di Guido Di Stefano
Respiriamo un’atmosfera caotica, pesante, cupa, asfissiante, governata dai più intolleranti mainstream-liberal-radical chic, cultori e sacerdoti dei rituali riservati alle divinità del business e cioè money (USD or E) and gold.
E mentre ci muoviamo nelle tenebre raggiungono e assillano le nostre orecchie le “penetranti” espressioni “politically correct” e “integrazione” inserite in standardizzate elucubrazioni tese a demonizzare ogni mente libera e a giustificare e istigare la violenza contro chi non accetta la schiavitù dogmatica e fisica e vorrebbe capire per contribuire alla costruzione di una società e un mondo migliori, umanamente migliore e non “fideisticamente” migliore.
“Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” è per troppi un modo di dire, un’espressione obsoleta da ignorare. Eppure è chiaro il messaggio: l’uomo è nato libero, dotato di libero arbitrio, e non servo o peggio schiavo, con capacità creativa e non solo esecutiva, in condizione di tendere alla perfezione oppure di tuffarsi nella perdizione.
E poi, oltretutto, troppi “limiti” applicativi vanificano i loro nobili ma svuotati proclami.
Possiamo benissimo iniziare dal nostro piccolo “mondo”.
È “politically correct” il linguaggio usato contro i Siciliani da oltre un secolo e mezzo? Se in Sicilia si scopre l’ammanco di un “francobollo” (posta ordinaria) si parla subito di azione “mafiosa” ; nella migliore delle ipotesi si imbastisce un processo amministrativo-penale per il malcapitato indiziato, che magari dopo anni ne uscirà immacolato (è già successo). Invece al centro-nord sono “spariti” i miliardi di Euro (la vita) di molte migliaia di normal-contribuenti e, stupite un poco, si è manifestata una grande incertezza sui reati da rimproverare e scrivere a carico dei colpevoli: poverini forse sono state vittime di un sistema corrotto che non li ha fermati in tempo!
Addirittura per i meridionali tutto l’occidente è sempre stato poco o per nulla incline al “politically correct”, tant’è che per loro erano sempre in agguato prigione ed espulsione.
E sull’onda dell’emozione di “Nick and Bart” passiamo al leit-motiv “integrazione” e ci troviamo proiettati sul palco dove si recita la commedia o la farsa degli equivoci: la storia e l’attualità lo dicono. Perché citiamo Sacco e Vanzetti? Semplice, perché loro due, quali anarchici, sono stati “disintegrati” dagli intransigenti cacciatori di streghe USA, a seguito di un processo di prove falsificate, con la sedia elettrica.
Sembra che qualche persona, per spingere al massimo l’emotività dell’accoglienza di tutti e subito, abbia definito l’Europa una grande nazione di oltre 600.000.000 di abitanti . Avete letto bene: un’unica grande nazione. Perché allora i connazionali si minacciano, ricattano, calpestano, impoveriscono a vicenda? Perché i connazionali “Francesi” hanno voluto la distruzione della Libia (nostra partner già “leale”) con nostro grande danno? Per qualche calcolato loro vantaggio ancora da fruire? Perché i nostri connazionali Tedeschi manifestano tanto astio e voglia di comando sull’Italia? Forse il loro sistema bancario-finanziario (specie Deutsch Bank) è più solido del nostro? Perché tutto il peso dell’impatto “iniziale” dei migranti deve ricadere su Italia e Grecia, mentre i connazionali più lontani (paesi scandinavi, Polonia …) si sono defilati velocemente? Perché i connazionali più lontani temono-propongono-invocano in continuazione uno scontro armato con la Russia? Forse perché non hanno sotto il letto le testate nucleari USA? Perché le stesse scuole di pensiero che per oltre mezzo secolo hanno praticamente imposto il controllo delle nascite ora lamentano il deficit demografico? A chi serve l’improvvisa esplosione demografica?
Rientriamo velocemente nel tema “integrazione”.
Ogni nostro grande Solone dovrebbe ripassare un poco di storia e vivere nel nostro tempo: noi occidentali (Europei e Americani) non siamo riusciti a integrare le nostre genti! Sono passati secoli o millenni e ancora non abbiamo raggiunto un’integrazione almeno buona tra le genti che popolano e “compongono” le nostre nazioni! E pretendiamo (anzi pretendono tutti gli “chic” occidentali originari o acquisiti) di integrare “sic e simplicitere” enormi masse non proprio vicine “culturalmente”: a meno che i signori chic, chiusi nelle loro fortezze, intendano che i già residenti rinuncino a identità e cultura in nome di accoglienza e integrazione redditizie per decorare i loro altari al dio denaro.
È certo intanto che le istanze secessionistiche o indipendentistiche sono ben vive in tutta Europa e che il problema del razzismo Usa non è mai stato risolto come non si vuole risolvere il razzismo italico, bieco e ingrato!
