Di Salvo Barbagallo
C’è un po’ di tutto nel “pentolone Sicilia”, c’è stato sempre di tutto: dalla sempiterna Mafia, alla criminalità spicciola, dalla Wehrmacht ai marines USA, dai politologi alle spie dei servizi segreti di mezzo mondo. La Sicilia è stata definita un “laboratorio”: un laboratorio dove si sperimentano le strategie politiche, un laboratorio dove si studiano manovre che di siciliano non hanno nulla, un laboratorio di osservazione per quanto accade nell’area del Mediterraneo, un laboratorio per le (im)possibili integrazioni sociali fra gente di origine diversa. La Sicilia oggi anche piattaforma bellica di un sistema militare straniero. Forse è errato definire la Sicilia un “laboratorio”, più appropriato chiamarla “isola contenitore” o, per essere più spiccioli, un “pentolone” all’interno del quale si può cuocere di tutto, a seconda dei momenti e delle circostanze.
Questo (forse noioso) preambolo per parlare di una notizia che sui mass media non abbiamo trovato, ma che ci è capitata di leggere per caso (su suggerimento?) sulla pagina facebook di Aspenia online: a Palermo si tiene un importante convegno sul Mediterraneo organizzato dalla “AspenMedInitiative”. Cosa c’è di particolare? In apparenza niente. Ma la “stranezza” è che questa “notizia” appare prima con il tema del convegno, “Interazione nel Mediterraneo: le forze in campo”, poi in secondo tempo scompare dalla pubblicazione il “tema” e viene ridotta, infine non viene fornita alcuna indicazione sulla sede dove si tiene l’incontro”. Alla fine da facebook Aspenia scompare anche la notizia. Certo, a casa propria si può fare quel che si vuole, ma certo non si può impedire la curiosità sul fatto.
Ed ecco il testo (integrale) dell’ultima informazione presa da Aspenia Facebook (fortunatamente “salvato”)
2 giorni a Palermo per parlare di #Mediterraneo, nuove reti di conoscenza e informazioni, nuovi rapporti umani e sviluppi commerciali, e crescita sostenibile.
E’ la #AspenMedInitiative, in coincidenza del lancio del nuovo numero di Aspenia cartaceo su frontiere e confini, prezzo del petrolio e conflitti tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente.
Domani pomeriggio, dalle 18 in poi, riassumeremo le parole dell’incontro di apertura – un panel d’eccezione:
Vincenzo Amendola, sottosegretario agli Affari Esteri
Alastair Crooke, ex agente dell’MI6, direttore e fondatore del Conflicts Forum di Beirut
Fawaz A. Gerges, professore di Relazioni Internazionali del Medio Oriente presso The London School of Economics and Political Science – LSE
Ali Khedery, negoziatore, consigliere politico, Chairman e Chief Executive Officer della società di consulenza economico-finanziaria Dragoman, di Dubai.
Qualche annotazione: come detto, non è esplicitata la sede dove si tiene l’incontro, sebbene sia indicato un Domani pomeriggio, che sarebbe ieri 18 marzo, in nessun giornale (per quanto abbiamo cercato attentamente) è apparsa informazione sul convegno. Strano, no? Boh! Riteniamo che meritassero una nota (o più) presenze come quelle di sottosegretario (italiano) agli Affari Esteri, di un ex (?) agente del MI6 (servizi segreti inglesi), di un esperto di “relazioni internazionali del Medio Oriente”, di un consigliere politico di Dubai. Può darsi che “qualcosa” su questo particolare “summit” salterà fuori nei prossimi giorni.
E nella Sicilia “pentolone” con contenuti sempre in cottura, non potevano mancare le “visite” (per approvvigionamento o altro?) di “aerei spia” all’aeroporto “civile” di Catania Fontanarossa, come se la vicinissima base aeroportuale di Sigonella non fosse sufficiente. Questa volta la notizia l’apprendiamo da alcune schede preparate da Guido Olimpio sul quotidiano “Il Corriere della Sera”. Nella presentazione delle schede si legge: Volano ovunque. Tunisia, Libia, Siria e Iraq. Partono dalla Germania, dall’Italia e dalla Grecia. Sono velivoli americani che trasportano unità speciali oppure adibiti alla sorveglianza. Captano segnali, tracciano i movimenti delle fazioni islamiste. Il loro impiego non è nuovo, ma è cresciuto con la minaccia dell’Isis. E’ un lavoro intenso per gli equipaggi di aerei che sono spesso la versione militare di modelli civili: i Dornier 328, i King Air, gli ATR, Ed ecco una scheda in particolare, così come è stata pubblicata: Ormai è una presenza fissa. L’N351DY parte da Catania e spesso fa scalo a Pantelleria in base ad un accordo tra Stati Uniti e Italia. Nei mesi scorsi ha assistito i reparti tunisini nella caccia ai militanti nel settore di Kasserine. Può spiare gli spostamenti sul territorio e intercettare comunicazioni. L’N351DY statunitense in rientro da una missione presumibilmente sul territorio libico. Di solito si dirige su Pantelleria, quindi prosegue verso Catania. Sulle schermate di FlightRadar24 appare solo per poco, ma è una «finestra» sufficiente per notarlo. (vedi foto).
Guido Olimpio osserva: Gli USA stanno raccogliendo dati in vista di una possibile offensiva aerea in Libia che ha una lista di 30-40 target: depositi di armi, centro comando, campi d’addestramento, vie di comunicazione. Un piano che – secondo il New York Times – è in corso di valutazione da parte della casa Bianca. Dalla Libia alla Siria i voli di piccoli aerei americani dotati di sofisticati apparati per monitorare fazioni armate. Oppure trasportano commandos.
L’aeroporto di Catania Fontanarossa anche in passato è stato location di intrighi ed episodi poco chiari, dal sabotaggio del Morane Saulnier, il velivolo dell’Eni con il quale perse la vita Enrico Mattei il 27 ottobre del 1962, alla scomparsa di un DC3 nel 1978 che, presumibilmente trasportava armi in Libia.
Nulla di nuovo, dunque, sotto il cielo di Sicilia, dove tutto sembra cambiare ma che, alla fine, rimane come sempre è: un “pentolone” dove si cuoce di tutto e le cui pietanze piacciono a tanti.