Di Salvo Barbagallo
Il premier Matteo Renzi nega l’emergenza profughi, ma lo fa stando a Roma e non vivendo le ore drammatiche, spesso tragiche, che trascorrono sia i fuggitivi che coloro che tentano di salvarli. Matteo Renzi e quanti sostengono che il flusso dei barconi dalla Libia o dall’Egitto è quasi nella norma, riferendosi a statistiche, a “numeri” che spesso non corrispondono alla realtà, ignorano (volutamente oppure no, poca importanza ha) la vera “consistenza” della disperazione di quanti vedono affogare nelle acque del Mediterraneo i loro cari, e ripropongono il “solito” tema dell’accoglienza, non curandosi di trovare soluzioni che stanno alla base del problema di questo esodo senza fine.
La questione immigrazione/profughi ancora oggi non la si vuole comprendere nella sua natura e nella sua dimensione, preferendo ipocritamente adagiarsi su termini come “solidarietà” per coprire una situazione pericolosa e prossima a degenerare della quale non conosciamo le vere origini. L’Europa non è il nuovo mondo di Colombo, i migranti sì, è vero, fuggono dalle guerre ma anche da Paesi che sono ricchi e dai quali l’Occidente dipende per le fonti energetiche. La ricchezza sta in quei Paesi dai quali la maggior parte dei migranti fugge: un paradosso, se si considerano le attuali, negative condizioni socioeconomiche dell’Europa.
Dieci anni addietro (1 settembre del 2006) nel primo numero di questo giornale – quando veniva pubblicato cartaceo – scrivevamo:
Dall’inizio dell’estate in Sicilia è ormai uno sbarco continuo di clandestini: i viaggi della disperazione si susseguono con una frequenza indicibile. In quest’ultimo mese le stime sono di 25 persone l’ora soltanto a Lampedusa e se gli sbarchi dovessero continuare con la stessa intensità, questo record sarà molto presto superato. Se l’Europa non dovesse, in tempi strettissimi dire “basta!” , da qui a qualche anno ci troveremo a gestire una massa di disperati senza speranza pronti a tutto. Ormai non è più tempo di piani elaborati, di proposte complesse o di suggerimenti. E’ giunto ormai il tempo di decidere azioni concrete che non debbono essere di destra o di sinistra, ma azioni il cui obiettivo deve essere uno ed uno soltanto: fermare questa fiumana umana il cui flusso è regolato da organizzazioni malavitose internazionali che hanno trovato il modo di arricchirsi sulla pelle di migliaia di poveri sventurati che non lasciano nessuna traccia perché privi di un passato che sono stati costretti a cancellare e alla ricerca di un futuro che la maggior parte di loro non troverà mai. Nessuno li cercherà mai: la maggior parte di loro fugge da una morte probabile per fame o guerra per andare incontro ad una morte certa durante un viaggio ricco solo di speranze. Arrivano in Sicilia dopo aver pagato somme enormi; imbarcati su vecchie carrette del mare. Il più delle volte vengono gettati in acqua dagli scafisti che temono di essere catturati dalle forze di polizia. La Sicilia è la regione più colpita da questo fenomeno: le sue strutture di accoglienza sono ormai al collasso, i centri costruiti per accogliere poche centinaia di immigrati, oggi ne contengono migliaia. L’Italia non ha né i mezzi ne le strutture per far fronte alle necessità di questi sventurati, l’unico sbocco alla situazione è ormai un serio intervento dell’Unione Europea che, attraverso il governo centrale di Bruxelles, riesca a intervenire con un contributo di uomini e mezzi. Se il governo europeo non capirà che l’Italia è solo la porta per entrare in Europa, fra 10 anni tutti i dannati della terra si riverseranno nel vecchio continente con conseguenze inimmaginabili.
Da quando, con preoccupazione, esponevamo dieci anni addietro la situazione si è aggravata. Non possono esserci alibi o motivi “politici”, o speculazioni di sorta. Ovviamente non è solo responsabilità di Renzi e del governo italiano trovare e applicare soluzioni adeguate a una storia che non si potrà concludere se non risalendo alle origini, alle “cause” che l’hanno provocata. E già dieci anni addietro sostenevamo che
È ormai necessario fermare i flussi dei clandestini, regolare gli ingressi degli immigrati, accogliere chi può e vuole lavorare, rimandare immediatamente i malavitosi nei luoghi di provenienza, o sarà il caos, e non è certo con l’illusione della concessione di una “cittadinanza italiana” che si risolve il problema (…) Dove andranno queste migliaia di persone? Quelle prive di documenti dove si nasconderanno? Non è difficile rispondere: ce li ritroveremo alla periferia di una delle nostre metropoli a mendicare o ad esercitare il mestiere di lavavetri, e quando si sentiranno in pericolo di essere arrestati perché senza documenti, si rivolgeranno alle organizzazioni malavitose che, con la promessa del rilascio di un documento o di un permesso di soggiorno, li utilizzeranno per gli scopi più abietti, privandoli dei più elementari diritti civili. Auguriamoci che il tempo ci dia torto, che i governi reagiscano immediatamente che l’Europa come unione di Paesi democratici sia resa più sensibile da queste tragedie, così da poter scrivere per questa brutta storia un lieto fine.
Oggi scriviamo che non vediamo un “lieto fine” dal momento che si continuano a cercare alibi per nascondere, a volte (forse troppo spesso) situazioni inconfessabili.