di Carlo Barbagallo
Siamo sempre a fronteggiare le statistiche che, poi, vengono “interpretate” a seconda dei punti di vista, a seconda di chi è schierato da una parte o dall’altra in politica. In fondo, c’è da dire, comunque si vogliano intendere, i numeri sono pur sempre “numeri” e le “interpretazioni” servono a ben poco. Come hanno riportato ieri (3 ottobre) diversi quotidiani, c’è chi i “numeri” li vede in positivo (vedi La Stampa che sull’argomento, in apertura di servizio, afferma A settembre la stima degli occupati cresce rispetto ad agosto (+0,2%, pari a +45 mila unità), «recuperando il calo registrato nel mese di luglio». Lo comunica l’Istat. Il dato è in crescita anche su base annua, con un rialzo di 265 mila unità,+1,2%), e c’è chi li presenta per quel che sono (vedi Il Fatto Quotidiano che sottolinea Il tasso di disoccupazione a settembre sale all’11,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente. Ma contemporaneamente rispetto ad agosto sale anche l’occupazione (+0,2%, pari a 45 mila unità). Lo rileva l’Istat. Il valore della disoccupazione si riporta così ai livelli del febbraio scorso. A settembre il tasso di disoccupazione dei 15-24 enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati), è pari al 37,1%, in calo di 1,2 punti percentuali rispetto al mese precedente). Il quotidiano La Repubblica riporta: Aumenta la pressione degli italiani per entrare nella “forza lavoro” del Paese e sale con essa il tasso di disoccupazione, con un conseguente calo dei cittadini “inattivi”. La lettura rilasciata dall’Istat addolcisce dunque il dato crudo della crescita del tasso di senza lavoro, salito a settembre all’11,7% e in aumento quindi di 0,2 punti percentuali rispetto ad agosto, mentre Il Giornale va diritto alla denuncia La “cura” Renzi non c’è stata. E, nel mese di settembre, il tasso di disoccupazione è tornato a salire all’11,7%. Un aumento di “appena” 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente che la dice lunga sullo stato di salute del Belpaese. Mentre il premier va in giro a raccontare la ripresa del sistema Italia, i fondamentali del nostro Paese vanno a picco. E anche sull’occupazione, che pure a settembre registra un balzo avanti di 45 mila unità, non si riesce a decollare (…).
Noi non si siamo esperti in “numeri”, ma seguiamo quanto gli Istituti specializzati in ricerche e in analisi ci propongono, e non comprendiamo perfettamente cosa ci sia di diverso dall’ultimo articolo da noi pubblicato il 2 giugno scorso che così si esprimeva: C’è, sempre e costantemente il gioco dei “numeri”, il gioco delle “statistiche” che vengono “interpretate a secondo dei punti di vista, a secondo se si sta da una parte o dall’altra di chi governa. Il tasso di disoccupazione nel mese di aprile sale all’11,7 per cento e quella giovanile sale al 36,9 per cento: questi i dati, però attenzione: sale il tasso di disoccupazione ad aprile ma in contemporanea si registra una crescita dell’occupazione. È l’Istat che lo afferma, spiegando che ciò è dovuto all’aumento della partecipazione al mercato del lavoro. Ed è l’Istat che conferma che risale il tasso di disoccupazione giovanile ad aprile, di 0,2 punti percentuali al 36,9 per cento. L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani è del 9,8 per cento (meno di un giovane su dieci è disoccupato), in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a marzo. Nell’ultimo mese anche tra i 15-24enni cresce di 0,2 punti percentuali il tasso di occupazione, mentre diminuisce di 0,4 punti quello di inattività. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi. Si parla sui numeri: i disoccupati sono 2.986.000, in crescita di 50.000 unità su marzo e in calo di 93.000 unità su aprile 2015. Gli inattivi ad aprile – rileva l’Istat – diminuiscono di 113.000 unità rispetto a marzo e di 292.000 unità su aprile 2015. Gli occupati, dunque, crescono di 51.000 unità su marzo e di 215.000 su aprile 2015 trainati dalla crescita dell’occupazione degli over 50 (+25.000 in un mese, +261.000 in un anno).
Dunque numeri che salgono e scendono, insomma: guardateli come volete, i dati statistici non possono rappresentare i drammi quotidiani dei disoccupati, di quanti disperatamente cercano un lavoro qualsiasi che possa assicurare, quantomeno, una “civile” sopravvivenza.