di Salvo Barbagallo
In Sicilia il flusso di migranti/profughi provenienti dalla Libia è non stop, quasi proporzionalmente all’assenza di notizie certe da quel Paese a due passi dalla nostra Isola. Sul piano nazionale e internazionale le informazioni che i mass media riescono a dare (o vogliono dare) sono somministrate con il contagocce, ricompaiono soltanto nell’occasione di eventi particolari. Eventi come quello del “vertice” della cosiddetta “Comunità internazionale”
che prende il via oggi (lunedì 16 maggio) a Vienna, convocato da Stati Uniti e (guarda caso…) dall’Italia, alla presenza del Capo di Stato e primo ministro della Libia Fayez al Sarraj, che ha assicurato con lui un’ampia delegazione. Attorno al tavolo della Capitale degli Stati federati dell’Austria si ritroveranno i Paesi occidentali, la Russia, la Cina accanto all’Arabia Saudita, all’Egitto e agli Emirati. Fin troppi nodi da sciogliere anche perché, nonostante gli sforzi “occidentali”, Fayez al Sarraj non può contare su una comunione d’intenti da parte degli altri “coinquilini” libici che, in più circostanze, hanno mostrato e dimostrato di non condividere l’imposto governo d’unità nazionale. E quel che accade quotidianamente in quel territorio è pressoché ignoto (almeno ai più), così come le lotte intestine fra le varie tribù.
I mesi sono trascorsi inesorabili dall’ultimo “vertice”, voluto (a quel che risulta) proprio dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, svoltosi a Roma nel dicembre scorso. Certo in questi mesi Fayez al Sarraj si è dato da fare: ha già costituito una Guardia presidenziale, che nelle finalità potrebbe costituire l’embrione delle future forze armate libiche. Ma nessun passo avanti in questa direzione potrà essere effettuato senza il beneplacito e il coinvolgimento diretto dell’ex fedelissimo di Gheddafi, generale Khalifa Haftar, ministro della Difesa e Capo di Stato Maggiore del governo cirenaico di Tobruk, che controlla i territori a Est del Paese e che conta sull’appoggio dell’Egitto.
È in condizioni di costante conflittualità delle esistenti e predominanti forze interne della Libia che si è giocata e si gioca la lotta all’Isis/Daesh jihadista, lotta che sempre meno viene citata e della quale si sono perdute le tracce, così come sono scomparse dalla scena da mesi e mesi le informazioni sui “programmati” (ma mai attuati) interventi armati da parte della Coalizione internazionale per “ristabilizzare” il Paese.
L’altalena delle informazioni, alla fine, provoca disinformazione e cosa concretamente faccia il fantomatico Stato Islamico non lo comprenderebbe neanche il Pentagono USA, che sta cercando di interpretare lo stato d’emergenza che ha proclamato nella sua “capitale” Raqqa.
Lotta al terrorismo, minacce di attentati in Europa? Seguono gli andamenti dell’altalena delle (sporadiche) informazioni che offrono i grandi mezzi di comunicazione e divulgazione.
E a Vienna, di certo, oggi e domani il “vertice” internazionale non discuterà dell’ininterrotto flusso di migranti/profughi che raggiungono la Sicilia, e che dalla Sicilia si disperde poi in mille direzioni. Quel “flusso” di esseri umani disperati che dalla Libia fuggono, ma che Fayez al Sarraj o il ministro Gentiloni non citano mai nei loro discorsi.