di Salvo Barbagallo
L’Isis avanza e solidifica la sua presenza nella Sirte e ora gli Stati Uniti hanno fretta di scendere in campo in Libia direttamente con le loro truppe. Probabilmente si attende un “via libera” da parte del nuovo governo di coalizione libico; una condizione necessaria per “giustificare” le operazioni belliche contro il Califfato jihadista in un territorio ancora in pieno caos nazionale, soggetto a spinte contrastanti. Il capo del Pentagono USA, Ashton Carter, poco più di 24 ore fa, ha dichiarato: Stiamo facendo di più, perché c’è bisogno di fare di più se vogliamo sconfiggere l’Isis. Sono sicuro che ce la faremo e per questo dobbiamo accelerare e contravvenendo a una linea strategica precedente ha sottolineato che le forze americane sul terreno ci saranno non solo con l’obbiettivo di intensificare la lotta per sconfiggere il Daesh/Isis, ma perché la loro funzione sarà strategica e mirata all’assistenza delle forze locali. Anche il capo dello Stato Maggiore congiunto delle forze armate statunitensi, Joseph Dunford, ha sostenuto che è necessaria un’azione militare decisiva per fermare la diffusione dello Stato islamico in Libia (…) Quindi credo che i leader militari come il segretario della Difesa e il presidente debbano trovare una via da percorrere per affrontarne l’espansione (…) Si vuole intraprendere un’azione militare decisiva per controllare l’espansione dell’Isis e allo stesso tempo si vuole fare un modo di supportare un processo politico a lungo termine (…).
Truppe speciali sarebbero già in Libia, come ha sostenuto Guido Ruotolo sul quotidiano La Stampa giovedì scorso (21 gennaio): Le intelligence e le truppe speciali alleate sono già in Libia, a Bengasi e a Misurata, le due città chiave (insieme a Zintan) per qualsiasi offensiva libica contro l’Isis, che occupa Sirte, la città di Muammar Gheddafi, e che è presente a Derna, Bengasi, l’area dei terminal petroliferi della Cirenaica (da Sydra a Ras Lanuf). E poi a Sabratha e nella stessa capitale Tripoli. Gli 007 francesi, inglesi e americani stanno lavorando per pianificare un’offensiva militare degli alleati. E secondo indiscrezioni che circolano negli ambienti diplomatici sarebbero presenti in Libia anche reparti speciali inglesi. Così come, riferiscono ambienti militari, reparti ad hoc americani sono presenti a Tripoli.
A Parigi nei giorni scorsi i rappresentanti di sei Paesi della coalizione anti-Isis (Francia, Australia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti) si sono riuniti e si sono fortemente impegnati ad agire insieme, con tutta la coalizione, per accelerare e intensificare le operazioni militari. E dunque anche tra gli alleati ci sono spinte per un intervento militare urgente prima che la situazione possa aggravarsi, ma senza la richiesta formale di aiuto del governo libico, verrebbe a mancare la cornice di legittimità di un intervento militare alleato.
Intanto gli Stati Uniti stanno ingrandendo una pista di atterraggio vicino alla località di Rmeilan, nella zona sotto controllo curdo nel nord della Siria. Con il potenziamento della base sarà possibile far atterrare gli aerei per il trasporto Hercules, capaci di trasportare truppe e grandi quantità di rifornimenti, e far arrivare più agevolmente armi alle forze curde. Forse è in vista di queste operazioni che sono stati trasferiti all’aeroporto di Trapani Birgi quattro velivoli AMX del 51° Stormo dell’Aeronautica militare italiana non in assetto da combattimento ma con la “mission” di osservazione del territorio.