Soggiorno migranti/profughi, bomba a orologeria

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di Salvo Barbagallo

 

Ci addoloriamo (ma quanto è vero o “ipocrita” questo dolore?) quando apprendiamo delle tragedie (periodiche) che si verificano nel canale di Sicilia, quando apprendiamo delle centinaia di migranti/profughi che affogano in un viaggio (per loro) senza speranza, in un viaggio che si conclude nei fondali inquinati del Mediterraneo. I numeri dovrebbero fare rabbrividire: diecimila morti dallo scorso anno! Ma i numeri sono (purtroppo) solo “numeri” che non riescono (e non possono) descrivere a sufficienza questa tragedia, e quanti possono essere “sensibili” e “coinvolti” magari non hanno alcun strumento per essere d’aiuto. Ovviamente ci sono le competenti autorità che cercano di fronteggiare la situazione, con “programmi” che – a conti fatti – non risolvono.

Incendio al centro di accoglienza di Lampedusa
Incendio al centro di accoglienza di Lampedusa

Ovviamente, l’Italia (forse più di altri Paesi europei) cerca di fare la sua parte, ma i risultati sono deludenti tenendo conto che in campo ci sono soltanto soluzioni che possono considerarsi “provvisorie”, dal momento che nessuna “soluzione” viene posta a monte del problema. Come dire: se non si cercano le “vere” cause dell’esodo dei migranti/ profughi, e quindi non si comprendono le “vere” ragioni che provocano lo stesso esodo, quali”soluzioni” “vere” possono essere approntate?

Il “fenomeno” della migrazione non è attribuibile a questi ultimi anni, ma si deve andare indietro di qualche decennio, come minimo, prima dell’avvento del Terzo Millennio, cioè già nel secolo scorso. In quel tempo chi approdava nell’estremo lembo sud dell’Europa, cioè in Sicilia, veniva chiamato “clandestino”. Quei “clandestini” si fermavano principalmente in Sicilia, al più raggiungevano la Calabria e la Puglia. E lì si insediavano e il “problema accoglienza” non esisteva per migliaia e migliaia di loro che si inserivano tranquillamente nelle varie comunità, spesso trovavano lavoro (“naturalmente” sottopagati, molto sottopagati), anche se ufficialmente rimanevano “clandestini”. Ma per le autorità non costituivano “interesse” primario. Gli sconvolgimenti bellici verificatisi dai primi anni del Terzo Millennio in molti dei territori dell’altra sponda del Mediterraneo sicuramente hanno alimentato la “fuga” da quei Paesi sconvolti da guerre interne ed esterne e “qualcuno” ha pensato di poterci speculare: organizzazioni di trafficanti di esseri umani, e spregiudicati “politici” di natura sconosciuta (?) l’hanno fatta (e continuano a farla) da padroni.

rosOggi la situazione appare ingestibile, nonostante l’enorme somma che l’Unione Europea spende per l’accoglienza. Un’accoglienza che è diventata scomoda, troppo appariscenti le speculazioni sui migranti/profughi, scarsi i risultati. Non è stato possibile un reale censimento di quanti vengono salvati in mare, si continuano a contare i morti, i centri di ricovero bolge infernali che determinano reazioni a catena, incidenti a vario livello.

Da clandestino a immigrato a migrante/profugo, a rifugiato: è mutata anche la terminologia che si riferisce a coloro che mettono piede già nell’estremo sud d’Europa, ma il significato non cambia.

Il prefetto di Reggio Calabria, Carlo Sammartino, nel febbraio scorso ha approvato un «protocollo di accoglienza e integrazione degli immigrati nella Piana di Gioia Tauro» con l’obiettivo di smantellare la tendopoli di San Ferdinando, dove tre giorni addietro è stato ucciso da un carabiniere un giovane del Mali: ora c’è il “dalli al carabiniere” senza sottolineare che il militare, mentre cercava di sedare una rissa fra due migranti, proprio da quel giovane era stato accoltellato. Proprio come ha riportato l’agenzia ANSA secondo una prima ricostruzione, sembra che i due extracomunitari stessero litigando perché uno aveva cercato di derubare l’altro. Quando i carabinieri sono intervenuti per cercare di riportare la calma, uno dei due extracomunitari ha dato in escandescenze tirando fuori un coltello e aggredendo il militare, che è rimasto ferito e poi ha sparato un colpo che ha ucciso l’uomo.

Non è certo la prima volta che nei centri di accoglienza accadono episodi di violenza, pochi si chiedono perché in quei luoghi che dovrebbero essere di “primo soccorso”, i “rifugiati” si fermano per giorni e giorni, per poi scomparire senza che sia stato possibile (addirittura) accertare la loro identità.

Siamo convinti che polemizzare serve a poco, siamo, però, altrettanto convinti che la questione “migranti/profughi” si aggraverà maggiormente nei prossimi mesi, quando sarà incontenibile il numero dei fuggitivi che riusciranno a raggiungere le coste del sud Europa (le “nostre” coste). Non prevedere il peggio è da coscienti/inconsapevoli.

 

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