di Luigi Asero
Rilancia da Catania, domani, Rosario Crocetta che non ci sta a fermare la sua ricandidatura come chiesto dai renziani siciliani (in testa il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone) che vorrebbero indire le primarie del Pd in Sicilia, fermando di fatto la sua corsa alla rielezione.
Sarà veramente così? Rosario Crocetta ci ha abituato a tanti colpi di scena e ora afferma “Non possono impedirmi di fare comunicazione con il Megafono, non posso rimane nell’ombra per non dare fastidio a chi da sempre mi attacca, anche se a onor del vero la gran parte del Pd mi sostiene“. Forse. Ma la gran parte dei siciliani?
Crocetta chiede che non si parli adesso di elezioni regionali, appare evidente che brucia ancora il “no” referendario che volenti o nolenti era un “no” principalmente alle riforme costituzionali proposte, ma anche alla politica del partito di maggioranza di cui fa parte (a sua insaputa?) anche il governatore siciliano.
Così domani, mercoledì 21 dicembre, a Catania il presidente incontra “amici, sostenitori, dirigenti di partito e tutti coloro che supportano l’azione riformatrice di questo governo regionale“. Quale sia poi l’azione invocata è ancora tutto da capire, ma forse siamo in errore e mentalmente limitati per comprendere le profonde innovazioni che sarebbero state portate in Sicilia dalla Giunta Crocetta cui si deve il peggior tasso di disoccupazione, la pessima gestione dell’aeroporto di Catania paralizzato per nomine, l’impasse totale rispetto alle decisioni inerenti l’abusivismo edilizio, la Sanità al collasso (anzi ormai in coma), una situazione rifiuti (in ogni città) al limite dell’umana sopportazione, due mutui trentennali che graveranno (con il più alto carico fiscale) sulle teste di tutti i siciliani compresi quelli che ancora non sono stati concepiti neanche “nella mente del Signore”.
Il Megafono però rilancia, a detta del suo fondatore Rosario Crocetta. E lo farà da par suo: urlando. Perché in fondo, chi urla -si sa- è chi non ha nulla da dire.