di Salvo Barbagallo
Quel NO deciso e predominante scaturito dal risultato sul Referendum Costituzionale alla fine non ha cambiato nulla. Sono rimasti delusi e perplessi quanti hanno creduto che quel forte segnale di volontà popolare potesse determinare se non un cambiamento almeno una discontinuità nel mondo di chi ha governato questo Paese – l’Italia! – fino a qualche settimana addietro. In realtà si è trattato di una semplice ingenuità: i giochi erano stati già chiusi nel momento in cui è apparso alla ribalta nazionale e internazionale – quale miracolo dell’umanità Italiota! – quello sconosciuto Matteo Renzi che sin dall’inizio del suo mandato di premier (e dopo, nel tempo, nei “mille” giorni tanto decantati) ha mostrato e dimostrato d’avere le spalle ben coperte (da chi?) e quindi poteva spendersi tutta l’arroganza che voleva. Le bugie palesi? Le promesse? Tutta roba da spettacolo di periferia degradata, che solo nel degrado delle coscienze e negli opportunismi “politici” potevano attecchire.
C’è Renzi vivo e “onnipresente” negli avvenimenti che hanno portato alla formazione del “nuovo” Governo nazionale: lo sanno tutti, soprattutto lo sanno i suoi compagni di partito, anche quelli che si nascondono dietro il paravento della dissidenza. È il PD, partito/Stato guidato dall’ex premier (“ex” solo apparentemente e formalmente) che detta le regole, e quel NO urlato nelle urne l’hanno buttato nel cestino degli incidenti di percorso, come se non fosse stato espresso chiaramente.
Sintetizza bene la situazione Lucia Annunziata: Nasce il Governo Gentiloni/Boschi, con guardia giurata Luca Lotti davanti all’ingresso. E l’ex Premier Renzi nel ruolo dello spirito di Rebecca, la prima moglie. A Palazzo Chigi si profila una affollatissima convivenza, con il nuovo Premier affiancato dai due più stretti collaboratori del predecessore. Un uomo e una donna che dopo le dimissioni del loro leader non solo non fanno alcun passo indietro, ma acquistano ruoli più incisivi. Maria Elena Boschi diventa unico sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – come Gianni Letta, per capirci, al netto delle deleghe sulla intelligence, Luca Lotti viene promosso Ministro dello Sport (…) Tra Boschi e Lotti si somma insomma un potere di condizionamento non da poco dentro la cabina di regia del governo del paese (…) se la matematica non è un’opinione, il governo che ha giurato in fretta in fretta come una comitiva che rischia di perdere il treno (beh si, I treni che passano etc ) è davvero un governo fotocopia (…) è impossibile spacciare questo governo come una ripartenza a un paese che ha votato un massiccio no al governo precedente (…).
Ecco la foto(copia-Renzi) del Governo Gentiloni: Pier Carlo Padoan all’Economia, Andrea Orlando alla Giustizia, Roberta Pinotti alla Difesa, Carlo Calenda allo Sviluppo Economico, Maurizio Martina alle Politiche Agricole, Gianluca Galletti all’Ambiente, Graziano Delrio ai trasporti, Beatrice Lorenzin alla Salute, Enrico Costa agli Affari Regionali, Dario Franceschini ai Beni Culturali, Marianna Madia alla Semplificazione e alla Pubblica Amministrazione, Giuliano Poletti al Lavoro. Tra le novità, il passaggio di Angelino Alfano dall’Interno agli Esteri, la sua sostituzione al Viminale con Marco Minniti, le nomine di Valeria Fedeli all’Istruzione e di Anna Finocchiaro ai Rapporti con il Parlamento. Diventano ministri i sottosegretari uscenti Luca Lotti, con delega allo Sport, e Claudio De Vincenti, con delega alla Coesione Territoriale e al Mezzogiorno, Maria Elena Boschi sottosegretario con il ruolo particolare di “segretario del Consiglio dei ministri”.
Dodici i ministri “riconfermati”, non c’è che dire, e il Governo come è stato apertamente dichiarato e visti i nomi di chi lo compone, opererà sulla scia del precedente guidato “direttamente” da Renzi. Non c’è che dire…!
E poi: immaginate Angelino Alfano che avrà a vedersela con Donald Trump e il suo staff: parlerà e si farà capire in “siciliano”?