Alla Sicilia importa qualcosa del destino dei Paesi del Mediterraneo?

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Di Salvo Barbagallo

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Ai Siciliani importa qualcosa di quanto accade nei vicini Paesi del Mediterraneo? Inporta qualcosa di quanto accade in Turchia, in Egitto,m in Tunisia o in Libia? Domanda più che retorica, dal momento che – almeno in apparenza – i Siciliani si disinteressano anche delle cose che accadono in casa propria. Indubbiamente (forse…) è vero: di “qualcosa” si preoccupano i Siciliani, dal momento che, “turisticamente” parlando, ormai da tempo hanno cancellato dai loro itinerari mete preferite come Sharm el Sheikh, Istanbul e Il Cairo. Le vittime del terrorismo jihadista in quei territori privilegiati dai vacanzieri di certo hanno contribuito a determinare riflessioni, così come hanno indotto molti a rinunciare a Parigi dopo la strage del Bataclan. Ma al di là della “rinuncia” di una vacanza in quei luoghi ormai ritenuti “pericolosi”, cosa resta nella considerazione “siciliana” di ciò che accade realmente in quei Paesi?

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Protesta in Egitto
Protesta in Egitto

Il flusso dei profughi che fuggono dalle guerre e che riescono ad approdare nelle coste dell’Isola, cosa provoca nell’animo dei Siciliani? Certo, la compassione, il sentimento della solidarietà nei più, l’indifferenza in molti, l’opportunità di speculare sull’accoglienza in pochi. Non sappiamo quanti Siciliani stiano lì a chiedersi il perché di “quelle” guerre. Una volta c’erano i movimenti pacifisti che scendevano in piazza. Chi è più anziano ricorda le grandi manifestazioni a Palermo e Catania contro la guerra in Vietnam, e anche chi è meno anziano si ricorda la grande mobilitazione contro i missili Cruise a Comiso. Ora che le guerre sono dietro porta di casa, nessun movimento pacifista sembra avvertire la necessità di far sentire la propria voce, così come nessuna protesta si accende per una Sicilia trasformata nell’avamposto bellico di una potenza straniera, anche se sotto l’egida di potenza “alleata”.

Ecco, quel che dovrebbe preoccupare è il “C’era una volta…” e, subito, chiedersi “Cosa c’è ora?”.

Proteste a Tunisi
Proteste a Tunisi

Questa (almeno apparente) “indifferenza” dei Siciliani per ciò che accade nell’area naturale e vitale della loro Isola Sicilia, cioè nel Mediterraneo dovrebbe porre una infinità di interrogativi. La nostra appare come Vox clamantis in deserto: nessuno (almeno apparentemente) sembra ascoltarla. Tante le risposte che potrebbero spiegare le ragioni del “silenzio”, nessuna si potrebbe mostrare “giustificabile”, qualcuna (forse) “comprensibile”.

I Paesi vicini di casa sono in guerra? L’Italia ci guadagna con la vendita di armi? Problematiche al di fuori della sfera d’interesse del cittadino comune. Non tutti, però, sono “cittadini comuni”: ci sono, infatti, anche i responsabili del benessere e del quieto vivere di una collettività che questi argomenti dovrebbero trattare. A leggere le cronache politiche europee, l’unico problema è quello dei profughi e non ciò che ha determinato e determina la fuga di centinaia di migliaia di essere umani dalle loro terre. Cioè, la guerra. E fin quando le guerre la faranno da padrone, il flusso dei fuggitivi non si arresterà. E’ la Sicilia il Paese di confine, non l’Italia: qualche “potenza” lo ha compreso e si è attrezzata, per i propri interessi, nel migliore dei (propri) modi… Ma ai Siciliani, alla fine, interessa poco.

Flotta italiana nel Mediterraneo
Flotta italiana nel Mediterraneo

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