di Carlo Barbagallo
Il flusso dei migranti che dalle coste libiche si dirige verso la Sicilia e l’Italia è ininterrotto, così come continua è l’attività di salvataggio in mare aperto di quanti rischiano la via nella speranza di raggiungere la meta. All’inizio di questo mese di dicembre il 22° rapporto della Fondazione Ismu sulle migrazioni, presentato a Milano, rendeva noto che il 2016 è l’anno record degli sbarchi sulle nostre coste (171 mila ultimo dato disponibile al 30 di novembre, il triplo rispetto all’intero 2011). E la previsione è che gli arrivi dall’Africa sub sahariana continueranno a crescere nei prossimi decenni, visto che è previsto in quelle aree, le più povere del mondo, un boom demografico senza precedenti. Inoltre il rapporto indica numeri allarmanti: quasi sei milioni gli immigrati in Italia, circa il 10 per cento della popolazione, con un lieve aumento degli irregolari e un forte aumento di coloro che sono riusciti ad avere la cittadinanza, perché residenti da lungo tempo. Nel corso degli ultimi cinque anni il numero dei migranti sbarcati sulle nostre coste è quasi triplicato: dai 63 mila nel 2011, ai 154 mila del 2015, passando per la punta dei 170 mila del 2014. Ad anno non ancora concluso l’Italia ha già raggiunto un nuovo record per quanto riguarda gli sbarchi di migranti: 171 mila gli arrivi via mare registrati tra il primo gennaio e il 27 novembre del 2016, ai quali bisognerà aggiungere circa diecimila migranti raccolti in mare a dicembre, cifre dunque già superiori quindi a quelle raggiunta nell’anno 2014 (170 mila arrivi) e a quella del 2015 (154 mila).
I problemi dell’accoglienza nel nostro Paese sono più che noti, e altrettanto noti sono gli scandali sulla gestione dei Centri che ospitano i migranti, ed altrettanto noti gli episodi di una (quasi) impossibile integrazione con le realtà locali. Ora un altro preoccupante “segnale” viene lanciato da Frontex, l’ex agenzia Ue delle frontiere esterne recentemente trasformata in una nuova Agenzia europea delle guardie di frontiera e costiera. Frontex accusa le ong impegnate nel soccorso in mare ai migranti di collusione con gli scafisti! La “denuncia” di questa presunta collusione sarebbe contenuta in due rapporti interni di Frontex, rivelati due giorni addietro (il 14 dicembre) dal Financial Times e ieri riprese dal quotidiano Avvenire.
Il quotidiano d’ispirazione cattolica, nel servizio a firma di Giovanni Maria Del Re, scrive: “(…) In uno dei due rapporti, si legge che i migranti irregolari in arrivo dal Nord Africa avrebbero ricevuto «chiare indicazioni prima della partenza sulla direzione precisa da seguire, per raggiungere le imbarcazioni delle Ong». Nell’altro rapporto, Frontex denuncia addirittura un «primo caso registrato in cui le reti criminali hanno trasportato i migranti direttamente su un’imbarcazione di una Ong» (non specifica quale). Non basta: nei rapporti riservati si legge che i migranti salvati dalle navi delle organizzazioni «spesso non sono affatto disponibili a collaborare con gli esperti» delle autorità di accoglienza, alcuni anzi hanno affermato di «esser stati avvertiti (dalle stesse Ong, ndr) di non collaborare con le autorità di polizia italiane o con Frontex». Tra le altre accuse alle Ong, quella di operare molto più vicino alle acque territoriali libiche, usando i fari delle navi «come luce di riferimento per i migranti» (…).
Ivan Francese scrive sul quotidiano Il Giornale: Cinque, principalmente, le accuse rivolte alle ong: la collusione con i trafficanti di uomini, che prima di mettere in mare le imbarcazioni fornirebbero ai migranti l’esatta posizione delle navi delle ong; le istruzioni, impartite ai disperati ripescati dal mare, di non collaborare con le autorità di polizia; l’estensione del raggio delle operazioni fin sotto le coste libiche; il rifiuto di raccogliere prove necessarie per istruire azioni giudiziarie contro gli scafisti. Infine in almeno un caso una ong non meglio specificata è stata accusata di aver preso a bordo alcuni migranti direttamente da un barcone di trafficanti.
Contattata da Avvenire, Frontex ha rifiutato di commentare le rivelazioni del Financial Times, ma anche di smentirle.
La situazione si commenta da sé.