di Francesco Calì
Napoli una svolta nelle indagini sulla morte della piccola Fortuna Loffredo, uccisa dall’orco due anni fa nel parco Verde di Caivano: ad ucciderla il vicino di casa, il padre della sua amichetta del cuore.
Palermo nel quartiere della Kalsa la folla accerchia le forze dell’ordine e consente la fuga di un rapinatore. Due episodi diversi ma tristemente identici, figli di una cultura del degrado e della delinquenza elevata a modello di comportamento sociale.
La svolta nelle indagini di Napoli arriva grazie alla testimonianza di una bambina, scrive Dario Del Porto su Repubblica del 29 Aprile:
Il coraggio dei bambini: “Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta”. Così il procuratore aggiunto di Napoli nord, Domenico Airoma, che ha coordinato l’inchiesta sull’omicidio della piccola Fortuna: il riferimento è al contributo dato da tre minorenni. Airoma ha parlato di “omertosa indifferenza e colpevole connivenza” riscontrate da parte degli adulti. In particolare è stata un’amichetta della piccola Fortuna a ricostruire con gli inquirenti e una psicologa gli ultimi minuti di vita della bimba, partendo dal tentativo di violenza aveva opposto resistenza fino al volo mortale dall’ottavo piano del palazzo dove abitava. Un racconto avvenuto in una casa famiglia il 23 marzo.
Gli adulti tacciono e i bambini si ribellano!
La piccola Fortuna è stata uccisa perché si era ribellata all’ennesima violenza, ci sono voluti due anni per arrivare a mettere la parola fine a questa triste storia, ma l’amara verità è che tutti sapevano e nessuno ha mai parlato. Anche oggi il clima di omertà regna su questa periferia degradata di Napoli, anche oggi tutti preferiscono tacere e, il confine tra omertà e complicità diventa sempre più sottile. E non dimentichiamo che in quello stesso palazzo, era morto allo stesso modo della piccola Fortuna, Antonio Giglio, un bimbo di tre anni che nel 2013 era precipitato dal balcone.
A Palermo dopo una rapina ad uno stand del mercato ortofrutticolo, che ha fruttato un bottino di diecimila euro, i quattro rapinatori fuggono a bordo di due moto. La polizia immediatamente informata dal commerciante si lancia all’inseguimento, i malviventi nel tentativo di far perdere le proprie tracce si dividono, e ai poliziotti di pattuglia non resta che inseguire i due che si rifugiano nei vicoli della Kalsa, antico quartiere arabo del centro storico di Palermo. Dopo essere riusciti a bloccare uno dei due rapinatori, tra l’altro armato di una pistola con il colpo in canna, cercano di agguantare anche il secondo delinquente. A questo punto scatta l’azione della folla connivente che circonda gli agenti consentendo la fuga del rapinatore e cercando di liberare quello già arrestato.
Una folla che circonda le forze dell’ordine per consentire la fuga dei delinquenti, un quartiere in cui molti sanno e nessuno decide di spezzare il muro di omertà.
Sono due facce della stessa medaglia, e non tutto può essere giustificato parlando di povertà e degrado. Si! Queste sicuramente sono concause ma non descrivono pienamente il quadro sociale. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e parlare di una assenza di cultura dell’onestà, delinquere è diventato uno stile di vita insegnato dalla famiglia e dalla società. Naturalmente questa carenza etica e morale ha varie gradazioni ma nessuno può dirsi veramente estraneo. La mancanza di rispetto per la legge elevata a stile di vita.
Anche colui che si crede moralmente irreprensibile commette i suoi piccoli abusi, butta la spazzatura in orari in cui è vietato, “tanto lo fanno tutti”, parcheggia la macchina in doppia fila, “solo un momento il tempo di comprare il pane”, se ha bisogno di qualcosa chiede aiuto all’amico e via dicendo. Certo queste sono “stupidaggini”, ma è grazie a queste stupidaggini che siamo riusciti a costruire una società, in cui il politico o l’amministratore che ruba non va sanzionato perché è un “furbo” e, i furbi sono personaggi da imitare e non da condannare.
Ovviamente la stragrande maggioranza delle persone si ferma a queste piccole azioni riprovevoli, mantenendo un sano controllo del proprio livello morale, nonostante queste “piccole” distrazioni. Ma per qualcuno è facile saltare il fosso.
Il passaggio dalla piccola marachella alla condotta delinquenziale vera e propria è tutto sommato breve, e, purtroppo, anche facile. La cosa grave è il livello di omertà, che io definirei piuttosto complicità, che si manifesta tra familiari ed amici dei delinquenti. In determinati quartieri delle nostre città, naturalmente non solo di Palermo e Napoli, questo atteggiamento è la “normalità”. Il povero rapinatore stava solo facendo la sua onesta attività lavorativa e le forze dell’ordine hanno avuto l’ardire di aggredirlo. Una vera vittima di ingiustizia sociale! Il fatto che fossero armati rientra nella sfera della normalità, il medico uso la stetoscopio, l’operatore ecologico la ramazza, l’informatico il computer… a ognuno il suo strumento del mestiere, e per favore non facciamo discriminazioni.
Quello che colpisce di questi due episodi, e non sono casi isolati, è l’indifferenza della gente, il passante che vede il sopruso e si gira dall’altra parte. Il concetto di morale varia da una civiltà all’altra, e nel tempo, ciò che è moralmente riprovevole per un europeo può non esserlo per qualcun altro, ma l’idea di solidarietà dovrebbe essere universale. Essere solidali con il proprio prossimo e non solo con i propri familiari, dovrebbe essere un sentimento assoluto, il principio ispiratore della nostra vita, l’elemento su cui costruire un mondo migliore per i nostri figli.
Il primo modello negativo è la società in cui viviamo, basta ascoltare un telegiornale per rendersene conto, ed è proprio da qui che dobbiamo partire per un riscatto sociale che è diventato improcastinabile. O diamo una scossa salutare alla nostra vita o siamo destinati a precipitare sempre più nel caos.
Per concludere voglio raccontarvi un episodio vissuto una ventina di anni fa in Val d’Aosta, ero in viaggio con mia moglie e decidiamo di fare una sosta per pranzo, entrati in un piccolo ristorante ci sediamo vicino al televisore che trasmetteva il TG regionale. Il fiume di… quest’anno ha una portata d’acqua ridotta perché le nevi ancora non si sono sciolte, da un sopralluogo alla foresta di … gli alberi risultano in buona salute, il meteo per questo fine settimana prevede…
Un momento e dove sono le notizie di rapine, scippi, omicidi, corruzione e via discorrendo? Non c’erano! Oggi non è più così! Purtroppo sono stati loro ad adeguarsi al nostro “stile” di vita e non il contrario, quella che mi era apparsa come un’oasi felice non lo è più.
Rimbocchiamoci le maniche e cominciamo a cambiare il nostro futuro finché siamo in tempo, è troppo semplice accorgersi “dopo” che “stavamo meglio prima”, ma se continuiamo su questa china potrebbe non esserci un “dopo” su cui riflettere.