Quelle bombe nucleari USA sparse in Italia. E in Sicilia?

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di Salvo Barbagallo

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Le questioni “militari” italiane non sembrano essere argomenti che interessano i mass media nazionali. Per quanto attiene, poi, il Governo Renzi, meno si discute su questi argomenti, più felice si mostra. Eppure questo “tipo” di “questioni” riguarda (o dovrebbe “riguardare”) tutti gli italiani, soprattutto quelli che sono a stretto contatto con le installazioni belliche sparse sul territorio, da un capo all’altro del Paese, e soprattutto quelle che sono “autonome” pur essendo “straniere”, ma operative in casa nostra. E ci riferiamo alle basi Statunitensi collocate in Italia da decenni, la cui attività di certo non è portata a conoscenza dei cosiddetti “non addetti ai lavori”, cioè dei cittadini. È il caso di Sigonella/Libia e delle tante “bugie” espresse pubblicamente sia dal premier Matteo Renzi che dai suoi ministri, in particolare dal ministro Roberta Pinotti.

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bomb2Ora si pone una “questione” che tale non è, essendo più che altro un “problema” che affiora come la punta di un iceberg: le armi nucleari USA dislocate in Italia.

Maurizio Ricci su Repubblica di alcuni giorni addietro (16 agosto) ha scritto: Nei paesi alleati Nato ci sono 180 testate degli Stati Uniti (…) Solo in Italia sono 70. Un arsenale che potrebbe finire nel mirino del terrorismo ci sono altre 140 bombe made in Usa: 50 ancora in Italia, ad Aviano, in Friuli, le altre sparse fra Germania, Olanda e Turchia. Quanto è alto il rischio che i terroristi se ne impadroniscano o, più semplicemente, riescano a farle esplodere? Quanto costa garantirne la sicurezza? È possibile ipotizzare che il loro controllo sfugga ai comandi Usa e Nato? (…).

Nel titolo dell’articolo, Repubblica indica in “180 testate” e “solo in Italia 70” il numero delle bombe, per poi affermare che di queste “70 testate” cinquanta si trovano “ad Aviano”: e gli altri 20 ordigni nucleari dove stanno in Italia?

bomb1Ovviamente (molto “ovviamente”) appare chiaro che (quantomeno) il Governo debba conoscere approfonditamente la situazione, o (quantomeno) c’è da augurarselo. Ci si chiede, però, se il Governo/Renzi sia (ovviamente…) consapevole dei pericoli che la “presenza” di questi ordigni determina per l’intero Paese. E con l’interrogativo si potrebbe comprendere (anche) il “silenzio” sull’argomento da parte della maggior parte dei mass media nazionali e, soprattutto, “locali”, cioè quelli delle aree dove sono “depositate”, “custodite” ma “pronte” all’uso, le armi USA di distruzione di massa.

Noi, come giornale, siamo consapevoli d’essere una “voce fuori dal coro”, quindi da non tenere in considerazione, ma questa “voce” più o meno isolata, l’allarme lo lancia ormai da tempo, anche se l’allarme cade nel vuoto, provocando solamente una etichettatura negativa del giornale da parte dei “competenti” organismi governativi e militari. E questa considerazione spinge (inevitabilmente) alla retorica: alla fine dei conti è facile e superficiale affermare che oggi nel nostro Paese non ci sia “democrazia” (perché, in realtà, “democrazia” non c’è), ed è altrettanto facile e superficiale affermare il contrario, che “democrazia” c’è (e in realtà c’è).

bombLa Voce dell’Isola opera in Sicilia, ma (…ovviamente) non si indirizza soltanto ai Siciliani che vivono nell’Isola: da anni questo giornale parla della Naval Air Station, base “autonoma” USA collocata all’interno della base del 41° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana, la cui attività è appunto “autonoma” essendo, fra l’altro di supporto (con tutto ciò che significa il termine “supporto”) alla VI Flotta USA da decenni di stanza nel Mediterraneo. Nei depositi USA sono costoditi ordigni nucleari? All’interrogativo, posto da tempo, nessuno ha mai risposto. Poi c’è Augusta, dove periodicamente stazionano (per rifornirsi di ciò che necessitano) sottomarini nucleari USA. Nei depositi di Augusta sono custoditi ordigni nucleari? All’interrogativo, posto da tempo, nessuno ha mai risposto. Poi c’è il MUOS…poi ci sono tante altre cose che non si conoscono. Che dire?

Maurizio Ricci nel suo articolo afferma che un rapporto degli esperti dello Stimson Center, un think tank indipendente dal Pentagono, dà una secca conclusione al dibattito in corso negli Usa sulla strategia nucleare: le bombe in Europa sono a rischio e anche inutili. La preoccupazione che circola a Washington sulle testate nucleari stazionate in Europa, in realtà, è salita bruscamente non dopo gli attentati terroristici, ma dopo il fallito colpo di Stato in Turchia (…).

Anche Repubblica deve essere considerato un giornale “fuori dal coro” perché osa trattare questi argomenti, oppure (come è giusto che sia) deve essere considerato un Giornale che offre al lettore ottima informazione?

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