di Guido Di Stefano
Temiamo che i nostri tempi sanciscano l’inarrestabile trionfo della più bieca ipocrisia utilitaristica, sotto le sgargianti e fruscianti (“detonanti”) vesti del “politicamente corretto”. L’espressione “Politicamente corretto”, “politically correct” nella lingua dei teorizzatori moderni, sembrerebbe nata per inculcare il “rispetto generale”, verso gli altri, verso i “diversi” in genere e poi verso gli avversari e i nemici (che diversi sono per ideologie e spirito), verso tutti insomma.
Ma quando mai! Sembra proprio che oggi il precetto neo-colonial-americano valga in positivo solo nei confronti dei padroni, i loro servi e chiunque possa tornare utile per soddisfare gli insaziabili appetiti di potere e ricchezza di impuniti (e impunibili secondo le loro leggi) accaparratori di ogni bene, innalzatisi al rango di dispensatori di pace e guerra, vita e morte, cibo e fame, salute e malattie (tanto per fare un esempio: le alterne vicende delle tragedie ambientali, mai casuali).
E’ una malattia antica quanto l’uomo il gioco dei due pesi e delle due misure: un gioco sempre nefasto perché restringe l’orizzonte dell’intelletto e circoscrive gli effetti decisionali a un “oggi” che praticamente è già “ieri”. Abbiamo assistito all’ingloriosa fine di politici che esaltavano e premiavano quali fedeli sostenitori (di valenza elettorale) gli ultimi arrivati accondiscendenti e adulatori e denigravano e castigavano come traditori (senza valenza elettorale) tutte le vecchie spalle che osavano lealmente “sindacare” il loro operato.
Ma sorvoliamo per ora sui “pettegolezzi” di provincia e spaziamo per il mondo.
Certamente prima non si parlava di “politically correct” perché non erano ancora nati i coniatori (anni trenta del 20° secolo?) della nuova terminologia che è servita più a nascondere, travisare, manipolare i problemi che a risolverli; però giacevano ignorati i principi etici-morali-giuridici-culturali che imponevano quel rispetto che è il vero passaporto dell’umanità.
Non basta una denominazione o una sigla o una formula per cambiare il mondo.
La storia si ripete e troviamo vittime eccellenti trattate, nei fatti e nei racconti dei “media” (dei regimi occidentali), “politically incorrect”. Così ci imbattiamo nelle secolari scorrettezze contro la Sicilia e la Russia che hanno visto demonizzati il suolo, i governanti, le genti (perché così tornava e torna utile ai veri demoni d’Occidente); e con rivoluzioni più o meno spontanee o colorate o con dubbie primavere o con pretesti vari (con sequenza tipo favola “il lupo e l’agnello) alle due gloriose nazioni sono state accodate altre nazioni e decine di popoli d’Europa, d’Africa e d’Oriente.
Soffermandoci sul breve lasso di tempo che copre la seconda metà del 19° secolo, il 20° secolo e questo scorcio del 21° vi chiediamo: avete idea di quante nazioni (e quante volte) sono state devastate e quanti civili e militari sono morti per le isteriche brame di civilissimi impuniti d’Occidente?
In Sicilia (minoranza etnico-culturale in Italia) nell’euforia dell’ anschluss bastava non comprendere il dialetto franco-piemontese per rischiare la vita; se poi si dissentiva dai piemontesi si veniva classati come briganti e i briganti potevano tranquillamente essere fucilati sul campo o dopo un sommario processo; quando non bastò più il brigantaggio fu istituzionalizzata l’accusa di mafiosità generale e genetica; qualsiasi crimine commesso dai nordisti era un reato minore, ma commesso dai Siciliani era mafia. Ma perché usiamo l’imperfetto quando è ancora tutto al presente grazie ai media di regime e ai servi di Roma-Washington- Bruxelles e dintorni? Abbiamo citato Roma per prima non perché la più importante ma perché è sempre stata ostile e nefasta per la Sicilia fin dalla caduta dell’impero romano d’occidente. Eppure noi abbiamo sempre cercato la pace e praticato dialogo e integrazione: perché non ci è stata restituita quell’indipendenza che avrebbe fatto di noi un faro nel Mediterraneo e nel mondo?
