Mediterraneo, scenario del futuro incerto: la Sicilia sta a guardare

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di Salvo Barbagallo

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Mediterraneo non più culla della civiltà, non più mare di pace, ora solo mare di disperazione, speranza e di guerra. Il Mediterraneo oggi è l’immagine del futuro incerto che si prospetta all’Europa e al mondo intero per quanto accade nei suoi Paesi rivieraschi e un poco oltre. Dai migranti/profughi alle navi pronte a salvarli, alle flotte pronte e in parte già attive per portare stabilizzazione a suon di missili e bombe nelle aree dove i conflitti sono più accesi e là dove si annida la matrice del terrorismo jihadista. Dopo le prime notizie sui primi raid statunitensi, dopo le prime (e uniche) mezze verità del governo Renzi sulla partecipazione dell’Italia negli interventi per aiutare il neo-governo libico, lunghe pause d’imbarazzante silenzio dei mass media, poco, molto poco si viene a sapere su quanto accade nella sponda a sud dell’ex Mare Nostrum, in Sirte dove la resistenza del Califfato nero ancora non è stata debellata. In realtà altrettanto poco si conosce su quanto accade nelle basi militari siciliane (date in “prestito” agli americani)  dove dovrebbero operare i mezzi aerei USA. Questa, però, non è una novità.

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migMigranti/profughi. Fiorenza Sarzanini ieri (8 agosto) sul Corriere della Sera ha scritto: Potrebbe esserci una strategia dietro il continuo arrivo di migranti a Ventimiglia. Le verifiche effettuate dalla polizia sull’aumento delle presenze nell’area del valico con la Francia fanno emergere un flusso che dalla Sicilia porta direttamente in Liguria. Anche per questo si è deciso di intensificare i controlli, e soprattutto la vigilanza, in tutta la zona dove ormai da oltre un mese stazionano gli stranieri. E di farlo con pattuglie miste italo-francesi proprio per poter garantire un maggiore controllo del territorio con un sistema simile a quello applicato per i tifosi in occasione delle partite ad alto rischio. Il rischio è che la situazione possa degenerare, soprattutto dopo la decisione della Svizzera di applicare le norme sui respingimenti che di fatto stringe l’Italia in una morsa, visto che l’Austria ha già da tempo sospeso il trattato di Schengen. Era previsto che questa situazione si venisse a creare, e le verifiche degli inquirenti lo hanno confermato.

Antonio Macaluso (sempre sul Corriere della Sera di ieri) intervista il comandante generale della Guardia Costiera, ammiraglio Vincenzo Melone, che dichiara: Fermo restando che dietro le partenze c’è sempre un’organizzazione criminale, non escludo che l’Isis utilizzi questo strumento per destabilizzare (…). Abbiamo milioni di migranti da molti Paesi che premono e cercano strade sempre nuove. E ci sono fattori, interessi politici che mutano su uno scacchiere che non riguarda più soltanto l’Africa e l’Europa, ma il mondo intero (…).

Da Sigonella a Trapani. Dopo le dichiarazione del ministro della Difesa Roberta Pinotti, nulla si è appreso in merito all’utilizzo da parte degli USA delle basi aeroportuali italiani e, specificatamente, delle basi in Sicilia di Sigonella e Trapani, sebbene in questi aeroporti isolani gli statunitensi operano da anni in modo autonomo. In riferimento ai raid dei droni (Global Hakws e Predator di stanza a Sigonella) o di velivoli della Sesta Flotta USA nessun bollettino o comunicato stampa è stato diramato. Anche in questo caso la Sicilia è passiva, ignora apertamente quanto accade sul suo territorio: per chi governa la Regione il problema non esiste, così come non esiste per le autorità locali (Prefetture e sindaci) prossime alle installazioni militari.

D’altra parte, siamo in Estate, tempo di vacanze e bagni, e non danno fastidio neanche i migranti/profughi che quasi quotidianamente vengono sbarcati dalle navi soccorritrici nei porti siciliani.

Così è, se vi piace.

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