di Salvo Barbagallo
Se vi capitasse di chiedere a un cittadino qualunque “Cosa fa la politica in Sicilia?”, probabilmente potreste ricevere come risposta “Quale politica, se non ci sono politici…”. Se, poi, vi capitasse di domandare a un cittadino qualunque “È governata bene la Sicilia?”, è molto verosimile che avreste come risposta un’altra domanda, “Perché, la Sicilia è governata?”. Non siamo nel surreale, ma in una realtà che si vuole ignorare, che si ignora, quasi sempre per indifferenza: si è superata da tempo la soglia dell’interesse per quanto accade in Sicilia e la stessa informazione appare superficiale, non scava a fondo e non spiega il diffuso (ma celato) malessere che pervade ampi settori della società. Indifferenza e disinteresse, non solo verso la Cosa pubblica, sono i sintomi di una grave malattia che pochi hanno interesse a curare e che a molti fa comodo.
Scandali, abusi, corruzione non scuotono le coscienze, l’assuefazione sta avendo il sopravvento; al costante e forte lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura non corrisponde un adeguato risveglio delle coscienze, quasi tutto viene dato per scontato, sia quanto c’è in negativo, sia quanto si mostra in positivo. Crollano punti che, in passato, erano considerati di “riferimento”, i protagonisti di turno delle “antimafie” messi in discussione per un operato a volte non ritenuto “limpido”, viene a mancare il lavoro perché si scopre che le grandi imprenditorie non risultano “cristalline”, ma “colluse” con questo o quel potere più o meno occulto, più o meno criminale.
In queste condizioni vivono città come Catania, come Palermo, come tante altre che si guadagnano le pagine dei giornali o delle tv (nazionali o locali) per fatti e misfatti che hanno la valenza di attirare l’attenzione per meno di 24 ore. Le “primavere” (come quelle vissute dal capoluogo etneo anni addietro) non si ripetono, c’è un’estate/meteo che sembra perpetuarsi e non cade la pioggia che potrebbe pulire un po’ “naturalmente”. A Catania sono già dimenticate le vicende legate al tracollo della Windjet, della Tecnis e Cogip, e altre, che hanno visto coinvolti personaggi come Pulvirenti, Costanzo, Bosco, Virlinzi, vicende dimenticate che bruciano però sulla pelle dei lavoratori, anche se per un solo momento è apparsa l’immagine del passato, quella dei Cavalieri del Lavoro e di Tangentopoli degli Anni Novanta. Il degrado in cui versa la città di Catania (ampiamente visibile già nel centro storico, per non parlare delle periferie) non viene lottato ed eliminato, e il sindaco delle “primavere” Enzo Bianco sembra assistere impassibile al declino urbano e sociale del capoluogo etneo.
“Cosa fa la politica?”, ma “Quale politica, se non ci sono politici…”, e infatti: dove stanno e che fanno i diversi parlamentari nazionali, europei, regionali che la collettività (nel bene e nel male) ha votato per essere rappresentata nei vari Parlamenti? Il termine “missing” (“scomparsi”) ci sembra appropriato, e non occorre fare nomi, perché anche i “nomi” degli “eletti” sono passati nel dimenticatoio dell’indifferenza generale. Le strade che hanno imboccato questi “rappresentanti” della collettività non portano a nessuna destinazione, si perdono nel nulla.
Resta il fatto che resiste bene il “sistema” di chi governa la Sicilia, le grandi e piccole città: è il solito sistema, quello della “politica degli interessi ristretti” che privilegia pochi a discapito di tutti gli altri.