di Carlo Barbagallo
Emergenza migranti? Non solo era prevista, ma di “emergenza” non si dovrebbe parlare in quanto è continuo, è “non stop” il flusso dei profughi che tentano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le coste della Sicilia. Fra l’altro i fuggitivi/disperati hanno la speranza d’essere salvati se dovessero trovarsi in difficoltà e sono disposti a correre tutti i possibili rischi pur di riuscire a cambiare la loro situazione. I “numeri”, ora come ora, hanno perduto la loro effettiva valenza: oltre quindicimila solo nell’ultima settimana fanno superare il numero dei profughi dello scorso anno. Partono dalla Libia e dall’Egitto: ad attraversare il Mediterraneo sono per lo più nigeriani (25 per cento), eritrei (16 per cento), sudanesi (9 per cento). Record di minori stranieri non accompagnati: ben 11.797 al 15 luglio scorso. Frank Laczko dell’Oim afferma: Nel Mediterraneo, il numero di decessi è aumentato di oltre un terzo rispetto allo scorso anno. Nel 2016, un migrante ogni 85 è morto nella traversata, rispetto a uno ogni 276 nel 2015.
Adesso si torna a parlare d’emergenza, che i centri di accoglienza, soprattutto quelli in Sicilia, possano collassarsi: era prevedibile e, forse, anche previsto, messo in conto. Maurizio Caserta (economista, presidente dell’Associazione Mediterraneo, Sicilia, Europa) e Aldo Premoli (giornalista e scrittore) nel loro blog su Huffington Post hanno sottolineato: (…) La Sicilia è a un passo dal collasso di un’attività, come quella dell’accoglienza, in cui si è impegnata dimostrando una straordinaria generosità. Il numero di migranti in arrivo per il 2016 si è sempre stimato dovesse attestarsi intorno ai 150.000, mentre se a quel che sta accadendo in questi giorni non si pone rimedio subito pensare a una cifra doppia non è affatto irreale. Ma i piani per l’accoglienza esistenti non sono calibrati per reggere a questa intensità di arrivi (…) Il dispositivo di salvataggio in mare messo in atto nel Canale di Sicilia oggi è divenuto davvero efficiente. E questo è un bene. I morti annegati ci sono ancora ma rispetto al passato in una percentuale nettamente inferiore dato lo schieramento pronto al recupero spesso direttamente in acque libiche. Ma è una volta giunti a terra che le cose diventano infinitamente complicate. Negare l’evidenza come stanno facendo molte delle autorità preposte in questo momento, giustamente caute nelle loro dichiarazioni è però una strategia di brevissimo respiro. In Sicilia la situazione precipita (…). Caserta e Premoli lanciano un appello, un appello che dovrebbe essere condiviso da tutti: il Premier Renzi può fare anche a meno di venire a Catania l’11 settembre per chiudere il festival nazionale del PD. Ma venga in Sicilia con il suo Ministro degli interni, anche prima: convochi i responsabili della marina militare, della guardia costiera, delle forze dell’ordine, i giudici sulle cui scrivanie si ammassano i dossier dei richiedenti asilo, le associazioni laiche e religiose impegnate sul territorio, i singoli operatori e tutti i cittadini di buona volontà (…).
Abdel Hamid al-Souei, della Mezzaluna rossa libica, ha avvertito: I migranti sulla costa della Libia si preparano ad una “corsa contro il tempo: in vista della fine dell’estate, i trafficanti di uomini mettono in mare sempre più barche e le prossime settimane saranno fra le più calde dell’anno. La guerra civile che dilania la Libia ormai da anni non consente alle autorità di Tripoli un contrasto efficace all’immigrazione clandestina, con la maggior parte degli uomini e dei mezzi disponibili impegnati nella lotta alle bande jihadiste. È la città di Sabratha, a un’ottantina di chilometri a ovest della capitale, che rappresenta il principale hub delle partenze dalla Libia: è in questa città che le bande di guerriglieri locali e trafficanti d’uomini operativi in tutta l’Africa settentrionale concentrano migliaia di disperati in attesa di salpare per la Sicilia.
E nell’Isola vengono sbarcati in migliaia nei porti di Lampedusa, Augusta, Pozzallo, Catania, Palermo, Messina, Siracusa. Ma… è previsto anche il caos dell’accoglienza? Se così, quale potrà essere il “dopo”?