di Giuseppe Guarino
In questa foto vediamo le famose rovine di Stonehenge, in Inghilterra.
Sono passato anni fa lì vicino e le stesse erano protette da uno stupendo prato verde e da una recinzione che impediva di accedervi liberamente.
In quest’altra foto ammiriamo delle rovine a ridosso di Via Domenico Tempio a Catania. Il Comune certamente è preveggente ed aspetta che duemila anni le consacrino patrimonio dell’umanità: per quell’epoca, prati verdi e recinzioni accoglieranno visitatori da tutto il mondo, ma, al momento, agli occhi degli ignari turisti, queste potrebbero apparire comuni rovine. I più poveri di intelletto diranno che si tratta di un palazzo sdiruccato.
Qui sotto, le rovine di Stonehenge da un’altra angolazione. Notiamo pochissima fantasia e povertà di dettagli che circondano i megaliti … Un paesaggio monotono.
Le rovine catanesi, invece, sono circondate da altre rovine.
Ciò fa presagire che i visitatori del 4000 d.C. saranno guidati dai sofisticatissimi mezzi del futuro attraverso un percorso culturale, che mostrerà i segni della civiltà del XXI secolo in Sicilia.
Possiamo apprezzare un campo di calcio dismesso, un vecchio opificio con abbondante copertura in eternit (sembrerebbe) “materiale in via di estinzione” che qui viene custodito a futura memoria.
E in ultimo, nella prossima foto, il pezzo forte della visita turistica. A sfidare l’obelisco di Piazza San Pietro, un manufatto che gli archeologi del quarantunesimo secolo si sbizzarriranno a descrivere e per il quale proporranno le più disparate teorie con l’intento di comprenderne l’uso, il senso e la necessità di preservazione avvertito dalle autorità del XXI secolo.
Ci fanno pena gli annoiati visitatori della sperduta campagna inglese, mentre noi catanesi rinvigoriamo il nostro orgoglio, essendo quotidianamente esposti a tanta cultura e bellezza. Magari oggi non ce ne accorgiamo, vediamo solo edifici in totale abbandono e rovina, ma i millenni daranno ragione a chi oggi lotta per la loro preservazione.