Gli Italiani e la democrazia

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di Francesco Calì

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L’approvazione avvenuta la sera del 11/05/2016 della legge Cirinnà sulle unioni civili è stata accolta con gioia da una parte e con grandi proteste dall’altra. Era necessaria una legge sulle unioni civili che garantisse i diritti di quelle coppie omosessuali che non erano tutelate? Sicuramente si!

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Ognuno è libero di scegliersi il compagno o la compagna che preferisce, costruendo un rapporto, che sia etero o omosessuale poco importa. Quello che invece conta, e anche parecchio, è il metodo scelto per prendere certe decisioni. Prima di entrare nel merito di qualsiasi discussione è opportuna una precisazione sul concetto di democrazia, il dizionario Treccani ci restituisce la seguente definizione:

“Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi; in particolare, forma di governo che si basa sulla sovranità popolare esercitata per mezzo di rappresentanze elettive, e che garantisce a ogni cittadino la partecipazione, su base di uguaglianza, all’esercizio del potere pubblico. La dottrina stessa, come concezione politico-sociale e come ideale etico, che si fonda sul principio della sovranità popolare, sulla garanzia della libertà e dell’uguaglianza di tutti i cittadini”.

Dunque stiamo parlando di una forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e sull’uguaglianza, e, giusto per semplificare, saltiamo il passaggio delle rappresentanze elettive che dovrebbero garantire ad ogni cittadino la partecipazione su base di uguaglianza. Facciamo finta, per un momento, che il governo che ci dirige sia stato eletto conformemente alla nostra costituzione e, che sia regolarmente in carica.

Il nostro Primo Ministro e capo del governo, Renzi ha dichiarato che era opportuno ricorrere al voto di fiducia, altrimenti la legge sarebbe rimasta ancora impantanata, in quella palude stagnante che è il nostro Parlamento. Ma trattandosi di una legge parlamentare non sarebbe stato più opportuno che a decidere sulla sua approvazione fossero i nostri parlamentari, ma realmente liberi di scegliere in piena coscienza e non costretti dal Governo ad un voto di fiducia, che ha di fatto trasformato la votazione sulla legge in un test sulla tenuta del Governo stesso snaturando la prassi parlamentare.

Voglio fare ancora un passo indietro, visto il tema particolarmente delicato, che tocca profondamente le coscienze di tutti noi, non sarebbe stato “probabilmente” più idoneo il ricorso allo strumento referendario, strumento che avrebbe consentito a tutti gli italiani di esprimere il proprio legittimo parere, come è prescritto in ogni democrazia?

Sicuramente ragioni di opportunità politica hanno suggerito al nostro Primo Ministro di non ascoltare la voce degli italiani, era più comodo e più semplice da controllare il voto di alcune centinaia di parlamentari, attaccati alla poltrona come non mai e pronti a tutto pur di non perderla. Smettiamola con la presa in giro del “ce lo chiede l’Europa”, non tiriamola in ballo quando ci fa comodo, in Europa ci sono molti paesi che hanno approvato una legge sulle unioni civili e molti altri che, ad oggi, ancora si rifiutano di farlo. E poi se veramente desideriamo rispettare i dettami europei mettiamo la Comunità Europea in condizioni di legiferare veramente, l’Europa faccia le leggi e gli Stati aderenti siano obbligati a recepirle. Questa dovrebbe essere l’Unione Europea e non il carrozzone che è oggi, incapace di decidere nulla figuriamoci di imporlo. Cerchiamo di essere realisti, se davvero vogliamo fare dell’Europa la casa comune, abbandoniamo tutti i nostri nazionalismi e i nostri particolarismi, e trasformiamola in un vero Stato.

Ovviamente queste mie opinioni non sono condivise dalla stragrande maggioranza degli europei, tant’è che tutti siamo europeisti a corrente alternata, QUANDO CI FA COMODO.

E in questo momento ci faceva comodo ricorrere al: ce lo chiede l’Europa!

Ma siamo veramente sicuri che la maggioranza degli italiani volesse davvero questa legge? I pareri sono discordanti, e, come al solito, i sondaggi non disperdono la nebbia; se un sondaggio stabilisce che gli italiano approvano la legge sulle unioni civili, il successivo dice esattamente l’opposto ed un terzo si pone nella via di mezzo. I sondaggi quindi non ci aiutano, le leggi non vengono approvate dal nostro Parlamento ma imposte dal Governo, che non dovrebbe avere nessuna voce in capitolo, e lo strumento referendario non viene usato nel modo corretto. Abbiamo fatto un inutile referendum sulle “trivelle” e, non ne facciamo uno su una legge così importante per così tante persone?

C’era forse la paura che con una libera consultazione del popolo, forse e sottolineo forse, la legge non sarebbe stata approvata?

Quando il popolo italiano è stato chiamato ad esprimersi su questioni realmente importanti, basti l’esempio del referendum sull’aborto, la risposta è stata unanime.

Le reazioni all’approvazione della legge sono state, come era prevedibile, scomposte e sguaiate, da un lato si festeggia per la sua approvazione dall’altro si promette battaglia e si suggerisce ai sindaci di non registrare le unioni civili, una sorta di sciopero bianco, inutile e soprattutto illegale, se una legge c’è va applicata al di sopra delle proprie opinioni personali sulla sua opportunità. Ma la critica più scomposta è arrivata dalla Chiesa Cattolica, che vedendo indebolito il concetto di famiglia, si è lanciata nell’agone politico vestendo dei panni che non le sono consoni.

Eppure sarebbe così facile risolvere il problema, basterebbe raccogliere le firme per un referendum abrogativo, in toto o in parte, di questa legge. Sarebbero così nuovamente gli italiani a riappropriarsi del diritto di decidere se una legge è giusta o no!

E solo a loro spetta stabilire da che parte sta la maggioranza, perché in una democrazia deve essere la maggioranza che decide pur nel rispetto delle minoranze, altrimenti non parliamo di democrazia ma di dittatura.

Ma come richiama il titolo il rapporto degli italiani con la democrazia non è ancora chiaro, soprattutto ai diretti interessati.

Tutte le verità passano attraverso tre stadi.

Primo: vengono ridicolizzate;

secondo: vengono violentemente contestate;

terzo: vengono accettate dandole come evidenti.

SCHOPENHAUER

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