di Guido Di Stefano
“Ipse dixit” ovvero “l’ha detto lui” è forse l’espressione più abusata nella storia dell’umanità, al fine non celato di imporre la propria “verità” e, con essa, la propria “volontà” richiamando (magari parzializzandoli) pensiero e detto di qualcuno molto famoso e autorevole.
Ne fecero uso e abuso i pitagorici che furono aspramente criticati da Cicerone in quanto l’abuso della formuletta che richiamava in ogni controversia il sommo Pitagora era deleteria ai fini dell’apprendimento, atteso che cancella ogni voglia e capacità di giudizio “libero”.
Né la situazione “didattica” e/o divulgativa migliorò quando, in epoca medievale, Aristotele spodestò Pitagora.
Per quanto strano possa sembrare il libero pensiero cominciò a espandersi dopo la fondazione della “Schola Palatina” ad Aquisgrana per opera di Carlo Magno, per il bene e l’istruzione del suo popolo. Non era dotto il re, però era saggio e lungimirante e, culturalmente, un rivoluzionario.
Comunque fu l’inizio di un lungo cammino verso l’affrancamento dell’intelletto, verso la verità, verso la luce. Nasceva la “filosofia scolastica” che guidò l’occidente dall’ottavo secolo al rinascimento: Alcuino di York, Anselmo d’Aosta, Alberto Magno, Guglielmo d’Ockham (quello che concepì il vecchio e pure attuale principio metodologico definito “rasoio d’ Ockham).
Furono gli scolastici a definire la millenaria imposizione dell’Ipse dixit quale “sophisma auctoritatis”: non potevano spingersi troppo oltre, poiché i tempi non erano maturi.
Progredirono gradualmente, valorizzando e tramandando la cultura dell’umanità. Dalle lettere alla scienza, dalle ari figurative alle monumentali, dal canto alla musica, dagli strumenti di pace a quelli bellici, dai carri alle navi: tutto fu “salvato”, perfezionato, tramandato ai posteri in uno con le nuove conquiste.
Studiato con intelletto e onestà di intenti il medioevo fu un periodo fecondo per l’umanità.
E avvolto dall’aura scolastica (che tutto ci ha “trasportato”) l’occidente approdò nel rinascimento per ripercorrere sempre più decisamente il cammino di “umanesimo”, razionalismo (Cartesio, Spinoza, Kant, Leibintz) , illuminismo (Voltaire, Rousseau), romanticismo (Schlegel, Nietsche, Schopenhauer).
Insomma sembrava proprio che il graduale e maturato progredire (beninteso accompagnato anche da moti rivoluzionari) avesse ufficializzato la dignità e la centralità.
E tutti cominciarono a correre per un più veloce e redditizio progresso e il dominio universale
Anzi non bastava più il progresso inarrestabile, doveva essere addirittura travolgente! Così all’inizio del ventesimo secolo l’occidente si illudeva che a breve termine avrebbe dominato il mondo prima e l’universo subito dopo.
E qualcuno si accorse che le conquiste tecnologiche e scientifiche consentivano di esercitare un immenso potere: quello proveniente dalla strategia dell’ipse dixit, dove era la stampa (giornali, opuscoli, pubblicazioni, libri) l’”ipse” millenario. La gente credeva in quel che leggeva e tanti furbi lo avevano capito. Crearono un’arte che mischiava stralci di verità con pettegolezzi, fantasie: la disinformazione utile a stordire le menti e svegliare gli istinti più bassi :tra gli istinti più bassi possiamo annoverare odio e razzismo, così ben radicati anche in casa nostra e in Europa da imperare ancora oggi dopo oltre un secolo.
Lo disse (o lo dice) il giornale era (o è) la sentenza per troncare ogni discussione . E poi in sequenza si sono uniti al dominio dell’ “ipse” la radio, la televisione, internet in tutte le sue forme e applicazioni e chissà cos’altro seguirà.
E tragedia nella tragedia il dominio per lo più non è controllato e “orientato” da esseri dal libero intelletto e dalla giustizia adamantina ma da “fantasmi” autorizzati ad apparire, anche se non sono.
Dove sta precipitando l’umanità? Dove fuggono intelletto, cuore, anima?
Chi custodisce la verità?
Abbiamo una speranza in Qualcuno che disse: “Io sono la verità”.
Perché la verità è luce, la luce che deve spazzare via le tenebre.