Il ritorno di Achille Occhetto e l’utopia del possibile

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Achille Occhetto rompe un silenzio che durava da qualche anno, firmando con il saggista Carlo Ruta un libro-conversazione (appena uscito per le Edizioni di storia e studi sociali) in cui racconta se stesso e spiega qual è oggi, al cospetto della gravissima crisi economica, politica e morale che attraversa l’Italia, la sua concezione della sinistra e della democrazia.

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Dopo aver narrato le fasi che hanno determinato la fine dell’esperienza storica del Pci – di cui fu l’ultimo segretario generale – e il valore dell’eredità gramsciana, Occhetto  offre delle chiavi di lettura del degrado di oggi e suggerisce le linee di una nuova politica, sulle vie di un futuro sostenibile. Con una lucidità che gli viene dalla complessità della sua esperienza politica, che dagli anni post-resistenziali lo ha sollecitato ad un costante lavorio analitico all’insegna dell’eterodossia, della contaminazione e del cambiamento, egli traccia in particolare le linee di una utopia del possibile che guardi in avanti e che però sia in grado di recuperare un patrimonio inestimabile di politiche sociali, oggi largamente rimosso o inutilizzato. Esorta, in definitiva, all’elaborazione di un nuovo contratto storico, generazionale e culturale, che sappia coniugare saldamente le istanze del mondo del lavoro e delle cittadinanze alle complesse tradizioni democratiche e riformistiche che hanno fatto la vicenda civile dell’Italia contemporanea.

Con questo libro-conversazione la casa editrice inaugura una nuova collana, «Dialoghi con la contemporaneità», con cui si cercherà di entrare nel vivo di problematiche di rilievo del presente. Spiega il direttore di EdS: «L’obiettivo di questi “dialoghi” è quello di proporre sui temi sottoposti a esame uno sguardo aperto e, per così dire,  obliquo, che si collochi tra il valore della testimonianza e quello del documento, tra le duttilità della memoria, personale e storica, e le necessità della ricognizione analitica».

Achille Occhetto. Dal 1963 al 1966 è stato segretario nazionale della Fgci e dal 1966 al 1969, divenuto componente dell’ufficio di segreteria del Partito comunista italiano, ha guidato la sezione centrale di Stampa e propaganda. Negli anni settanta si è trasferito in Sicilia, dove ha occupato la carica di segretario regionale del Pci. Il 21 giugno 1988, subentrando ad Alessandro Natta, è divenuto segretario generale del partito. Nel 1990 ha contribuito alla fondazione del Partito del socialismo europeo, di cui ha assunto la vicepresidenza. Dal febbraio 1991 al giugno 1994 è stato segretario nazionale del Partito democratico della sinistra. Parlamentare della Repubblica dal 1976, dal 1996 al 2001 ha guidato la commissione Affari esteri della Camera. Dal 2002 al 2006 è stato membro del Consiglio d’Europa. Ha scritto, tra l’altro: Intervista sul ‘68 (Editori Riuniti), Per un nuovo movimento (Laterza), L’indimenticabile ‘89 (Feltrinelli), Il sentimento e la ragione (Rizzoli), Governare il mondo (Editori Riuniti), Secondo me (Piemme), La gioiosa macchina da guerra (Editori Internazionali Riuniti).

Carlo Ruta. Saggista, laureato in Filosofia all’Università di Messina e in Teorie della conoscenza, della morale e della comunicazione all’Università di Urbino. Autore di numerose opere, tra cui: Il binomio Giuliano-Scelba (Rubbettino), Guerre solo ingiuste (Mimesis), Narcoeconomy (Castelvecchi), Il crepuscolo della Sicilia islamica (Edi.bi.si.), Colletti criminali (Castelvecchi), Storia del viaggio in Sicilia dalla tarda antichità all’età moderna (Edizioni di storia). Ha condotto studi su fonti odeporiche e su alcuni aspetti dell’età dei lumi. Ha pubblicato reportage e inchieste su «Narcomafie», «il manifesto» e altre testate giornalistiche.

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