di Carlo Barbagallo
Come ha scritto alcun giorni addietro Rosaria Amato sul quotidiano La Repubblica, che riporta le analisi dello Svimez sullo stato delle cose nel Mezzogiorno, (…) a preoccupare è soprattutto la perdita di posti di lavoro qualificati, la diffusione della povertà e la fuga dei giovani e dei laureati.
L’industria continua ad arretrare, così come le costruzioni: segnali positivi solo per i servizi e il turismo. La soluzione per il Sud, sostengono gli analisti, non può venire dalla speranza di un generico aggancio alla ripresa internazionale, che per la verità funziona poco anche per il resto del Paese, ma solo da politiche ritagliate su misura, investimenti mirati che possono passare per i percorsi già tracciati della nuova Sabatini e delle Zes (le zone economiche speciali), e poi per i Masterplan e i Patti per il Sud (…) Nonostante la ripresa, nel 2015 10 meridionali su 100 risultano in condizioni di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro-Nord. Il rischio di cadere in povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese, e in Sicilia e in Campania sfiora il 40% (…).
Fuga dei giovani e dei laureati, dalla Sicilia: una “fuga” o la ricerca di un mondo diverso (migliore?), o una dispersione più o meno ignota verso un “ignoto” dove possa esistere la possibilità del “nuovo”? Il dato di fatto, a quanto pare incontrovertibile e documentato: il 10% di meridionali su 100 risultano in condizioni di povertà assoluta (…) Il rischio di cadere in povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese, e in Sicilia e in Campania sfiora il 40 per cento!
La fuga verso l’ignoto mondo, oggi come oggi, presenta incognite forse maggiori del mondo conosciuto, vista la realtà che è sotto gli occhi di tutti, grazie ai mass media. Le condizioni in cui versa attualmente l’Europa sono note. Ciò che sta accadendo Oltre Oceano, negli Stati Uniti, è terrificante: dopo una campagna elettorale “sporca” da parte di entrambi i contendenti alla Casa Bianca (Trump e Clinton, l’elezione a Presidente USA di Donald Trump) effettuata con le regole democratiche di quel Paese viene da giorni contestata con metodi che di certo democratici non possono considerarsi e le cui conseguenze al momento non possono valutarsi perché non concluse.
I giovani Siciliani fuggono e questa fuga non è l’avventura dei loro pro-progenitori che emigravano in “America” nella speranza del pane quotidiano. Di contro apriamo le braccia ai migranti/profughi che vengono dai Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo consentendo le più grasse speculazioni (politiche ed economiche) sulla loro accoglienza.
I giovani Siciliani fuggono da una Terra che ha tutto per gli altri e tutto dà agli altri e a loro nulla.
Le cose vanno diversamente da come naturalmente dovrebbero andare. L’Italia è Paese che costituzionalmente non vuole la guerra, ma consente che nel suo territorio (in Sicilia, soprattutto) risieda una forza militare straniera (quella degli USA) che custodisce proprio nel suo territorio ordigni nucleari pronti all’uso e mezzi sofisticati bellici (droni e MUOS). Le cose vanno diversamente da come dovrebbero andare.
I giovani Siciliani che oltrepassano lo Stretto di Messina, per andare chissà dove, non dovrebbero, forse, essere considerati “migranti/profughi” che fuggono dalla Sicilia essendo “zona predisposta” già alla guerra? Certo, una guerra non made in Italy, una guerra di altri, ma questo per chi governa il Paese e la Sicilia poca rilevanza ha!
Il rischio di cadere in povertà in Sicilia sfiora il quaranta per cento, nonostante che in Sicilia esistono le risorse e tutte le possibilità di sviluppo, quello sviluppo sempre promesso da politici e governanti che in quest’Isola non si è mai avuto dalla fine del secondo conflitto mondiale e che, a conti fatti, fa ripetere una frase antica: l’avvenire che non venne: Al quale oggi, tristemente, molto tristemente, non vorremmo aggiungere: l’avvenire che forse mai verrà…
Il mondo, la Sicilia dovrebbero seguire un cammino diverso.