Par condicio: concedere Sigonella anche a Putin?

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di Salvo Barbagallo

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Se è vero (come dovrebbe esser vero) che le Grandi Potenze (dagli USA alla Francia, all’Inghilterra) vogliono sconfiggere il Califfato jihadista, cioè l’Isis ovunque si trovi (cioè dall’Iraq alla Siria, alla Libia e altrove), ebbene l’uomo comune non comprende perché non venga “ancora” adottata una strategia “comune” per far sì che impegno e forze in campo diano risultati definitivi. Come in realtà sta accadendo in Libia, nella Sirte da dove (però) non si hanno notizie da qualche giorno. Così come in merito scarse notizie provengono dallo stesso Governo italiano, ma sulle cui iniziative antiterrorismo qualcosa trapela grazie alle informazioni che forniscono i mass media.

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sig2Mariano Alberto Vignali ieri (17 agosto) con un suo reportage sul quotidiano La Stampa ci porta a conoscenza che Il rischio d’infiltrazioni di combattenti islamici tra i profughi è uno scenario sempre più credibile: per questo l’Italia mette in campo una nuova unità speciale, costituita dalla Marina Militare e già imbarcata sulle navi presenti nel Mediterraneo centrale.  Una unità in grado di abbordare un battello ostile, catturare soggetti armati o liberare un cargo in mano a pirati. Nuove truppe d’assalto anfibio, ma pensate in chiave antiterrorismo, che operano a stretto contatto con gli incursori del ComSubIn e che vengono guidate dagli occhi segreti dei sommergibili impegnati nella caccia a scafisti e terroristi (…). A guidarli vi sono, «rapidi ed invisibili» come dice il loro motto, i sottomarini classe U-212 impegnati nell’operazione «Mare Sicuro». Da sotto il mare, operando solo con il periscopio, il personale riesce a individuare chi sono gli scafisti o eventuali terroristi armati presenti sulle imbarcazioni dei profughi o nei cargo (…).

sig1E intanto Mosca ha annunciato di aver colpito obiettivi all’interno della Siria partendo dall’Iran. Il ministero della Difesa russo ha confermato di aver schierato in Iran i bombardieri a lungo raggio Tupolev Tu-22M3 e i cacciabombardieri Sukhoi Su-34 e che questi hanno già effettuato vari raid aerei “contro i terroristi siriani”. Il ministero della Difesa russo ha informato che i raid hanno distrutto tre postazioni di comando e campi di addestramento dei militanti dell’Isis nelle regioni di Serakab, Al-Bab, Aleppo, Deir ez-Zor e un totale di cinque importanti depositi di armi.

Vladimir PutinNon è nota, invece, l’attività anti Isis che viene svolta da Sigonella, da dove decollano Global Hawks e Predator. A conti fatti, nel quadro di una ipotetica strategia “comune” contro l’Isis, il Governo italiano potrebbe concedere l’uso della base di Sigonella “anche” ai russi. Quantomeno per una questione di “par condicio” in una lotta che tutti sostengono che sia “comune”. Ma l’Isis in Siria costituisce solo un aspetto della complessa guerra che si combatte in quei luoghi: il problema principale, infatti, resta la “presenza” di Assad che, in modo o in un altro, in molti tendono di far scomparire dalla scena. Ma, come ha scritto ieri il quotidiano La Repubblica, altri fattori “esterni” si profilano all’orizzonte: Entra in campo anche la Cina nello scenario di guerra siriano. La seconda potenza economica mondiale, e ormai militare, muove i primi passi per unirsi alla collaudata alleanza russo-iraniana a sostegno del regime di Damasco, di cui potrebbe diventare il terzo significativo partner. Un passo sulla scia di Mosca che è intervenuta militarmente dallo scorso settembre per sostenere il presidente Bashar al Assad e che sta cambiando il corso della guerra in Siria. Una scelta di campo, quella cinese, dalle conseguenze ancora insondate.

Quali sviluppi in tempi brevi avrà la situazione? Dal terrorismo che può esplodere in casa, visti gli incitamenti ai “lupi solitari” lanciati dall’Isis di agire “anche” nel nostro Paese, alla “compartecipazione” militare italiana in Libia, alle basi “italiane” messe a disposizione solo degli USA, l’immediato futuro si presenta non solo incerto, ma ricco, ricchissimo di incognite.

 

 

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