di Luigi Asero
Abbiamo chiuso l’articolo di ieri, che si occupava della precaria situazione finanziaria alla Regione siciliana, con la frase “L’orchestra suona, la gente balla, la nave affonda: Titanic-Sicilia“.
Con la stessa frase vogliamo iniziare questo articolo, dove di Titanic però, a ben guardare, ne vediamo tanti. Come la Sicilia tanti, troppi, comuni italiani; diverse Regioni italiane; la stessa Italia e, a dircela tutta, la stessa Unione Europea.
La sensazione è che parte del mondo occidentale si trovi su questo transatlantico dal sinistro nome Titanic, dove alcuni (potenti che tutto possono) conoscono la reale situazione e hanno accesso alle poche scialuppe, mentre tutti gli altri ballano al suono dell’eroica orchestra mentre la nave va giù e nessuno, nell’euforia del momento, si accorge dei topi che fuggono.
E chi sono i topi che fuggono? Quei “gufi” che lasciano il Paese per andare a trovar migliore sistemazione all’estero? Ma ovviamente no, non sono certamente i disperati in cerca di dignità! Sono invece quei gruppi imprenditoriali che hanno deciso di lasciar il suolo patrio in cerca di nuovi e più ricchi “lidi”.
Ma anche coloro che si stanno defilando affidando la gestione della cosa pubblica a dei perfetti incapaci, o a degli incauti sprovveduti. Mentre il popolo-passeggero che balla non si accorge di nulla, inebriato dai fumi di un consumismo che propone ai danzanti tecnologia a basso costo e divertimento, in cambio della “cecità” di fronte a quanto sarebbe visibile invece, anche a un bambino.
Che i problemi di uno Stato, quelli in grado di risolvere la crisi economica o piuttosto i rischi legati al terrorismo, si possano ridurre a una improbabile legge sulle unioni civili o un’ancor più improbabile riforma della Costituzione a noi appare quantomeno dubbio. Sembra, e stiamo azzardando usando la formula dubitativa, che ci si basi su finti problemi per nascondere i veri problemi, quelli a cui nessuno pare in grado di dare soluzione.
Non è certamente un caso se il dibattito iniziato da uno studente all’interno di un’aula universitaria tiene banco nelle polemiche politiche di questi giorni. Nessuno mette in discussione la presunta preparazione del giovane che ha provato a contrapporsi al ministro Maria Elena Boschi, ma sorge spontanea una domanda: ci voleva uno studente e una presunta “censura” per dire “quattro cose in fila” all’arroganza ministeriale? Nessun politico di rango è più in grado di opporre un discorso sensato a un’insensata riforma? Qual è il livello della classe dirigente (politica) in Italia, se occorre dare la ribalta a uno studente per sentire un po’ di seria e convinta opposizione?
La nave affonda, i comandanti sono già andati via. Intanto l’orchestra continua a suonare mentre la gente balla…