FOLLONICA 19/20 novembre 2016 – Finale circuito giovani cavalli.
Gran bel risultato per la Sicilia e per il suo allevamento alle finali Mipaaf di Endurance che si sono svolte a Follonica.
Doppia vittoria per Manjio, maschio purosangue arabo del 2010 , proprietario e cavaliere Benedetto Arena che si è aggiudicato il primo gradino del podio nella finale del Circuito Giovani cavalli italiani di 6 anni.
Doppia vittoria perché il binomio si è aggiudicato anche il CEI1*, sulla distanza di 86 km, dalla quale classifica è stata estrapolata la graduatoria finale dei cavalli italiani. Il binomio, tutto siciliano, è stato l’unico in gradi di percorrere il percorso al di sopra della media oraria dei 19.062 km/h.
Nel 2014 Manjio montato da Salvatore Lombardo vince la tappa mipaff 30 km categoria 4 anni
Nel 2015 il Binomio Arena – Manjio raggiungono la vetta del campionato regionale 60 km categoria 5 anni.
Nel 2016 binomio Arena – Manjio vince la finale 6 anni mipaff e cei1* 86 km.
Vittoria targata Trinacria anche nella finale del Campionato Italiano Mipaaf riservato ai cavalli di 4 anni di età. A occupare la vetta della classifica è stata questa volta Ahb Keyra (Prop. Salvatore Lombardo), femmina di purosangue arabo del 2012, montata dalla catanese Antonella Tonzuso e allenata da Diego Giordano.
Il binomio ha concluso la sua gara sul primo gradino del podio.
L’amazzone Tonzuso Antonella nell’anno 2015 vince il campionato regionale con Fusto d’Ambelia altro cavallo mipaff di anni 5.
ENTRAMBI I CAVALIERI FANNO PARTE DEL GRUPPO ENDURISTI ETNEI
COS’È L’ENDURANCE:
Le gare di endurance equestri si svolgono su tracciati ricavati prevalentemente in campagna e mettono alla prova non tanto le doti specifiche del cavallo o l’abilità tecnica del cavaliere, quanto le capacità di entrambi di distribuire le forze. La lunghezza dei percorsi può andare dai 30-40 chilometri delle gare più semplici e accessibili, ai 120 o ai 160 chilometri delle competizioni che assegnano titoli assoluti a livello nazionale e internazionale. Le corse più importanti vengono ancora disputate sui 160 chilometri, le leggendarie 100 miglia sulle quali si sfidavano i “pony express”, ma la maggior parte delle gare viene disputata sui 120 chilometri, distanza più spettacolare e che tiene ulteriormente conto della salvaguardia della salute dei cavalli.
Possono esserci gare di regolarità, in cui in tempi determinati e all’interno di parametri metabolici stabiliti va coperta una certa distanza, e prove a tempo vere e proprie in cui il chilometraggio previsto dal tracciato va coperto salvaguardando sempre e comunque l’integrità del cavallo, scegliendo l’andatura più adatta al terreno e la velocità conforme all’allenamento e alla condizione fisica del cavallo.
Prima del via, viene effettuata una visita preliminare per verificare l’idoneità del cavallo; ogni 30-35 chilometri vengono allestiti i cosiddetti “cancelli veterinari”, che altro non sono se non degli stop obbligatori nel corso dei quali una commissione veterinaria visita il cavallo per stabilire se è in grado di riprendere la corsa; valutazioni che prendono in considerazione parametri fisiologico-metabolici, ma anche – attraverso delle prove di trotto – la qualità dell’andatura del cavallo. Questo avviene anche dopo l’arrivo finale, quando tutti i soggetti vengono nuovamente esaminati: vengono omologati soltanto i risultati dei cavalli che rientrano in parametri fisiologici e sanitari prestabiliti, come per esempio la frequenza cardiaca che non deve superare i 64 battiti al minuto.
All’arrivo di ognuna delle parti in cui si divide una gara, il cavaliere ha l’obbligo di presentare il cavallo al controllo veterinario. Dal momento in cui il cavallo – una volta recuperato lo sforzo e riacquisito i parametri fisiologici (soprattutto cardiaci) – varca l’ingresso del cancello veterinario, il tempo di gara viene bloccato e scatta un periodo di sosta obbligatoria – che può andare dai 30 ai 50 minuti – per consentire all’animale un ulteriore recupero. E’ evidente, dunque, che anche al cancello veterinario può verificarsi un sorpasso: basta che un cavallo giunto successivamente recuperi prima di un altro e venga presentato in visita prima; a quel punto sarà lui – a parità di tempo di sosta obbligatoria – a ripartire prima di quello che lo aveva preceduto.
Questo genere di approccio e di ragionamento determina la “madre di tutte le leggi” dell’endurance: tagliare per primi il traguardo non vuol dire aver vinto. Concludere la gara ai primi posti è naturalmente importante, ma ciò che conta sono le condizioni del cavallo. Se un cavallo taglia per primo il traguardo, ma non viene giudicato idoneo, verrà eliminato e privato del successo.
La tutela e la salvaguardia del cavallo è l’unico ed esclusivo punto di partenza per chiunque voglia cimentarsi in una gara di endurance, tant’è che il riconoscimento più ambito oltre alla vittoria è quello del premio “Best Condition”, un titolo che viene assegnato al soggetto che, fra quelli che hanno concluso la prova nelle prime posizioni, risulta essere nelle condizioni fisiche migliori.