di Salvo Barbagallo
Non è complicata la stategia del terrore jihadista: seminare morte fra innocenti, creare paura ovunque, senza tenere conto di frontiere. Liberté, Égalité, Fraternité: alle tre parole che hanno fatto la Francia e il mondo moderno, si contrappone il terrore jihadista che mostra di non avere frontiere, e che può colpire sempre in maniera feroce. Promenade des Anglais di Nizza, 14 luglio ore 22.30, in attesa dei fuochi d’artificio per la Festa nazionale, la ricorrenza della presa della Bastiglia nel 1789, migliaia e migliaia di persone, moltissimi i bambini: ottantaquattro vittime, centinaia di feriti. Un “uomo”, un franco/tunisino (identificato, ma generalità non diffuse) ha seminato morte, un Tir che ha travolto quanti si trovavano sul viale prospiciente la spiaggia, esplodendo anche colpi d’arma da fuoco. Una corsa per due chilometri di percorso, prima che l’individuo venisse abbattuto dalle forze di polizia.
Non c’è a poche ore di distanza dall’attentato la rivendicazione dell’Isis, ma non occorre una “firma” ufficiale per comprendere la “matrice” di quest’azione criminale: i cosiddetti “lupi solitari” sono sparsi ovunque (non solo in Europa) e colpiscono in nome di una “religione” (che poco o nulla ha a che vedere con gli assassini), e di una “ideologia” che tenta continuamente di annullare ciò che di buono l’Occidente è riuscito a creare.
Fanno riflettere le modalità dell’operato terroristico di Nizza: l’uso di un automezzo, caratteristico “strumento” di morte usato in tante attentati in medio oriente. Basti ricordare quanto avvenne a Nassirya il 12 novembre del 2003 quando un camion cisterna pieno di esplosivo esplose davanti alla base italiana dei Carabinieri, provocando la morte di 28 persone, fra Carabinieri, militari e civili. La tecnica dell’auto o del camion sulla folla è stata più volte evocata in passato dai vertici dello Stato islamico come un modo per colpire gli occidentali, in particolare in Francia, considerato il nemico principale del Califfato. Nelle ultime settimane il primo ministro francese Manuel Valls non ha smesso di evocare la possibilità di un attentato terroristico, ma si temeva soprattutto un attacco durante gli europei di calcio che si sono conclusi domenica scorsa. Il capo dei servizi francesi Patrick Calvar aveva parlato durante un’audizione a porte chiuse in Parlamento della possibilità di un cambio
L’inchiesta sulla strage di Nizza è stata affidata alla sezione anti-terrorismo di Parigi, mentre nella città francese è stato interdetto l’accesso agli stabilimenti balneari, pubblici e privati, lungo la Promenade des Anglais. Il presidente francese, François Hollande, è rientrato da Avignone a Parigi e ha raggiunto l’unità di crisi allestita all’Eliseo.
Difficile prevenire in simili circostanze il modus operandi dei “solitari” jihadisti, quasi sempre individui radicati nel territorio da anni: i servizi d’intelligence in questi casi possono fare ben poco. Quanto accaduto recentemente a Dacca, in Bangladesh e ora a Nizza lo dimostrano, nonostante lo stato di allerta predisposto per avvenimenti precedenti.
Dopo l’attentato l’Italia ha rafforzato i controlli ai confini con la Francia. Sono stati disposti dei controlli di polizia su tutte le auto in ingresso ai valichi di frontiera secondari, mentre al valico autostradale di Ventimiglia le verifiche vengono effettuate solo su alcune auto. Convocato oggi al Viminale il Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo.