di Carlo Barbagallo
Sono scesi in campo anche i lavoratori dello stabilimento Eni Versalis di Priolo Gargallo, bloccando la superstrada Catania-Siracusa: è l’unico “tipo” di protesta che può essere attivato per attirare l’attenzione. Ma serve poco, purtroppo. Vale il vecchio proverbio “non c’è più sordo di chi non vuole sentire”, e a Roma è come se non giungesse la voce di chiede che vengano rispettate le promesse “governative” fatte. La protesta degli operai del polo petrolchimico siracusano segue di pari passo quella gelese, che va a avanti ormai da tre settimane, ed è contro la decisione dell’Eni di cedere l’impianto Versalis al Fondo finanziario estero Sk Capital. A rischio ci sono oltre mille lavoratori, più l’indotto, tra Priolo e Ragusa.
I manifestanti fermano gli automobilisti e danno loro volantini con la scritta L’Eni non può abbandonare il territorio e chiedono che il governo intervenga. Conseguenziali disagi, paralisi della circolazione veicolare, sia in direzione Priolo, sia in ingresso verso il capoluogo. Lunghe code di veicoli sul viadotto di Targia, in tilt anche la circolazione veicolare per Belvedere. Nessuna reazione da parte degli automobilisti: i Siciliani comprendono bene la situazione e mostrano solidarietà con chi è sceso in strada per esprimere rabbia e vergogna per l’assenteismo di chi governa il Paese. I sindacati sono tutti compatti nel sostenere la vertenza dei lavoratori e anche loro chiedono un maggiore coinvolgimento della politica nazionale e regionale. Ma neppure la voce dei sindacati viene recepita nella Capitale: al Governo continuano a chiedere una presa di posizione chiara, essendo il maggiore azionista di Eni ed avendo un ruolo importante anche ai fini di possibili investimenti sul territorio, facendo rilevare che gli amministratori di Versalis non hanno voluto un confronto sindacale. Fin troppo evidenti le responsabilità del Governo sugli accordi firmati e disattesi sia per la diversificazione e sugli accordi di programma per la chimica, per le bonifiche e per il piano di investimenti da 400 milioni di euro.
Come ha scritto Isabella Di Bartolo su Repubblica I timori riguardano la consistenza economica del Fondo americano e la sua scarsa presenza nel mercato della chimica, per questo i sindacati hanno chiesto al governo Renzi di garantire la maggioranza pubblica in Eni attraverso l’utilizzo di un fondo della Cassa Depositi e Prestiti di 1 miliardo e 200 milioni di euro. “Il punto centrale, nelle preoccupazioni del sindacato – dice Paolo Sanzaro, segretario generale Cisl Siracusa-Ragusa – riguarda il ruolo centrale dell’Eni nelle dinamiche della produzione in un’area industriale integrata qual è quella siracusana. Significa che molte delle aziende presenti sono in qualche modo collegate tra loro: temiamo un effetto domino. Dismette Eni e vanno in crisi anche altre aziende”.
Se “Gela vuole vivere” altrettanto chiedono i lavoratori del Petrolchimico di Priolo. Ma come abbiamo già avuto modo di far notare su questo giornale a Roma nessuno ascolta, chi governa il Paese in questo momento, nei giorni scorsi e nei prossimi giorni, ha altre problematiche sul tavolo che ritiene più urgenti da affrontare. La Sicilia è distante, il Ponte non c’è e quasi sicuramente non ci sarà: le promesse del premier dimenticate e sommerse da altre promesse. Pensare a Gela e ora anche al Polo petrolchimico di Priolo, rispondere alle proteste che continuano significherebbe distogliere l’attenzione da questioni ritenute più importanti…
Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato per domani (lunedì 8) un’assemblea alla sala mensa del Polo petrolchimico, alla quale sono stati invitati i sindaci del territorio.