di Salvo Barbagallo
I tempi stringono e la data del referendum costituzionale si avvicina sempre più, non è il momento di risparmiarsi e il premier italiano Matteo Renzi di certo non si “risparmia”. Ed ecco che “scende” in Sicilia (per la terza volta in un anno!), dove si sente a casa sua perché questa è la terra di Mattarella e Alfano, protagonisti della scena politica nazionale, che lui sente molto vicini alle sue posizioni. Non solo: la Sicilia è un grande bacino di voti che fluttuano a seconda delle correnti marittime temporanee, e il premier, ora come ora, ha bisogno di voti, tanti voti per il “Sì” alla riforma che stravolge la Costituzione. Di carte da giocare Matteo Renzi ne ha tante, in questo campo è un vero “maestro”: promesse e “bugie” strumentali che possono ammaliare, ancora, anche coloro che si credono “al di sopra delle parti”.
Per Renzi nove tappe obbligate a Catania, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Agrigento, Palermo, Cinisi: tutto nel giro di poco più di 24 ore: un tour per il “Sì” al referendum e promuovere l’azione del suo governo, gli argomenti che ha portato dalla ricerca e salute alle infrastrutture che saranno realizzate nel cuore della Sicilia dove crollano le strade (con la firma del contratto di programma Anas-Regione per opere che impegneranno 500 milioni di euro) all’agricoltura e al lavoro che verrà, mentre si riaffaccia e si ripropone l’ipotesi del Ponte sullo Stretto di Messina (infrastruttura prioritaria per l’interesse del Paese) già avanzata da Ncd.
Matteo Renzi ha incontrato i Siciliani (quali Siciliani?) e ha discusso con loro (con chi, veramente?) dello sviluppo e del futuro dell’isola (?). Il segretario generale della Cgil di Catania Giacomo Rota ha evidenziato che il premier italiano non ha ritenuto “di dover incontrare i legittimi rappresentanti dei lavoratori, ossia i sindacati. Pensiamo che probabilmente ciò avviene perché gli presenterebbero una città attanagliata da una grave crisi economica, dove le famiglie fanno fatica ad arrivare alla terza settimana del mese. Una Catania priva di una politica industriale e di sviluppo. Tutto ciò gli ricorderebbe i suoi doveri verso il Sud e la Sicilia che sono stati disattesi”.
Carlo Bertini sul quotidiano La Stampa ieri (15 novembre) ha scritto: Il gioco si fa duro, le aspettative di vittoria fornite dai sondaggi pendono stabilmente a favore del No quindi Matteo Renzi le tenta tutte. Compresa una lettera che dovrebbe partire nel week end alle famiglie italiane che spiega la riforma e caldeggia il Sì per “il cambiamento”: mettendo in conto un’altra sequela di polemiche dopo quelle per la lettera agli italiani all’estero (…).
In Sicilia il “Signore delle bugie” (così viene indicato da gran parte della collettività nazionale) ritiene che farà il pieno di voti per il “Sì” grazie ai suoi numerosi e fidati proconsoli verso i quali (solo verso loro?) si sente in dovere di mantenere le promesse che fa (a loro, e solo a loro?), e pertanto ha ritenuto che valeva la pena sottoporsi alla fatica del tour che si conclude oggi. La sicurezza su un positivo risultato referendario per il “Sì” è offuscata, però, dai sondaggi: I sondaggi: tre istituti di ricerca e analisi sostengono che il “No” oscilla fra il 54 e il 56 per cento al Meridione, con la Sicilia attestata su una percentuale più alta. Se il trend per il “No” manterrà le previsioni anche nelle prossime settimane, possiamo essere sicuri che Matteo Renzi ritornerà in Sicilia, portando ulteriori promesse. Un film già visto, come si dice dalle nostre parti.