di Salvo Barbagallo
Si è aperto ieri a Roma il Forum internazionale “MED 2015 – Mediterranean Dialogues”, promosso dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l’Ispi, che vede riuniti per tre giorni oltre duecento leader del mondo della politica, diplomazia, business, media e cultura. Alla tre giorni degli incontri, incentrati sulle ricette – politiche, economiche e culturali – per la stabilizzazione del Mediterraneo, prendono parte anche i ministri degli Esteri russo e britannico Serghiei Lavrov e Philip Hammond e l’egiziano Sameh Shoukry, prevista la presenza del segretario di Stato americano John Kerry.
Il 24 novembre scorso Marco Galluzzo ha scritto sul Corriere della Sera: “Mettete insieme il massimo della diplomazia mondiale, a cominciare da Kerry e Lavrov, aggiungete una dozzina di ministri degli Esteri occidentali e arabi (dalla Gran Bretagna al Marocco), invitate il re di Giordania Abdullah II ad aprire i lavori, più i massimi esperti internazionali di antiterrorismo, i vertici economici del sistema Paese, da Eni a Finmeccanica, i negoziatori del processo di pace palestinesi e israeliani, imprenditori, banchieri e accademici di entrambe le sponde del Mediterraneo, e avrete quelli che forse saranno definiti come «Roma Talks» (sulla scia dei colloqui diplomatici di Vienna): un Forum di altissimo livello internazionale che Matteo Renzi ha voluto e che il governo sta preparando in queste ore nel massimo riserbo (…) spicca la data d’inizio del forum, il 10 dicembre, due giorni dopo l’apertura dell’Anno Santo: Roma come città di pace e preghiera, ma anche come epicentro internazionale di dialogo politico e diplomazia. Un’immagine fortemente voluta, che riflette il taglio che il nostro premier ha dato in questi mesi alla politica estera. «Costruire un ordine diverso nel Mediterraneo» sarà uno dei capitoli del confronto…”.
L’agenzia si stampa Ansa informa che “aprono i lavori il premier Matteo Renzi, il presidente emerito Giorgio Napolitano, il re di Giordania Abdullah II e l’ad di Eni Claudio De Scalzi”. E già la presenza di Giorgio Napolitano riporta in mente quanto da lui auspicato, un “nuovo ordine mondiale” che concettualmente ha attinenza con altri significati che portano lontano, lontano. In questo Forum al termine “mondiale” si è sostituito (forse più “semplicisticamente”) il termine “Mediterraneo”, ma la questione (si può ipotizzare) ha stesse radici.
La circostanza di questo vertice (come fatto notare) che si tiene a distanza di due giorni dall’apertura del Giubileo, in una capitale blindata e presidiata da poliziotti e militari a seguito delle minacce del terrorismo jihadista, con il Califfo nero Abu Bakr al Baghdadi trasferitosi in Libia, ormai scomodo (semplicemente scomodo?) vicino di casa, inevitabilmente suscita una serie di interrogativi che, per prudenza (solo prudenza?), alla fine non vengono posti.
Come abbiamo scritto dieci giorni addietro (alla vigilia della presentazione del Forum): Da tempo ormai si gioca con le parole Pace, tolleranza, fratellanza, eguaglianza, libertà: parole usate e abusate, oggi meno che mai applicate nella realtà e spesso inapplicabili per ragioni contingenti. Il futuro “migliore” da tanti e da sempre auspicato non si è realizzato e, anzi, in più parti di questo Mediterraneo (oggi più che mai fulcro del mondo) le condizioni in cui si versano le collettività sono in fase di significativo peggioramento. Appare sempre maggiormente una “volontà” superiore, quasi un disegno preordinato (ed ecco perché può atterrire quella sorta di messaggio che è l’unione di quelle tre parole “Nuovo ordine Mediterraneo” che impone, nel migliore dei casi, una stagnazione negativa. Manca in assoluto la “comprensione” delle singole realtà sulle quali si vorrebbe incidere. Tanti (?) o tentativi di “dialogo” falliti poiché la comprensione, nella migliore delle ipotesi, è stata sempre a senso unico e quasi mai c’è stata corrispondenza ed eguale reciprocità d’intenti in chi si è professato “disponibile”. Il termine “dialogo” ha, di conseguenza, perduto la sua “vera” essenza: con chi si dovrebbe dialogare se l’interlocutore persegue finalità non condivisibili o cerca di imporre la propria linea di pensiero e di operatività che è estranea allo stesso principio di dialogo?
E’ ormai passata (volutamente) nel dimenticatoio la Conferenza di Barcellona del novembre 1995, quando venne istituito un partenariato globale e euromediterraneo al fine di trasformare il Mediterraneo in uno spazio comune di pace, di stabilità e di prosperità attraverso il rafforzamento del dialogo politico e sulla sicurezza, un partenariato economico e finanziario e un partenariato sociale, culturale ed umano. Il premier Matteo Renzi sta scoprendo l’acqua calda? Durante la Conferenza venne redatto pure un Trattato che prevedeva l’apertura (nel 2010) dell’area di libero scambio nel Mediterraneo. A che servono Conferenze mondiali, internazionali, a che servono i Trattati se poi s i s t e m a t i c a m e n t e vengono disattesi? Quanto stabilito a Barcellona portò la speranza di un vero cambiamento, ma al cambiamento in quell’area che doveva essere caratterizzata dalla pace è subentrato il caos, provocato dalle false “primavere”. E le conseguenze si piangono globalmente con il terrore jihadista, con le centinaia di vittime innocenti, con la migrazione forzata di centinaia di migliaia di disperati che fuggono dalle guerre che insanguinano le loro patrie.
Un Forum per il “Dialogo” nel Mediterraneo? Ma chi ci crede? Forse la risposta potrebbe darla il vicino di casa scomodo, quel Califfo nero che semina morte e distruzione e che trova ancora tutti i potenti a discutere sul come fermarlo…