Dopo quattro anni e undici mesi di carcere, l’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro è ritornato a casa. Non è più lo stesso uomo, è comprensibile: la detenzione cambia l’individuo non solo nel fisico, soprattutto nel proprio animo. Ieri all’uscita dal carcere di Rebibbia a Roma è apparso dimagrito: non più il Cuffaro conosciuto per le foto diffuse dai mass media in tutto il mondo, grassottello e sempre sorridente. Ad attenderlo il figlio e il fratello Silvio. Come hanno riportato agenzie e quotidiani, le prime parole che ha pronunciato sono state “E’ bello respirare la libertà. Oggi posso dire di aver superato il carcere (…) Nella mia coscienza sono innocente. Sono andato a sbattere contro la mafia. Tornassi indietro metterei un airbag. Ho fatto degli errori, non mi voglio nascondere. Io li ho pagati, altri no. Ora credo di avere il diritto di ricominciare (…) La politica attiva, elettorale e dei partiti è un ricordo bellissimo che non farà parte della mia nuova vita. Ora ho altre priorità. Ho amato la politica e non rinnego nulla di ciò che ho fatto – ha detto -, non mi sento tradito”. Totò Cuffaro – come riporta LiveSicilia – ha aggiunto: “È stato grande il prezzo che ho pagato per aver deciso di stare in mezzo alla gente. Appartiene alla mia coscienza ciò che sono stato. Non ne voglio più parlare. Credo di non aver mai favorito la mafia ma di averla sempre osteggiata e parlano gli atti amministrativi per me. Per fare una vera lotta alla mafia credo sia necessario l’impegno delle forze di polizia, dei magistrati. Ma se lasciassimo la lotta solo a loro credo che purtroppo non riusciremmo a raggiungere l’obiettivo finale. È necessario ci sia una grande educazione. E questo è il grande errore della politica. Fin quando non sarà data alle persone la possibilità di scegliere di stare nella legalità sarà difficile vincere la mafia (…) Non credo che la Sicilia sia cambiata in meglio (…) . Quando non ci sono ideali la politica rischia di essere sterile e inumana. È diventata cattiva la politica di ora”.
L’ex presidente siciliano era stato condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia, ma è rimasto in carcere meno di cinque anni: 4 anni e 11 mesi, grazie all’indulto di un anno per i reati “non ostativi” e lo sconto di 45 giorni ogni sei mesi per buona condotta. Attese la sentenza definitiva della Cassazione pregando in una chiesa di Roma e giunse a Rebibbia, a piedi, il 22 gennaio 2011. In carcere ha scritto libri e ha studiato per conseguire la seconda laurea in Giurisprudenza
Quali nuovi orizzonti si presentano adesso per Totò Cuffaro? Una risposta l’ha data uno dei suoi legali, l’avvocato Marcello Montalbano: “Non tornerà a fare politica, fa parte del passato. Quello è stato per lui un periodo bello ma ormai appartiene ad una vita precedente. Ora si dedicherà al volontariato, andando in Africa, a collaborare per quell’ospedale che durante la sua presidenza alla Regione Sicilia, è stato realizzato”.