Le serenate del Ciclone

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di Salvo Zappulla

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Arrivato all’ultima pagina di questo straordinario romanzo,  provo una sensazione di vertigine, come se avessi appena scalato una montagna e l’aria rarefatta mi causasse problemi di respirazione. Non una montagna qualsiasi ma l’Everest. Un romanzo? La storia della famiglia Petri? Una resa dei conti? L’estremo dono, l’atto d’amore  di una grande figlia a un grande padre?  È un romanzo che contiene l’insieme di tutto questo, assemblato in maniera sublime.  Un concentrato di emozioni, di destini incrociati; di vite forse anche  poco oculate,  ma  vissute a pieni polmoni. Che importa? Alla fine so già che Mario “Il Ciclone” mi resterà  sulla pelle come un marchio impresso con il fuoco; mi è diventato caro: un amico,  un parente, una persona per la quale si prova stima e affetto. Potenza della scrittura. Miracoli della letteratura..

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Mi sono reso subito conto, già dalla lettura dei primi capitoli, che si trattava di un incontro fortunato, così come lo sono tutti gli incontri che in qualche maniera arricchiscono la nostra esistenza. Uno scrittore in particolare, se illuminato dalla grazia, può veicolare valori, trasmettere conoscenze, strappare all’oblio situazioni e persone, riportarle in vita, scuoterle, farle vibrare, renderle immortali. “Le serenate del Ciclone” (edito da Neri Pozza) contiene qualcosa di felicemente impalpabile, destinata  a lasciare il segno nella mia mente e nella mia immaginazione, come una dolce melodia che fluttua nell’aria e cerchi di afferrarla con mano. Attraversa un secolo di storia, il mondo rurale, gli anni della guerra e del dopoguerra, le soverchierie dei fascisti, la resistenza dei partigiani; gli stenti, la lotta per la sopravvivenza. E poi gli anni gloriosi del successo di Mario, le esibizioni nei più importanti palcoscenici, la televisione, il cinema; gli incontri con il maestro Herbert von  Karajan, Maria Callas, Sergio Leone, Charles Bronson, Clint Eastwood  (tutta gente che si è ritagliata un ruolo da protagonista in questo enorme teatro che è la vita), in un’ascesa inarrestabile, ma senza mai perdere di vista i valori autentici, gli amici veri, quelli della giovinezza e delle scazzottate, il Kid fra tutti. Un capitolo a parte merita  Riccardo Muti, cui Romana dedica apprezzamenti non proprio lusinghieri, forse qui ha voluto togliersi un sassolino dalla scarpa, o un macigno. Mi sono talmente immedesimato nelle vicende del protagonista, che Muti è diventato antipatico anche a me (Come si permette, questo, di trattarmi così il Ciclone!). Tutto scintillante, tutto sfolgorante, nastrini colorati,  luci psichedeliche e  riflettori ammalianti. Automobili di grossa cilindrata cambiate con eccessiva disinvoltura, alberghi a cinque stelle, vacanze nelle più rinomate località balneari. Fino alle cadute, le rialzate, le ricadute. La vita con i suoi alti e bassi. Mario Petri era un uomo che respirava aria e la trasformava in energia vulcanica, brillava di luce vivida, oscurava con la sua presenza quanti gli stavano attorno, grandi eccessi e grandi manifestazioni di tenerezza; sapeva dove voleva arrivare ma mai a discapito della dignità. Un titano, un eroe buono capace di grandi arrabbiature e grandi gesti di generosità; capace di spaccare un tavolo con un pugno ma anche di decantare  l’Iliade e l’Odissea all’amata figlia, l’unica in grado di tenergli testa.   I suoi figli, tramite la pittura e la scrittura,  ne hanno perpetuato e rigenerato il sacro fuoco dell’Arte, raccogliendone il testimone.  Romana è diventata una delle migliori scrittrici del nostro secolo.  Una scrittura così matura,  così curata in tutte le sue sfaccettature non è mai frutto del caso. Occorre studio,  profondità di pensiero, spessore intellettuale e uno smisurato talento.   E mi fermo qui, il mio compito si fa particolarmente ingrato. Mi chiedo cosa posso aggiungere di nuovo, io, improvvisato critico di periferia,  su  un’autrice i cui libri hanno fatto il giro del mondo,  varcato oceani e galassie e di cui si sono già occupati eminenti letterati.  Penso poco o nulla.

Alla fine ho invidiato Mario il “Ciclone”, non solo per aver vissuto una vita così piena ma anche per aver generato una tale figlia, in grado di rinverdirne le gesta.

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