La dieta mediterranea

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di Francesco Calì

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Anche oggi traggo spunto per questa mia chiacchierata da un episodio di cronaca, esattamente da un servizio giornalistico visto su Sky Tg24. Il giornalista presentava un nuovo master, che si poteva frequentare presso una centro in prossimità di Cuneo, nel quale per la prima volta si coniugavano la dieta mediterranea, piatti preparati da rinomati Chef e una sana cultura medica. Beh! Mi direte che c’è di nuovo, abbiamo spesso sentito parlare di dieta mediterranea e dei suoi positivi vantaggi, ebbene una novità questa volta c’era ed era anche grossa. Il medico intervistato, un esperto nutrizionista, affermava che i vantaggi della nostra dieta mediterranea, che sostituisce l’olio al burro e prevede una certa quantità di carboidrati sotto forma di pasta e pane, sono innegabili. Ma affermava anche che la stessa dieta prevede il consumo di una appropriata quantità di carni, anche rosse, oltre che di pesce e uova.

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Fin qui poche novità, qualsiasi buona massaia italiana utilizza tutti questi alimenti, oltre verdure, legumi e frutta, per nutrire i propri familiari. Ma qualcosa nelle parole dell’esperto mi ha colpito, erano parole ragionevoli che rinviavano per stilare la dieta all’uso di due semplici presupposti: equilibrio e buonsenso. Nessun attacco scagliato a priori contro la carne e i suoi effetti nocivi, e nessuna apologia sul consumo del pesce o di altre proteine di origine vegetale. Siamo ormai abituati, nella vita di tutti i giorni, ad un epico scontro frontale tra carnivori e vegani, scontro che non prevede prigionieri ma solo vittime. La normale dialettica ed il sano confronto, purché basato su presupposti scientifici, hanno ormai lasciato il posto allo scontro senza regole; uno scontro che sempre più assomiglia ad una guerra della quale si sono persi di vista i motivi scatenanti.

Ed ecco che un oscuro medico di campagna se ne viene fuori dicendo che un equilibrato consumo di carne non fa male e che non tutto il pesce fa bene essendo in larga parte adulterato.

I nostri nonni sicuramente non mangiavano la quantità di carne che mangiamo noi, il pesce che consumavano era quello che si pescava nei mari prospicienti casa e il consumo di frutta verdure era limitato alle varietà di stagione e, spesso, proveniva dall’orto sotto casa. Gli animali di allevamento non erano gonfiati a forza di estrogeni e, non venivano imbottiti di antibiotici per prevenire le malattie dovute all’allevamento intensivo; quando si mangiava un pollo ruspante il sapore della carne era decisamente diverso, e, esperienza sicuramente vissuta da tutti mangiando un pollo di gastronomia, la carne non si staccava dalle ossa con la stessa facilità di oggi.

Il pesce veniva dal nostro mare, le varietà erano quelle di stagione, e in gran parte, si consumava pesce azzurro, non pesce spada, tonno e altri pesci di grandi dimensioni come si fa oggi. I grandi pesci pelagici oggi sono saturi di mercurio, si comportano come spazzini del mare raccogliendo il mercurio che andiamo disperdendo nelle acque del mare grazie agli scarichi dei nostri fiumi. Molto del pesce che oggi troviamo sui banconi del mercato o nelle pescherie viene da allevamenti intensivi, che oltre ad azzerare qualità e sapori del nostro pescato, ci fanno assumere quantità massicce di antibiotici. E purtroppo non va meglio con le coltivazioni di frutta e verdura, regno incontrastato di diserbanti e insetticidi. Vi è mai capitato di aprire una meravigliosa pesca, bella, soda e invitante, grande quanto un’arancia o un piccolo melone, e poi trovarla completamente devastata all’interno? Mettere in padella una fetta di carne, rossa, succulente e vederla dimezzare le sue dimensioni durante la cottura?

Oggi anche il cibo vive di apparenza.

Deve essere bello e non sano, appetibile alla vista e non nutriente, tutto deve essere disponibile per il consumo in qualsiasi periodo dell’anno. Questa spasmodica ricerca dell’uomo moderno ci ha portati a giudicare buono ciò che è bello e non ciò che è sano.

E poi arriva questo inopportuno medico che ci suggerisce di usare il cervello e soprattutto il buonsenso; la carne deve essere consumata ma in quantità ragionevoli, il pesce deve essere consumato anch’esso in quantità opportune e, possibilmente cercando di scegliere quello sano e non quello che ci hanno insegnato a considerare buono perché bello. Frutta e verdura sarebbe meglio comprarli dal contadino vicino casa, magari evitando le prese in giro, perché è inutile comprare l’olio tunisino, le fragole coltivate in Egitto con non si sa bene quale acqua, i formaggi provenienti dalla Cina e via discorrendo.

Buonsenso, dovrebbe essere questa la parola d’ordine per tutti noi, una dieta sana ed equilibrata, deve contemplare tutti gli alimenti, nelle giuste quantità e possibilmente di qualità.

Purtroppo qui entriamo in un campo minato, quasi nessuno di noi si può permettere il lusso di andare direttamente dal contadino a comprare i suoi prodotti, sempre che poi siano realmente coltivati da lui e non semplicemente rivenduti dopo averli abilmente camuffati. Ancor più difficile fare una scelta oculata con la carne, il pesce e i formaggi. In realtà dovrebbe essere lo Stato a garantirci la qualità di ciò che mangiamo con opportuni ed efficaci controlli, impedendo che il nostro mercato sia invaso di prodotti stranieri competitivi unicamente perché economici. Come in altri casi anche qui il nostro Stato è inefficace: la Comunità Europea ci impone il latte di provenienza comunitaria, qualità indefinita, e noi buttiamo quello prodotto nelle nostre stalle, compriamo le arance dalla Spagna e mandiamo al macero l’eccellente produzione agrumicola siciliana, importiamo l’olio e le olive dalla Grecia e l’imbottigliamo in Italia spacciandolo per prodotto locale.

Stiamo combattendo una battaglia per la nostra salute e solo noi possiamo vincerla, non dico di comprare tutti solo prodotti Bio, e poi siamo realmente sicuri che lo siano? Ma sforziamoci almeno di usare il buonsenso, arma efficace e straordinariamente potente, che in mano a milioni di consumatori può cambiare qualcosa.

Abbandoniamo le mode, per una volta ragioniamo con la nostra testa e non con gli spot, un prodotto di qualità non necessita di pubblicità martellanti è sufficiente il passa parola. Sicuramente non possiamo tornare indietro ai tempi dei nostri nonni ma possiamo comunque cercare di ri-umanizzare questa società, non facendoci guidare dagli unici due valori che oggi contino: potere e denaro!

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