Insomma parliamo di secoli o millenni passati inutilmente e ora c’è gente che sa solo predicare bene, ma poi non tanto, e … già con le parole è capace di scatenare le ostilità tra i nativi e/o residenti, colpevoli appunto di essere arrivati prima e di “rispettare” (o proclamare tale volontà) le norme locali.
Altre sventure tragicamente incombono su di noi, sull’intera umanità e forse sull’intero universo.
La mania di “grandeur” dei cugini d’oltralpe (connazionali secondo l’incauta e forse troppo interessata definizione dell’Europa come grande nazione) aprì le ostilità in Indocina con il poco nobile bombardamento di Haiphong da parte della flotta francese , con oltre 6.000 morti soprattutto fra la popolazione civile.
A nulla servì l’aiuto “umanitario” (tanto per dire) USA: nella battaglia finale di Dien Bien Phu l’esercito vietminh guidato da Vo Nguyen Giap tolse agli arroganti tutto, anche l’onore.
I cow-boy delle praterie pensarono di impiantarsi in quelle lande e accettarono in eredità le guerre della grandeur e male gliene incolse.
Qualcuno sostiene che gli aerei USA cadevano come foglie al vento: nessuno stupore quindi se i neo-colonizzatori furono bastonati per cielo e per terra nonostante l’imponenza dei loro armamenti e nonostante il largo impiego di “defolianti” (in Vietnam). In quegli anni sessanta qualche giornalista puntualmente riferiva tutti i fatti riconducibili alla slealtà e crudeltà dei militari invasori e dei loro sodali indigeni.
Erano i tempi in cui gli orientali con forte e realistico umorismo definivano gli USA una tigre di carta con i denti atomici e lo provarono con i fatti poiché l’impossibile uso di armi atomico comportò sconfitte umilianti: il gigante battuto dal topolino!
La definizione orientale può sembrare offensiva ma era limitata all’aspetto militare: oggi indicherebbe soltanto un piccolo neo.
Perché oggi le voglie e i metodi imperiali esigono ben altri “paragoni”.
“Benevolmente” si potrebbe a nostro avviso ipotizzare che l’imperialista di oltre oceano, pur restando di carta, è un “Cerbero” a tre teste: la prima una con i denti atomici, la seconda con i denti d’oro e la terza simile a un megafono “eruttante” caligine e un assordante vento latore di auto-compiacimento e somma lode per pregi (forse) mai posseduti e, di contro, latore di somma esecrazione per tutti quelli che rifiutano ogni schiavitù fisica e mentale: un vento ciclonico insomma che, reso “ammaliante” dai denti d’oro e quelli atomici, cattura tanti servitori e alla fine porta sempre con sé un “tristo annuncio di futuro e sicuro danno”.
Racconta la mitologia che il classici Cerbero fu “domato” e imprigionato da Eracle.
“Tragicamente” invece si dovrebbe dire che il mondo intero è minacciata dalle nove teste della novella Idra di Lerna, dal respiro mortale.
Nove teste sono tante , atteso che la testa centrale da sola racchiude i denti atomici, i denti d’oro e i motori per diffondere caligine e disinformazione, auto-elogi, riprovazioni e condanne, nel caos totale e in negazione di ogni giustizia e libertà; le altre otto (ognuna può esprimere un personaggio o una istituzione o una componente in genere dell’umanità) completano il quadro esprimendo a varia intensità i mali della immortale testa centrale. Nessuna testa è presente per operare bene; e si tenga presente che le teste mortali, qualora vengono tagliate, ricrescono in numero doppio a meno che lo “Iolao” di turno cauterizzi col fuoco i moncherini sanguinanti e aiuti così Eracle a “isolare la testa centrale per schiacciarla. Tutto il resto è “carta”.
A noi sembra che l’Idra esista e tenda a distruggerci. Forse esiste anche Eracle. Ma chi può essere Iolao? Dobbiamo attendere la salvezza da oriente?
A voi “l’ardua sentenza”!
Tornando al nostro microcosmo consentiteci di affermare che la “cultura del sospetto” e la gestione sfrenata del potere hanno radici abbastanza lunghe e robuste. Basta ricordare che un notissimo politico italiano ebbe a dire che “a pensare male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca”, il che equivale al più recente detto “il sospetto è l’anticamera della verità”; e lo stesso “autore” sosteneva che “il potere logora chi non ce l’ha” , come a volere dare valore al vecchio detto “chi è sopra comanda e chi è sotto si danna”.
Magari qualche altra volta affronteremo un tema di vita quotidiana quale può essere quello dei “numeri non numerati” nella aritmetica mappatura delle strutture sanitarie, specie isolane.