Palermo come Palmira in Siria in mano jihadista?

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di Salvo Barbagallo

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Palermo come Palmira in Siria? Ieri (venerdì 4 dicembre) ha riferito Il Corriere della Sera: Per il leader del partito laburista Jeremy Corbyn lo Stato Islamico ha conquistato nell’ultimo anno anche la città di Palermo. Il lapsus del capo dell’opposizione britannica è arrivato nel pieno del dibattito che ha preceduto il via libera del Parlamento di Londra ai raid anti Isis in Siria. Corbyn ovviamente, si riferiva alla città siriana di “Palmira” e non al capoluogo siciliano. Una svista, quella di Corbyn, o un lapsus freudiano, considerando la Sicilia il punto debole dell’Europa? Con una situazione che vede gli jihadisti del Daesh/Isis in forte accelerazione nell’avanzata in territorio libico, a due passi dal capoluogo regionale, l’inverosimile (o l’impossibile) non fa ridere: la distanza da Tripoli e Palermo e appena di 580 kilometri! E questo deve far riflettere: lo dimostrano i viaggi sui barconi dei migranti/profughi che giungono regolarmente in Sicilia. Una invasione da parte dei jihadisti non è pensabile, probilmente più realisica l’ipotesi di infiltrazioni di terroristi, ma questo è messo nel conto dell’intelligence nazionale e internazionale.

Palermo, S.Giovanni degli Eremiti
Palermo, S.Giovanni degli Eremiti

Come ha scritto Francesco Gragnetti (sempre ieri) sul quotidiano La Stampa, la Libia da settimane è stretta da un arcigno cordone di sicurezza e sul territorio, soprattutto, ormai da mesi ci sono le antenne dei nostri servizi segreti, che non mollano la presa (…). Inoltre a Nord, al limite delle acque internazionali, ci sono ben due flotte. Una si chiama Mare Sicuro ed è solo italiana, l’altra è Eunavformed, europea. Sono lì a controllare le piattaforme off-shore, i gasdotti, eventuali barchini sospetti (…) A Sud, nella terra di nessuno del Sahara, là dove i confini tra Libia, Ciad e Niger sono disegnati sulla sabbia, operano le forze speciali francesi, inglesi e americane con il compito di monitorare e frenare le infiltrazioni di islamisti. Nessuna preoccupazione, dunque, per Palermo e la Sicilia.

Dall’altra parte, a fronte di notizie che indicano la presunta “preparazione” di un intervento in Libia e la presenza in quel territorio di forze speciali, come scrive Andrea Indini su Il Giornale, a sentir parlare Matteo Renzi non ci sarebbero “elementi di novità” nella notizia, diffusa da fonti libiche, secondo cui i jihadisti dello Stato islamico sarebbero giunti a Sirte dalla Siria e dall’Iraq. La presenza dell’Isis alle porte dell’Italia non cambierebbe la strategia perché, ha assicurato Renzi al presidente afghano Ashraf Ghani, “non si può cambiare politica estera ogni giorno”. “L’intervento in Libia – ha detto in chiaro il premier – non è all’ordine del giorno”.

Jihadisti a Palmira
Jihadisti a Palmira

Intervento militare in Libia ipotizzato, oppure no, gli avvenimenti che si susseguono a ritmo incalzante tengono in guardia tutti, in Europa e negli stessi Stati Uniti, come l’ultima strage in California ha mostrato. Il punto focale, come evidenziato in tante circostanze, resta quello della “sicurezza”. E in questa materia la Sicilia, come la maggior parte delle regioni italiani, ha vistose carenze. Come già sottolineato, a due passi da casa nostra c’è il caos rappresentato dalla Libia: una striscia di mare è il confine. La Sicilia è l’avamposto sulla frontiera del caos, ma per chi governa la Regione il problema non esiste, non è preso in considerazione. Questo atteggiamento di indifferenza riguarda anche chi governa l’Italia, tant’è (come si è potuto notare) che di fronte a un pericolo “terrorismo” jihadista in materia di sicurezza si è pensato soltanto a rafforzare la sorveglianza di obbiettivi “sensibili” solo in poche città. Non certo al sud, non certo nella nostra Isola. Certo, il terrorismo è cosa ben diversa da una invasione di massa, anche se c’è già una “massa” araba (mai quantificata, ma consistente) perfettamente integrata nel tessuto sociale siciliano.

Palermo (non “Palmira” in Siria) in passato (ma nessuno lo ricorda) è stata già occupata dagli islamici: un’occupazione che ha lasciato (magnifici) segni architettonici a tutt’oggi visibili…

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