di Salvo Barbagallo
Perché avere perplessità sull’informazione italiana? È un interrogativo retorico (!) dal momento che anche noi (volente o nolente) siamo informazione italiana. Oppure no? Anche questo è un interrogativo retorico…
Il motivo degli “interrogativi retorici” è presto spiegato: è il “flusso” delle notizie su un determinato argomento che compare e scompare dall’attenzione dei mass media con cadenze (quasi fossero “schedulate”) che finisce con il suscitare “perplessità”. Badiamo bene: argomenti che non hanno dismesso mai per un attimo la loro (spesso tragica) attualità.
Ci riferiamo senza giri di ulteriori parole alla “questione” migranti/profughi che viene “riproposta” a fasi alterne come se fosse una “questione” che va a passo di moda, e non come un tragico evento che non ha subìto da anni alcuna interruzione. Ora si scopre (si accerta, cioè) che il numero degli arrivi di migranti in Italia ha superato lo scorso aprile, per la prima volta dal giugno del 2015, quello degli arrivi in Grecia. Lo ha reso noto Frontex: gli arrivi in Grecia sono stati, secondo l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, circa 2700 (il 90 per cento in meno rispetto al mese precedente) mentre quelli registrati nel Mediterraneo centrale sono stati 8370. L’inversione di tendenza tra Grecia e Italia, ha precisato Frontex, si è verificata nonostante il fatto che gli 8.370 arrivi registrati nel Mediterraneo centrale rappresentino riduzioni del 13 per cento rispetto al dato di marzo e del 50 per cento rispetto a un anno fa. La maggior parte dei migranti giunti in Italia sono di nazionalità eritrea, egiziana e nigeriana e non ci sono segnali di un significativo spostamento di migranti dalla rotta del Mediterraneo orientale.
Nelle ultime ore oltre mille migranti sono giunti in Sicilia e Calabria. Nel porto di Augusta è attraccata la nave Peluso con a bordo 342 extracomunitari. A Catania la nave Merikarhu con a bordo 250 migranti, mentre la nave Rio Segura con 173 persone a bordo è approdata a Palermo. Ad Augusta ad accogliere i profughi Carlotta Sami, portavoce Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) che ha seguito direttamente le operazioni di sbarco.
Ecco, questa è la “descrizione” sommaria degli ultimi sbarchi in Sicilia, ultimi sbarchi in quanto il flusso dei barconi dei disperati non si è mai interrotto un solo giorno, ma non fanno “notizia” se non quando si registrano (su segnalazione di chi fortunatamente riesce a salvarsi) dei dispersi in mare. I flussi dei fuggitivi (almeno sino ad ora) hanno avuto come provenienza la Libia, adesso giungeranno anche dall’Egitto. Ha sottolineato bene Davide Lessi sul quotidiano La Stampa: Chiusa una rotta, se ne è aperta un’altra. Il punto è che la “rotta” che porta alla Sicilia è “no stop” da anni, non è “un’altra rotta”, anche se gli esperti la definiscono “nuova”. C’è soltanto una “nuova” e aggiuntiva provenienza su quella rotta “collaudata” e costellata da centinaia di esseri umani finiti in fondo al mare Mediterraneo. Sergio Rame sul quotidiano Il Giornale fa notare: Fino a oggi la rotta egiziana era stata poco battuta. Stando ai dati forniti dal Viminale, dei 31.258 immigrati arrivati finora via mare nel 2016, il 90% è partito dalla Libia. “Dall’Egitto – spiegano dal ministero dell’Interno – abbiamo contato poco più di 5 grandi imbarcazioni in quattro mesi”. Eppure i casi di partenze dalle coste egiziane sono in continuo aumento. “Addestriamo agenti egiziani dedicati ai controlli di frontiere e abbiamo nostri operatori in Egitto – assicurano dal Viminale – con il Cairo abbiamo un buon accordo bilaterale per la riammissione dei migranti economici”. Qualcosa, però, nei rapporti tra i due governi si è rotto (…). Di mezzo, sempre e costantemente un “fatto” politico alla base dell’evento epocale, che è la migrazione dei profughi.
È un “fatto politico” anche la “rotta” per la Sicilia?