Senza radici e senza futuro: noi schiavi dei soliti ig_noti

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di Guido Di Stefano

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A torto o a ragione ci consideriamo i fantasmi degli  epigoni nella battaglia decisiva della cultura umana contro la barbarie dilagante e devastante. Noi credenti nell’Essere immateriale creatore dell’universo in lotta contro i rozzi servitori di “Mammone”, qui nel bacino del Mediterraneo mentre altri come noi lottano in tutto il mondo!

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Il bacino del Mediterraneo: un immenso territorio e un esauribile scrigno di immensi tesori per l’umanità. Il nuovo impero del male sta provando a svuotarlo e distruggerlo! Ci riuscirà?

Qui l’umanità ha costruito e perfezionato, ha camminato lungo un interminabile sentiero di progresso per migliaia di anni, forse decine di migliaia  o forse anche per centinaia di migliaia: chi lo sa!

Magari tombati sotto migliaia “yes” giacciono testimonianze occultate dei tempi lontani: lo temono in tanti e qualcuno ha osato scriverlo finché non è uscito “miracolato” da qualche incidente.

Restano monumenti e pietre a testimonianza e come messaggi di antichi saperi, però stranamente subiscono le devastazioni e le “sparizioni” per mano e per dichiarata volontà degli attori visibili delle varie rivoluzioni colorate-profumate-liberatorie-culturali-giustizialiste o (se è vero il dire dei dietrologi) economiche-finanziarie.

Non sappiamo ma constatiamo che millenni di storia spariscono così come sparirono in pieno colonialismo, anch’esso propagandato come “bene dell’umanità” lontana, scelta e prediletta per la civilizzazione e la liberazione da tutti i costumi tribali.

Comunque ancora sopravvive qualche traccia che il grande satana (così dicono alcuni “reprobi”) e i suoi servi cercano di “diluire-stemperare-scolorire” fino al punto di rendere perfettamente ancora meno percettibili dei contenuti delle fiabe.

La pianta dell’umano progresso e dell’umana civiltà (non l’unica ma la più determinante) germoglio nel bacino del Mediterraneo, crescendo giorno dopo giorno, anno dopo anno, millennio dopo millennio. Tutti i popoli che hanno popolato la “regione” o ne sono venuti in contatto (pacifico o bellico) hanno dato il loro contributo: tutti hanno dato e tutti hanno ricevuto in un crescendo acquisizione, rielaborazione e perfezionamento; nessuno si credeva così superiore da rifiutare le conoscenze di altri. Almeno finora conserviamo memoria di interscambio di positività.

Non possiamo certo dimenticare il lucido Quinto Orazio Flacco con il suo “Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio” (La Grecia conquistata conquistò l’indomito vincitore e introdusse le arti nell’agreste Lazio).

Ovviamente l’indomito vincitore è il padre del diritto, capace di capire e valorizza tutte le genti e non il “più veloce pistolero del mondo”, pronto a “chiedere il nome” dopo avere sparato allo straniero di turno.

Qualcuno magari dirà: altri tempi! E noi ribattiamo: no, altri personaggi, fossero essi politici, militari, ricchi (non sacerdoti di Pluto), poveri, letterati o illetterati uniti da un comune denominatore: usavano il “bene dell’intelletto” (oltre tutto non erano soggetti ai vari  lavaggi del cervello attuali) e, per dirla chiaramente, non avevano la testa solo per appoggiarci un copricapo e azionare l’apparato vocale. Erano giusti e perfetti? Non scherziamo: erano esseri umani, coscienti di esserlo e non appendici di apparecchiature varie (elettroniche in particolare); e soprattutto non prendevano per verità dogmatiche le parole di qualsiasi “servitore” che parlasse per conto del “padrone”.

Crebbe la pianta estendendo le sue radici nei terreni arricchiti sempre più con la verità, la giustizia, la fratellanza, la pace e (perché no?) un certo benessere collettivo.

Lentamente e a fasi alterne allargò le sue chiome porgendo asilo, conforto e nutrimento a ogni forma di vita che si avvicinava. Non sono mancati i periodi “statici” e bui, ma mai nessuno attaccò la “radici” per  distruggerle e fermare definitivamente la vita della pianta.

Pregevoli ricordi ci vengono da quel passato che ha privilegiato verità, conoscenza, arte, fratellanza: cerchiamo di ricordare le grandi scuole di insegnamento e apprendimento, le dispute sulla verità, le diverse codifiche del diritto, ecc. E non dimentichiamo lo spirito informatore delle antiche Olimpiadi: la pace e la fratellanza. I belligeranti sospendevano le guerre per confrontarsi pacificamente nei giochi olimpici. E’ il caso di ripeterlo: altra gente con il bene dell’intelletto funzionante.

