di Salvo Barbagallo
Cresce la preoccupazione negli ambienti della NATO per il crescente afflusso di mezzi navali russi nel Mediterraneo. Le ultime notizie riguardano la presenza di tre sottomarini, dei quali due a propulsione nucleare della classe “Akula”, che hanno lasciato la base di Severmorsk, nei pressi di Murmansk, alla fine della settimana scorsa. Il terzo mezzo subacqueo russo è a propulsione diesel elettrica della classe “Kilo”, ed è stato individuato nel Canale della Manica. Mentre scriviamo i tre sottomarini si sono affiancati al gruppo da battaglia della portaerei Admiral Kuznetsov, da giorni al largo della costa del Nord Africa: quelli della classe “Akula” sono equipaggiati con missili da crociera Kalibr.
La settimana scorsa i 28 ministri della Difesa della Nato hanno tenuto due giorni di riunioni per affrontare il “pericolo” russo e confermare il dispiegamento di 4 mila uomini (compresi 140 soldati italiani) sul fronte dell’Est Europa. La risposta di Putin è stata la presentazione “ufficiale” del nuovo missile nucleare multitestata, Satan 2, un’arma micidiale con 16 testate nucleari e gittata da 10 mila chilometri – che secondo l’agenzia Sputnik è in grado di sconvolgere con le sue testate multiple un’area grande quanto la Francia o il Texas – e il rafforzamento della Flotta nel Mediterraneo con l’invio dei tre sottomarini. Secondo la NATO una ragione in più per spostare l’attenzione sul Mediterraneo, che per l’Italia è considerato il “fronte” più caldo, ed ha chiesto un intervento per la Flotta europea sotto nostro comando, che recupera i profughi ed i clandestini partiti con i barconi dalla Libia. Il ministro della Difesa italiano Roberta Pinotti ha annunciato la richiesta italiana di trasformare il comando alleato di Napoli in un hub per il Mediterraneo. Il mare nostrum attorno al quale si svolgono «gran parte delle missioni che oggi vediamo come più pericolose.
Come può notarsi un situazione fluida che sta superando gradualmente la soglia della Guerra Fredda: Flotte in movimento, soldati Nato prossimamente nel Baltico e in Norvegia, voli spia. La Russia e la Nato che giocano una delicata partita con mosse e accuse reciproche che di certo non rassicurano e non mostrano orizzonti di dialogo o di “pace”. Come detto in altre circostanze, lo scenario più pericoloso è quello dell’area del Mediterraneo, prova ne è, che la sorveglianza della Flotta russa, a capo della quale c’è l’ammiraglia Kuznetsov (equipaggiata con 15 aerei da guerra Su-33 e MIG-29K e di circa 12 Ka-52K, Ka-27 e di altrettanti elicotteri) si è tramutata già dagli ultimi giorni in una grande esercitazione dell’apparato atlantico, con il coinvolgimento di aerei, sommergibili e navi norvegesi, britanniche, portoghese, spagnole e italiane. La Russia sta dimostrando che anche sul mare ha assunto un ruolo internazionale con uno schieramento navale di grandi dimensioni che rispecchia il potenziamento della Marina, tornata con massiccia presenza per armamento e tonnellaggio appunto nel Mediterraneo. Si dovrebbe dire che si sta ritornando agli Anni Ottanta/Novanta, quando nel Mediterraneo si fronteggiavano la Flotta dell’Unione Sovietica (con 49 navi) e la VIa Flotta USA (con 62 navi, portaerei comprese). In quel decennio una funzione essenziale per la “prevenzione” e la “sicurezza” del nostro Paese, la svolgeva il 41° Stormo Antisom dell’Aeronautica militare Italiana, di stanza a Sigonella, con i suoi sofisticati Atlantic Brecquet e con equipaggi ben addestrati alla guerra elettronica. Una “funzione” militare italiana ormai spenta da anni, relegata alla individuazione dei barconi dei migranti/profughi, dopo il potenziamento dei mezzi a disposizione della Naval Air Station (soprattutto con il droni Global Hawks e Predator).
Nel Mediterraneo fischiano venti di guerra e la tensione di tutti i protagonisti è destinata a crescere, tutti (forse) in attesa dei prossimi sviluppi, in attesa che a qualcuno scivoli il piede su una banale buccia di banana.