di Salvo Barbagallo
Nelle prossime determinazioni della lotta al Daesh/Isis in Libia la Sicilia sarà in prima linea? E’ probabile, poiché dopo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di mercoledì scorso (23 dicembre) che ha riconosciuto l’accordo di creare un governo di unità nazionale, firmato in Marocco, è possibile un intervento armato in Libia per fronteggiare l’avanzata del Califfato nero nella Sirte. Come trampolino di lancio dei raid aerei che si stanno preparando potrebbero essere utilizzati gli aeroporti di Trapani e Sigonella.
Nel paragrafo 6 della risoluzione, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sollecita tutti gli Stati membri a rispondere urgentemente alle richieste di assistenza da parte del governo, mentre nei paragrafi 12 e 15 si sollecitano tutti i Paesi ad assistere rapidamente il governo nel rispondere alle minacce alla sicurezza libica, e appoggiarlo attivamente per sconfiggere l’Isis, Ansar al Sharia, e altri individui o gruppi associati con Al Qaeda. Inoltre si sollecitano i Paesi membri a usare tutti i mezzi a loro disposizione per aiutare il nuovo esecutivo a combattere i terroristi e contrastare il traffico di esseri umani. Nel paragrafo 15 si sollecita pure la cooperazione contro il traffico di esseri umani nelle acque territoriali della Libia e in alto mare.
Paolo Mastrolilli sul quotidiano La Stampa, riporta una dichiarazione dell’ambasciatore libico all’Onu Ibrahim Dabbashi: Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti stanno preparando raid aerei per colpire le basi dell’Isis a Sirte. Credo che appena le condizioni politiche lo consentiranno, entreranno in azione. Sul terreno contro l’Isis – ha specificato Dabbashi – ci andranno le forze libiche, ma il governo avrà bisogno del sostegno aereo.
Non ci sono riferimenti espliciti al Capitolo 7, che autorizza l’uso della forza, però viene ricordata la determinazione della risoluzione 2238 del 10 settembre che afferma che la situazione in Libia “costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale” e offre un mandato di fatto ai Paesi che intendano “assistere il governo di unità nazionale.
Mastrolilli nel suo reportage sostiene che per mandare una missione ufficiale di caschi blu in Libia servirà un’altra risoluzione, ma per attaccare l’Isis e fermare i barconi basta l’attuale. I piani per farlo sono già pronti, afferma Mastrolilli, le forze speciali americane poi sono a portata di mano, anche a Sigonella, per operazioni di commando contro i terroristi.
L’approvazione della risoluzione è “un nuovo passo per la pace e la stabilizzazione” del Paese sulla sponda sud del Mediterraneo, ha affermato il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni con un post in inglese sul suo profilo Twitter. In un altro post, in italiano, ha definito l’approvazione della risoluzione dell’ONU “un bel regalo di Natale”.
Come si legge sul quotidiano La Reopubblica, Gentiloni ha ripetuto che l’Italia è pronta a sostenere l’accordo di concordia nazionale “secondo le necessità che verranno manifestate dal popolo libico sul piano economico, umanitario e di sicurezza”. Il che significa che l’Italia conferma che se il nuovo governo di Tripoli lo richiederà (come sembra scontato), sarà pronta a mettere a disposizione delle Nazioni Unite un contingente militare per addestrare l’esercito libico e mettere in sicurezza a Tripoli gli edifici in cui dovrà schierarsi il nuovo governo e in cui torneranno ad operare le ambasciate straniere.