Già la nostra pianta con le sue e nostre radici!

Ma poi  arrivò il ventesimo secolo che con le sue scoperte e le sue invenzioni: dotò di armi (espressamente belliche alcune e apparentemente benefiche e pacifiche altre)  tremende  i demoni umani e i loro servi.

Guerre, massacri, distruzioni e poi ancora guerre, massacri e distruzioni hanno devastato (e in alcune regioni tuttora)  tutta l’Europa continentale e tutto il bacino del Mediterraneo da occidente a oriente dal nord al sud. E, da allora,  mentre la morte raccoglie la sua abbondantemente messe poteri politici e religiosi hanno maturato il  sommo idillio nei proclami demonizzanti (verso oriente e verso sud) e invece hanno in sincronia perso di vista le follie e le ingiustizie che si perpetrano  nei segreti palazzi-fortezze di occidente dalla Vistola al Pacifico (e simili correlati).

Intanto in questi ultimi cento anni ce ne hanno rifilate di menzogne e ce ne hanno occultata tanta di verità: tutti uniti appassionatamente in un vocio che assomiglia sempre più a un non umano mix cacofonico cui concorrono docilmente moltissimi esseri quali cornacchie, corvi, avvoltoi, sciacalli, iene   in accompagnamento al rumore dei sulfurei venti di invisibili (nascosti) demoni.

E l’albero della cultura occidentale?

Le radici più antiche e più vistose vengono eliminate senza sosta; quelle più nascoste sono rosicchiate dagli animali del sottosuolo o fatte marcire in una “brodaglia” non nutriente; le foglie spariscono sotto le voraci mandibole di parassiti vari.

E quando saranno state annichilite le nostre memorie allora non avranno più alcun senso quelle che noi chiamiamo fonti storiche (o radici nostre) e contestualmente, senza intelletto e senza pudore, rinneghiamo con il nostro quotidiano agire.

Che valore avranno i grandi testi sacri, i sofferti pensieri filosofici, i capolavori letterari e artistici, i frammenti di lotte-eroismo-sofferenze-conquiste che i vincitori-potenti di altri tempo non hanno cancellato? Forse i capi di una volta, per quanto rozzi e primitivi ma senz’altro molto più lungimiranti degli attuali, avevano capito che i popoli hanno bisogno di speranze e vivono anche di sogni?

Cosa direbbe oggi Platone leggendo le notizie dei valzer milionari, siano essi legali o meno? Cosa direbbe davanti all’inquinamento delle olimpiadi (e paralimpiadi) infangate indelebilmente da un mix di mala politica, mala finanza, mal potere e tanti altri mali che sono “esondati” dai confini dell’unidirezionale e scellerato settarismo ideologico per dilagare come valanga di   infame razzismo ideologico? Pensiamo che non userebbe i pacati termini “immoralità” e “dis-umanità”: andrebbe be oltre fino ai termini follia e marciume.

I sofisti dei tempi che furono probabilmente annuncerebbero (piangendo con tutti i popoli) che i comportamenti dell’uomo “elettronico” dimostrano “in toto” la non esistenza della verità e dell’Essere: basta studiazzare un poco le opere loro (“in primis” Gorgia da Lentini, SICULO).

Eppure ancora (e forse per poco) ogni nostro “credo” si fonda sulle così dette fonti storiche ovvero sui “frutti” dell’albero che sta morendo. Però nel frattempo solerti servitori (si ogni estrazione, ordine e grado) della divinità Pluto travolgono le menti, gli animi e i cuori con le loro verità e i loro dogmi senza passato, senza presente, senza futuro. Elargiscono con dovizia il luccichio dell’oro, senza approfondire gli effetti collaterali della aurea ingordigia: il possesso dell’oro, fine a se stesso, uccide , affama, divide, inebria, stordisce, distrugge, precipita nell’idolatria.

Certamente non è un caso che sull’alto totem dell’elettronica è posizionato un luccicante “vitello d’oro” visibile a tutti perché sia da tutti “bramato” e adorato. Intanto i serpenti si aggirano tra i popoli e uccidono.

Sorgerà un novello Mosè che distruggerà il vitello d’oro e porrà ancora più in alto un serpente d’oro, disperdendo gli idolatri e i serpenti.

Ritenete che sia il caso di prendere coscienza, urlare “cielo come siamo caduti in basso” e risalire velocemente la china?

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