio sindacare sul loro operato: avranno fatto e stanno sicuramente facendo bene. Non è questo il problema. Il problema è che io non ricordo di averli eletti. L’avete fatto voi e non mi avete detto niente? Forse nella confusione delle campagne elettorali, mi sarà sfuggito qualcosa? Avete ragione: sono troppo distratto dai miei impegni quotidiani. Se siamo in democrazia, li abbiamo messi noi lì, in un modo o nell’altro.

Del resto noi siciliani abbiamo lo Statuto Speciale, l’autonomia regionale. Passiamo oltre, che è meglio.

In questo momento per il prezzo dei carburanti, la Sicilia è undicesima per la benzina, sedicesima per il gasolio, diciassettesima per il metano, diciassettesima per il GPL. In compenso siamo i secondi per estrazione di idrocarburi in Italia, con il 15% della produzione petrolifera italiana. Ma per questo siamo italiani, e dobbiamo condividere la nostra ricchezza con le altre regioni no? (fonte: http://carburanti-italia.it/prezzi-regionali)

Però se siamo in testa alla classifica anche per povertà e malgoverno: no, quello è un problema nostro. E’ un problema nostro anche il record di analfabetismo e sottoistruzione da una parte e quello del numero di laureati disoccupati o sotto-occupati dall’altra.

Poi accendo la tv e sento dire che siamo in ripresa, che ci stiamo lasciando la crisi alle spalle. Sarà! Io so soltanto che salgo le scale e incontro il mio vicino di casa che non lavora da tre o quattro anni. Poi mi fermo a parlare con l’altro che per passare tempo spazza davanti al condominio e fa qualche riparazione. Alla fine incrocio chi sta meglio di tutti: un pensionato. Menomale che c’è lui, perché suo genero non lavora come si deve da tempi immemori. Ficarra e Picone hanno detto tutto in materia.

Con tutti questi pensieri in mente vado al bar a prendere un caffè. La giornata è bella, assolata. Siamo a dicembre, ma il tempo è bellissimo. Incrocio un mio amico e mi chiede come va. Io ci penso, in un attimo ripasso nella mia mente tutte le riflessioni che vi ho appena esternato e gli rispondo: Cà semu!

Guarino: 6 – –

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