di Luigi Asero
Si parla già di ricostruzione nei territori devastati dal terremoto del 24 agosto mentre oggi inizia la triste sequela di funerali di Stato per le vittime del sisma alla presenza delle massime autorità dello Stato con a capo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ricostruire mentre ancora non si è terminato di scavare fra le macerie di quella lunghissima scossa che ha portato con sé oltre 280 persone (e il bilancio potrebbe ancora peggiorare) e centinaia di feriti, distruggendo quasi interamente tre paesi e diverse frazioni. Maciullando desideri ed aspirazioni, sogni e speranze di migliaia di persone. Sono comunità piccole, molto unite, dove tutti si conoscono, dove se anche non hai perso un familiare certamente hai perso tanti amici, persone e sorrisi di una vita.
Si deve comunque pensare al futuro, chi sopravvive, in qualsiasi condizione fisica e psicologica sopravviva, deve pensare al futuro. E non si può pensare di affrontarlo in una tenda, in un’area dove la temperatura della notte fra qualche mese scenderà a dieci gradi sotto zero nella notte. Ricostruire sì. Ma come?
Fonti governative garantiscono che con il nuovo codice degli appalti approvato recentemente dal Consiglio dei Ministri non sarà possibile che accada ciò che ha funestato la ricostruzione delle precedenti catastrofi. Ascoltando tanto governativo ottimismo però ci vengono subito in mente le parole pronunciate in giugno dal neo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Pier Camillo Davigo (Il Fatto Quotidiano) :
La nuova normativa sulle gare pubbliche, sostiene il presidente Anm, “è tutta roba che non serve a niente” e la corruzione “non si combatte con l’Autorità nazionale anticorruzione”, che non ha poteri di repressione… “Da anni” si scrivono normative sugli appalti “con regole sempre più stringenti che danno fastidio alle aziende perbene e non fanno né caldo né freddo a quelle delinquenziali”, ha proseguito, sottolineando quindi che “non serve fare normative sugli appalti, serve fare operazioni sotto copertura“, con agenti infiltrati che fingono di essere imprenditori. Su questo punto, in passato Davigo aveva già incalzato il presidente dell’Anac Raffaele Cantone: “Per contrastare la corruzione bisogna mandare i poliziotti a offrire denaro ai politici e arrestare chi accetta. Lo diceva anche Cantone, ma ora ha smesso di dirlo. Perché? Lo capisco. E non aggiungo altro…”.
Ecco, questo è il timore. Almeno per una volta vogliamo chiedere all’intera classe politica e dirigente, almeno per quelle anime innocenti che hanno perso la vita a otto o diciotto mesi, almeno per una volta smentiteci. Ricostruite bene, velocemente, onestamente. Possibilmente con una seria programmazione che tenga conto della tipologia del territorio.
Altrimenti abbiate il pudore di tacere e non vi recate a far passerella in funerali che non vi appartengono.