Il ministro Delrio cancella l’Autorità portuale di Catania

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di Vittorio Spada

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In città è passata quasi inosservata la notizia che a Catania è “saltata” l’Autorità portuale a seguito della riforma della portualità approvata dal Consiglio dei ministri che prevede la trasformazione dei vecchi enti in Autorità di Sistema Portuale, con contestuale riduzione da 24 a 15. Le nuove Autorità di Sistema sono Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Augusta, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste, e vengono eliminate, perché “accorpate” Catania, Messina, Savona, Carrara, Piombino, Salerno, Olbia, Brindisi e Manfredonia. L’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale avrà sede ad Augusta e include Catania e Messina, l’Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia Occidentale sarà Palermo che include Termini Imerese, Porto Empedocle e Trapani.

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Il porto di Catania
Il porto di Catania

Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio è convinto che con la nuova strutturazione del comparto si può far recuperare alla portualità italiana il tempo perso, per cogliere l’opportunità – decisiva per un Paese che si inserisce nel Mediterraneo – del raddoppio del Canale di Suez: si potranno far ripartire gli investimenti con un maggior coordinamento e una accresciuta velocizzazione delle procedure. Da un punta di vista amministrativo e organizzativo l’Autorità di Sistema Portuale sarà governata in modo semplificato: da un presidente, da un Comitato di gestione, dal segretario generale, dal Collegio dei revisori dei conti. Rispetto agli attuali Comitati Portuali, si passerà, a livello nazionale, da 336 membri a circa 70. Il presidente è nominato dal ministro delle Infrastrutture, d’intesa con il presidente, o i presidenti delle Regioni interessate. Del Comitato di gestione fa parte anche un componente designato dalla Regione, un componente designato dal sindaco di ciascuna delle città metropolitane, se presenti nel sistema portuale, un componente designato dal sindaco di ciascuna città ex Autorità portuale, se presenti nel sistema portuale e un rappresentante dell’Autorità marittima con voto solo sulle questioni di competenza.

All’approvazione del decreto di riorganizzazione dei porti italiani in attuazione della “Legge Madia”, il ministro Graziano Delrio ha sostenuto che “I porti italiani ora faranno sistema: si compiranno scelte strategiche, si semplificheranno i processi. La sfida è quella del confronto con le grandi potenze portuali del mondo. Alle sedi di Autorità di Sistema Portuale viene affidato, insomma, un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area: avranno funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche. Il tutto in stretta la relazione con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Il porto di Augusta
Il porto di Augusta

Il principio della nuova strutturazione portuale probabilmente è quello opportuno nell’attuale situazione degli interscambi marittimi, soprattutto nell’area del Mediterraneo. Discutibile, per quanto attiene il “sistema” della Sicilia Orientale, la scelta di Augusta, non solo per l’eccessiva penalizzazione che ricade sulla città di Catania e dell’intero territorio etneo, ma soprattutto poiché il porto di Augusta è già un “polo” di forte riferimento per la Marina Militare, non solo italiana ma anche “alleata”. Oltre ai vari Comandi della Marina Militare Italiana e comandi stranieri, si ricorda che Augusta è porto-base utilizzato dalla Marina USA (VI Flotta) con deposito di munizioni (installazione concessa in uso agli Stati Uniti) con pontile per l’attracco di sommergibili nucleari, con missili Polaris e con gallerie sottomarine per sommergibili con penetrazione nell’entroterra costiero.

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