di Salvo Barbagallo
L’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro riesce ancora a fare molta audience e riesce, anche, a scompaginare un quadro politico che continua a mantenere tanti lati contrastanti. E’ stata sufficiente una sua intervista a Huffington Post giorni addietro (il 3 febbraio scorso) per mettere in fibrillazione il PD nazionale e siciliano, con uno strascico di polemiche (interne ai Dem) che ancora non si è chiuso. Indubbiamente se Cuffaro riappare dall’ombra dopo avere scontato quelli che lui stesso ha definito “errori”, è perché qualcuno si prende la briga di cercarlo. Come dire: la sua opinione sui fatti della politica nazionale e regionale è ritenuta quantomeno “interessante” da essere, appunto, cercata e divulgata.
Ma cosa ha detto di tanto dirompente Totò Cuffaro da suscitare mezzo pandemonio in Casa PD? Niente di particolare, forse “cose” soltanto scomode che, per molti, è difficile accettare (ipocritamente, come ha detto qualcuno). Sicuramente sono state alcune risposte date al giornalista di Huffington Post a suscitare lo scalpore: … È vero, con Renzi si stanno spostando i miei voti e la mia classe dirigente. E dunque quelli che stavano con me e ora nel Pd fanno le tessere. Ma non capisco il clamore, lo scandalo. A me pare naturale. Prendevo un milione ottocento mila voti, lì dentro c’era la Sicilia (…) . Renzi non è il Pd dei miei tempi, è un Pd diverso, moderato, che guarda all’idea di un partito della Nazione. Questo è il primo motivo. Il secondo, connesso, è che a destra non c’è un grande partito moderato ma Alfano che per di più è alleato con Renzi. È chiaro che si sposti sul Pd (…) Beh, sarebbe esagerato dire che Matteo Renzi è di sinistra. C’è un bel po’ di democristianitudine lì dentro. Il Pd è un partito direi post-democristiano (…) . Il grosso è nel Pd. Una lista che non finisce più, dai più noti al sottobosco. Li ho tirati su io, come la mia amica Valeria Sudano o Zambuto, che con me era segretario dell’Udc ad Agrigento, poi è passato nel Pd. Ma ce ne sono tanti altri. E a me fa piacere, voglio bene a tutti (…).
Le reazioni all’interno del Pd (da Bersani a Veltroni) sono state immediate, tutte, principalmente, rivolte a ciò che accade in Sicilia in merito al tesseramento Dem: contrasti che continuano ma (come detto da qualcuno) “ipocritamente”. Così gli scontri ci sono un po’ ovunque, come a Gela dove si fronteggiano due fazioni che promuovono due congressi che, alla fine, eleggeranno due segretari. A Gela, dove forte nella collettività è la protesta che affianca i dipendenti della raffineria ENI in strada ormai da tre settimane, a Gela il PD mostra un volto disomogeneo, così come accade a Palermo e in altri capoluoghi. Il tutto per un tesseramento che vede in prima fila gli ex cuffariani, molti personaggi rappresentativi dimenticando quanto è già accaduto sul piano nazionale e sullo stesso piano parlamentare dove decine e decine di deputati hanno cambiato casacca, confluendo nell’eterogenea compagine del premier Matteo Renzi.
C’è da chiedersi se sono “scomode” le risposte che Totò Cuffaro offre ai giornalisti, oppure ad essere scomodo è ancora lui, l’ex presidente della Regione Siciliana. E ciò nonostante che Cuffaro abbia in più circostanze confermato la sua partenza per il Burundi e la sua volontà di non volersi più occupare di politica.