Cosa ne otteniamo dalla schiavitù romano-nordica? Depauperazione, offese , umiliazioni, centinaia di migliaia di tonnellate di scorie radioattive. In un’Italia di opere incompiute l’unica colpevolizzata per mafia è la Sicilia; in un’Italia dove gli uomini di successo sono Italiani e i falliti Siciliani (bancarrottieri o meno); in un’Italia dove troppi segreti di stato nascondono i nomi dei mandanti (italici e/o atlantici) di tanti morti: cosa c’è da aspettarsi? Semplice: metti il mostro (siciliano) in prima pagina. Eppure il politicamente corretto non si dilunga mai su quello che altri hanno fatto e fanno: parla pochissimo delle angioinesche palpazioni perquisitorie; nulla ricorda degli scudi umani collaudati in Sicilia in funzione anti-nazifascisti; ha calato un silenzio tombale sulle “francesi marocchinate” dopo la battaglia di Cassino (piansero migliaia di meridionali famiglie); si arrampicano sugli specchi per sminuire o coprire le fameliche e ostili palpazioni di gruppo (o sarebbe il caso di dire di “torma”) in Europa (cronologicamente dalla Svezia alla Germania); tacciono del tutto sulle “sfilate” anti-cristianesimo in terra d’Italia; è comprensivo in tutto quello che nel Siciliano era ed è sinonimo di arretratezza e primitività; quando è a corto di argomenti e statistiche favorevoli sposta il discorso sul piano religioso ed etnico. Ma sì: dagli all’untore!
E la Russia? Il popolo russo sempre aggredito e demonizzato a prescindere dalla forma di governo imperante: gli impuniti non hanno avuto mai rispetto per nessuno né per Nicola, né per Ilici, né per Joseph, né per Nikita, né per Vladimir. Chiunque ha tenuto testa ai nostri impuniti è stato dipinto come un demonio assetato di sangue e affamato di potere.
Chissà perché in questo momento solo il feroce orso siberiano si batte per il rispetto di tutte le nazioni e popoli, grandi o piccoli che siano! Chissà perché i riesami successivi e obiettivi hanno dimostrato la falsità di tante mostruose accuse rivolte a tanti leaders e popoli non ubbidienti agli adoratori del dio denaro: pensate che seri specialisti occidentali hanno accertato la tesi sostenuta fin dall’inizio da V. Putin e dalla giudice C. Del Ponte e cioè che Assad non usò i gas contro il suo popolo; e pensate che Gheddafi fu aggredito dopo aver messo gli Europei in guardia contro il pericolo del terrorismo islamico; e S. Hussein non aveva armi di distruzione di massa; e la NATO ha inquinato i Balcani con l’uranio impoverito (i nostri militari ne sono anche vittime). Chissà perché solo Putin si sta impegnando seriamente per frenare la cancellazione dei valori dell’intera umanità ed evitare che il mondo sprofondi nel tetro baratro del caos per annichilirsi in una guerra che non lascerà vincitori e vinti ma una striminzita umanità di trogloditi che si combatteranno per una scodella di cereali e non per una montagna d’oro. Ve li immaginate i nostri capi, i nostri potenti, i nostri plutocrati, tutti egualmente incapaci di distinguere una zappa da un martello, coperti anch’essi da comuni stracci a competere con i più temprati “miseri” per il cibo e non per oro, petrolio, preziosi, banconote, tutta roba non commestibile e “inadeguata” per comprare quel cibo che non è più in vendita?
Forse gli euro-atlantici-occidentali non vogliono Siciliani e Russi tra di loro. Non sarà che hanno scoperto di non potere lealmente competere con questi due popoli? Oppure il ceppo Siculo e il ceppo Russo non assicurano il preteso servilismo (che li gonfia) e soprattutto non assicuramo il moltiplicarsi dei guadagni a qualche povero milardario (autoproclamantesi democratico, buono, apportatore di libertà e pace (eterna preferibilmente) e nullatenente (nel senso che non possiede tutto e perciò affamatore per “necessità”), a tanti aspiranti milardari, a molti potenti e aspiranti potenti, a tutti i cortigiani che ruotano nelle loro corti? Già le ricche corti dove si custodiscono il potere e il foraggio: potere e foraggio che vengono alla bisogna elargiti a chi li “merita”.
I fatti lo raccontano: governi e popolazioni, che scientemente o inconsapevolmente consentono l’incremento del flusso monetario e (perché no?) elettorale verso i soliti noti e i soliti ignoti effettivamente, godono di tutti i benefici della declamata “correttezza politica”; chi si oppone guadagna la gogna o peggio.
E con l’andazzo corrente non ci farebbe meraviglia se i “buoni” occidentali decidessero di riservare e standardizzare il Nobel per la pace a chi avrà assicurato la pace eterna a quante più genti possibili e con i metodi più efferati. Questo orientamento sembrano indicare le parole e le azioni di un signore che il “riconoscimento” ha ricevuto. Secondo il predetto criterio si possono contendere il premio una decina di personaggi d’occidente o nelle simpatie dell’occidente.