Italia/USA: per Matteo Renzi la patata bollente è il MUOS e non la Libia

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di Salvo Barbagallo

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Anche se non ne ha mai fatto cenno, per il premier Matteo Renzi la patata bollente che brucia non stop è il MUOS di Niscemi “bloccato” da quattro cittadini coscienziosi e le mancate assicurazioni agli USA che tutto si risolverà. Intanto…

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MuosNon c’è verso, nonostante l’indifferenza collettiva non ci si può sottrarre alla problematica Libia+Isis+terrorismo e “Noi che facciamo?”. Accelerazioni, frenate, decisioni, indecisioni: ogni giorno viene divulgata una “novità” che poi risulta essere una “non novità”. Inevitabile la confusione che si viene a determinare a seguito delle informazioni contrastanti, mutate da un giorno all’altro, ma la realtà (almeno quella che appare) è che tutto resta fermo e nessuna iniziativa concreta (per quel che si è a conoscenza) viene, alla fine, presa dai soggetti che dovrebbero risolvere la tragica situazione. Dall’exploit del premier Matteo Renzi che fino a al mese scorso chiedeva per l’Italia la leadership della Coalizione internazionale per l’intervento in Libia, promettendo quel che poteva essere necessario (si parlava di cinquemila militari), alla brusca frenata dello stesso premier di qualche giorno addietro che, in pratica, annullava quanto detto in precedenza.

Ora e ancora una volta le “nuove” notizie vengono “calate” in Italia dall’estero, cioè sempre dagli Stati Uniti d’America, e precisamente dal New York Times che ci informa che il Pentagono USA ha già presentato a Barack Obama un piano dettagliato per scongiurare la crescente minaccia dell’Isis in Libia, insieme agli alleati Italia, Francia e Regno Unito. Un piano che prevede una fitta serie di raid aerei o con droni per colpire una quarantina di obiettivi Isis, campi di addestramento, centri di comando, depositi di munizioni e altri siti in cui si raggruppano i militanti del Califfato jihadista. A questo piano “bellico” si contrappone il piano “diplomatico”, e il tutto torna in stallo, in attesa (lunga e forse inutile attesa) che si formi in Libia un governo di unità nazionale che possa avere un minimo di credibilità. Nel contempo in territorio libico si continua a combattere, così come altrove in quei territori: gli jihadisti, infatti, si fanno sfrontati e attaccano anche luoghi di frontiera in Tunisia. Le vittime sono destinate ad aumentare.

In questo contesto, come rilevato in altre circostanze, non si discute più su quanto avviene in Siria, il leader russo Putin e le sue iniziative sembrano cancellate dalle cronache, e a noi restano le esternazioni di Matteo Renzi mentre viene “occultato” il ruolo che dovrà assumere la Sicilia nel futuribile scenario di intervento armato (a qualsiasi livello) in Libia. In compenso…

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In compenso abbiamo in Sicilia la delicata questione del Muos, come detto, una vera patata bollente per Renzi, ovviamente, e non certo per il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, in tutt’altre faccende affaccendato. Il MUOS “ufficialmente” è in funzione da ieri e “ufficialmente” per la giornata di oggi (giovedì 10 marzo). Le tre parabole del micidiale impianto satellitare di comunicazioni americano ieri sono state “accese” tutte insieme e alla massima intensità, unitamente alle 47 antenne preesistenti già installate decenni addietro: devono essere effettuate (su specifica ordinanza del Consiglio di Stato) le misurazioni delle emissioni e stabilire, come sostiene il governo americano, che non c’è alcun pericolo per la popolazione della zona o se, invece, come sostengono i comitati No Muos, che le emissioni elettromagnetiche dell’impianto superano e di molto i limiti stabiliti per legge. È ancora in atto il sequestro dell’installazione statunitense da parte della magistratura dopo le denunce presentate dai Comitati No MUOS, ma pochi credono che gli impianti non siano già stati “testati” e che, probabilmente, sono in funzione o possono essere attivi quando gli USA lo ritengono. I tecnici dell’Arpa hanno iniziato il loro lavoro alle dieci di ieri ed è stato subito messo in funzione un “cordone” di sicurezza di due chilometri per interdire eventuali azioni di manifestanti.

Ovviamente per il premier Matteo Renzi è più opportuno disquisire sulla Libia che non sull’occupazione militare USA della Sicilia…

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